Vent’anni fa moriva, a soli 41 anni, il grande attore e regista Massimo Troisi. Appena 12 ore dopo aver terminato Il Postino, la sua opera più premiata, impegnata ed ambiziosa, Troisi lasciava orfani i cultori del suo cinema. Una fatica immensa quel film, ben evidente dalle rughe del suo volto canuto e sofferto. Sapeva di
Vent’anni fa moriva, a soli 41 anni, il grande attore e regista Massimo Troisi. Appena 12 ore dopo aver terminato Il Postino, la sua opera più premiata, impegnata ed ambiziosa, Troisi lasciava orfani i cultori del suo cinema.
Una fatica immensa quel film, ben evidente dalle rughe del suo volto canuto e sofferto. Sapeva di non poter affrontare lo sforzo di ideare, dirigere e interpretare la pellicola, e per arrivare a fine riprese chiamò alla regia Michael Radford. Scelse però di non risparmiarsi per avere l’opportunità di lavorare con Philippe Noiret nel ruolo del poeta Neruda. Venne ripagato, postumo, con una nomination ai Premi Oscar del 1996 come miglior attore protagonista, con altre quattro nomination tecniche e un Oscar vinto per la colonna sonora firmata da Luis Bacalov e Sergio Endrigo.
Troisi, considerato l’erede naturale di Eduardo e Totò, dai quali lui stesso però prese sempre le distanze, ha una carriera breve ma di altissima qualità, grazie a film come Ricomincio da tre (1981) o Pensavo fosse amore..invece era un calesse (1991).
Con quel fondo di malinconia che ha sempre creato una forte empatia con il pubblico, Troisi è riuscito a trasformare la timidezza, un difetto degli anni giovanili, in un elemento peculiare di grande successo nei personaggi da lui interpretati. In Ricomincio da tre, ad esempio, la timidezza del personaggio di Gaetano nei confronti dell’altro sesso è l’elemento portante dell’intera storia del film. Caratteristica che accompagna tutta la sua filmografia e si completa con Il Postino, dove il personaggio dell’attore napoletano riesce a vincere l’introversione solamente grazie alla poesia.
Mirko Ghiani
[Fonti delle immagini: raistoria.rai.it e torrentbutler.eu]
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