Per inquadrare “Zia Mame” è necessario, con l’immaginazione, collocare un ragazzino di undici anni nella scintillante America degli anni Venti. Un ragazzino a cui, alla morte del padre, toccherà una delle peggiori disgrazie: non l’orfanotrofio, non la completa solitudine bensì l’affidamento a una zia completamente sopra le righe. Patrick, questo il nome del protagonista, con
Per inquadrare “Zia Mame” è necessario, con l’immaginazione, collocare un ragazzino di undici anni nella scintillante America degli anni Venti. Un ragazzino a cui, alla morte del padre, toccherà una delle peggiori disgrazie: non l’orfanotrofio, non la completa solitudine bensì l’affidamento a una zia completamente sopra le righe. Patrick, questo il nome del protagonista, con la sua governante Norah Muldoon parte da Boston per New York, alla volta della casa di Mame, la tanto sorprendente zia. I due vengono accolti dal maggiordomo giapponese Ito che li porta al cospetto della zia, assolutamente ignara dell’arrivo del nipote.
Da questo momento l’intreccio narrativo di “Zia Mame“, vero capolavoro di Patrick Dennis, si snoda per una serie di racconti che si sviluppano temporalmente per oltre tre decenni, fino agli anni Cinquanta. Feste, amori sbagliati, improvvisi colpi di fortuna e repentine cadute in disgrazia accompagneranno la vita dei due, che affronteranno sempre tutto con quel piglio fortemente sarcastico che solo Mame riesce ad avere.
«La vita è un banchetto ed i poveri scemi muoiono di fame!», questa frase pronunciata da Mame dipinge perfettamente la sua imprevedibile persona: zia Mame è un vulcanico camaleonte che cambia stili di vita immedesimandosi perfettamente nel personaggio di turno, dalla geisha giapponese all’impeccabile moglie sudista, da commessa di Macy’s a grande scrittrice. Recita in maniera zelante tutte le parti che decide di interpretare, sempre pronta ad abbandonare la vita attuale per gettarsi a capofitto nella vita di qualcun altro.
Patrick Dennis si dedica a una vera e propria esaltazione del comico, letto in chiave fortemente sarcastica, grottesca, dalle venature agrodolci e ci regala un piccolo capolavoro della letteratura americana del Novecento creando personaggi logorroici, grazie a dialoghi infiniti, assurdi e dissennati.
“Zia Mame” pubblicato dalla Vanguard nel 1955, dopo il grande successo editoriale – rimase nella classifica dei best seller del New York Times per due anni di fila, vendendo più di due milioni di copie – si eclissò in quel limbo editoriale che è la letteratura fuori catalogo, fino alla grande riscoperta nel 2001 in America, grazie alla Broadway Books. Sul mercato italiano è ricomparso, a cura di Adelphi, solo nel 2009 riscuotendo un grande successo totalmente insolito per una ripubblicazione. La storia di Mame è stata adattata sia per il teatro – un primo spettacolo con protagonista Rosalind Russell e un Musical con Angela Lansbury nei panni di Mame – sia per il cinema – nel 1958 sempre con protagonista la Russell e nel 1974 con Lucille Ball – sempre con estremo successo.
“Zia Mame” si rivela perciò, ancora dopo tanti anni dalla pubblicazione, una perfetta e intelligente lettura estiva.
Mirko Ghiani
[Immagini da Adelphi.it e reviews-and-ramblings.dreamwidth.org]
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