Urbanizzazione e Salute sono due aspetti profondamente legati e fanno parte di processi di grande attualità e grande impatto sulla vita di milioni di persone. Questo grande tema è affrontato nell’ultimo numero della rivista “Health Policiy in Non Communicable diseases”, edita da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation e presentato poche settimane fa. Si stima che
Urbanizzazione e Salute sono due aspetti profondamente legati e fanno parte di processi di grande attualità e grande impatto sulla vita di milioni di persone. Questo grande tema è affrontato nell’ultimo numero della rivista “Health Policiy in Non Communicable diseases”, edita da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation e presentato poche settimane fa.
Si stima che 1 miliardo e mezzo di persone si sposterà dalle campagne alle città entro il 2030, provocando HPNCDs-N1-2017 l’urbanizzazione di 1,5 milioni di chilometri quadrati. Si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile, che va gestito e studiato sotto ogni punto di vista, urbanistico, occupazionale, ma soprattutto per quanto attiene alla salute pubblica, perché indissolubilmente legato all’aumento di malattie croniche come diabete e obesità.
Dicono gli studiosi che, intorno all’anno Mille, la popolazione dell’intero pianeta si attestava a 310 milioni. Durante la rivoluzione industriale, a partire dal XVIII secolo, i progressi della medicina e l’aumento della qualità della vita nei paesi sviluppati hanno portato alla cosiddetta rivoluzione demografica, con un tasso di mortalità sceso vertiginosamente e un tasso di natalità in ascesa, e un conseguente raddoppio della popolazione mondiale in solo due secoli. Poi, dal 1900 la popolazione mondiale è triplicata in soli 75 anni, raggiungendo i 4 miliardi di individui nel 1975. Gli studi dicono che gli attuali 7,3 miliardi di cittadini del mondo saranno 8,5 miliardi entro il 2030, 9,7 miliardi nel 2050 e 11,2 miliardi nel 2100, come stima la revisione 2015 del rapporto World Population Prospects delle Nazioni Unite.
Fenomeno parallelo alla tumultuosa crescita demografica degli ultimi decenni è il sempre più spinto inurbamento, ossia la fuga dalle campagne verso le città, e la conseguente urbanizzazione dei territori, che ha portato i ricercatori delleUniversità di Yale, dell’Arizona State, della Texas A&M e di Stanford, a calcolare che entro il 2030 le aree urbane si espanderanno di circa 1,5 milioni di chilometri quadrati.
Spiega Andrea Lenzi, Presidente del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente dell’Health City Institute: “Sempre di più, grandi masse di persone si concentrano nelle città, attratte dal miraggio del benessere, dell’occupazione e di una qualità di vita differente. Dobbiamo prendere atto che si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile e di una tendenza irreversibile, che va gestito e anche studiato sotto numerosi punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto occupazionale, ma soprattutto la salute pubblica, perché alla questione inurbamento è indissolubilmente legato, purtroppo, l’aumento delle malattie croniche non trasmissibili come diabete e obesità, proprio per via del cambiamento degli stili di vita alimentari e di movimento”.
Il titolo di questo nuovo numero della rivista è “Healthy Cities – I determinanti della salute in città”. Oggi vivono nel mondo 415 milioni di persone con diabete, due terzi delle quali risiedono nelle città, e l’International Diabetes Federation (IDF) stima un aumento del 50%, sino a 642 milioni tra 25 anni. Inoltre negli ultimi 40 anni l’obesità è cresciuta del 600 per cento, dai 105 milioni di obesi nel 1975 ai 640 milioni di oggi, e vi è un progressivo invecchiamento della popolazione. Questi, dice ancora Lenzi “Sono semplici dati che sottolineano come uno dei fattori che gli amministratori di una città, oggi, devono affrontare sia il tema dei determinati della salute”.
Nel settembre 2015, 193 stati membri delle Nazioni Unite, si sono riuniti per discutere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, “Sustainable Development Goals (SDG)”. In quell’incontro hanno identificato, come SDG 11, un obiettivo dedicato a rendere la città inclusiva, sicura, sostenibile e capace di affrontare il cambiamento. Gli strumenti chiave per raggiungere questo obiettivo che sono stati individuati sono lo sviluppo abitativo, la qualità dell’aria, la buona alimentazione e il trasporto. Più in generale, il tema del miglioramento della salute è stato definito come priorità globale. “La prevalenza e alta densità della popolazione nelle metropoli, la complessità dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze sulla salute, l’impatto sociale ed economico sono temi da affrontare e discutere, per agire concretamente sui determinanti della salute. Le città oggi non sono solo motori economici per i Paesi, ma sono centri di innovazione e sono chiamate anche a gestire e rispondere alle drammatiche transizioni demografiche ed epidemiologiche in atto”, sottolinea Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto superiore di sanità e Editor in chief di “Health Policy in Non Communicable Diseases”.
Tra le iniziative che rispondono a tale sollecitazione vi è il programma Cities Changing Diabetes, l’iniziativa realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center, con il contributo dell’azienda farmaceutica Novo Nordisk. Il progetto, di cui vi abbiamo parlato qui, ha l’obiettivo di studiare il legame fra il diabete e le città e promuovere iniziative per salvaguardare la salute e prevenire la malattia. “Non è possibile agire sui determinanti della salute e del benessere senza la compartecipazione dei diversi interlocutori che possono avere un’influenza sulla nascita e lo sviluppo delle città. Solo con un approccio multisettoriale ciascuna delle parti interessate, pur con diversi obiettivi, unendosi può fungere da catalizzatore per il miglioramento, poiché la condivisione delle idee può moltiplicare gli effetti positivi sulla salute e creare la conoscenza collettiva“, sostiene Arpana Verma nel suo editoriale sulla rivista, e conclude ricordando che “La salute non è solo assenza di malattia. Il benessere e la qualità di vita devono essere considerati diritti umani basilari“.
Questo numero della rivista ospita analisi di studiosi e ricercatori come Arpana Verma, Direttore della Division of Population Health, Health Services Research and Primary Care della University of Manchester, Ketty Vaccaro, Responsabile area salute e welfare del CENSIS, Roberta Crialesi, Direttore Sevizio Sanità e Assistenza presso la Direzione Centrale delle statistiche sulle Istituzione Sociali dell’ISTAT, Alessandro Solipaca, Direttore scientifico Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane.
Il pdf della pubblicazione è scaricabile a questo link.
Redazione ArtInMovimento Magazine
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