Sabato 23 gennaio, a pochi giorni dall’inizio della discussione in Senato del ddl Cirinnà sulle unioni civili, le associazioni LGBT nazionali (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e Mit) si preparano a mobilitarsi nelle principali piazze italiane, con un appello #svegliatitalia per sensibilizzare cittadinanza e istituzioni, per fare insieme un passo verso un’Italia più civile e con meno discriminazioni.
Sabato 23 gennaio, a pochi giorni dall’inizio della discussione in Senato del ddl Cirinnà sulle unioni civili, le associazioni LGBT nazionali (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e Mit) si preparano a mobilitarsi nelle principali piazze italiane, con un appello #svegliatitalia per sensibilizzare cittadinanza e istituzioni, per fare insieme un passo verso un’Italia più civile e con meno discriminazioni. Qui una mappa delle piazze in continuo aggiornamento.
L’Italia è sempre più isolata e in ritardo, l’unico paese dell’Europa occidentale che non prevede ancora nessun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso. L’Irlanda ha approvato il matrimonio egualitario con un referendum per esempio, e l’ultima in ordine di tempo a regolamentare le unioni civili è stata la Grecia. Sì, la Grecia, con buona pace del nutrito schieramento di “benaltristi” per i quali c’è sempre qualche problema più importante e più urgente e più serio. Attualmente sono ben 13 i paesi europei dove è riconosciuto il matrimonio per le coppie omosessuali, e 16 quelli in cui sono riconosciute le unioni civili; gli Stati Uniti, lo ricordiamo, hanno ottenuto il riconoscimento del matrimonio egualitario con una storica sentenza della Corte Suprema.
Il disegno di legge di cui è relatrice la senatrice PD Monica Cirinnà è solo l’ultima delle proposte di legge che cercano di regolamentare diritti (e doveri) delle unioni civili, anche omosessuali (la prima risale addirittura al 1988, quasi trent’anni fa!). Esso andrebbe a regolamentare le unioni tra persone dello stesso sesso, riconoscendo diritti e doveri simili a quelli del matrimonio, ad eccezione dell’accesso all’adozione, ma dando la possibilità di adottare il figlio del partner. Parliamo dunque di reciproca assistenza in caso di malattia, possibilità di decidere per il partner in caso di ricovero o di intervento sanitario urgente, diritto di ereditare i beni del partner, possibilità di subentrare nei contratti, reversibilità della pensione, condivisione degli obblighi e dei diritti del nucleo familiare, pieno riconoscimento dei diritti per i bambini figli di due mamme o di due papà, che sono solo alcuni dei diritti attualmente negati.
Un principio di eguaglianza che vale per i punti che sembrano ormai accettati quasi da tutti e per quelli che invece creano discussioni. In particolare la stepchild adoption (l’adozione dei figliastri), la possibilità di adottare il figlio biologico del partner, non è né una novità, né una prerogativa gay perchè esiste già dal 1983. Un diritto che esiste per le coppie eterosessuali, sarebbe molto complicato negarlo alle altre coppie. Soprattutto se al centro ci sono i bambini, i loro legami e il loro benessere psicologico e affettivo.
Fuori luogo – o frutto di palese ignoranza giuridica – tutte le polemiche sulla maternità surrogata, in Italia già reato previsto dalla legge. Va ricordato anche che nel 2014 e nel 2015, il Tribunale per i minorenni di Roma, ribadendo il principio giuridico consolidato e in linea con tutta la giurisprudenza italiana (dai Tribunali alla Cassazione) ed europea, ha sancito che l’orientamento sessuale dell’adottante non può costituire un elemento ostativo all’adozione. Sulla stessa linea l’appello di più di 500 giuristi, docenti universitari, giudici, avvocati impegnati sui temi dei diritti fondamentali, del diritto di famiglia e dei minori a favore della stepchild adoption.
I diritti individuali e collettivi non dovrebbero mai essere merce di scambio politico. Andrebbero maneggiati con grande rispetto e attenzione ai cambiamenti della società, della realtà delle persone, delle coppie, delle famiglie.
La politica nazionale ha mancato di coraggio, trasformando in faticosa concessione quello che non è neppure il riconoscimento di un nuovo diritto, ma la rimozione di un ostacolo che impedisce ad alcune persone di esercitare un diritto che c’è già e di cui tutti gli altri già godono. La questione presenta ora un’urgenza e una rilevanza troppo importanti. Non si tratta più di discutere, lo si è già fatto, men che meno di cercare compromessi, poiché questa legge è già essa stessa un compromesso, ed è un compromesso al ribasso. Davvero è ora che in Italia ogni amore venga riconosciuto e che i figli di tutte e tutti siano tutelati. È ora, insomma, di essere civili e di fare un primo passo verso la piena uguaglianza.
Pier Luigi Gallucci e Chiara Trompetto
[Fonti delle immagini: arcigay.it, famigliearcobaleno.org, appelli.amnesty.it]
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