Cos’era, cos’erano, le cento piazze di #svegliatitalia? Provo a raccontarvelo in due parole, perché tanto di più non si può dire. Due parole e una manciata di foto. Provate a immaginare… Io ero a Torino, e non faceva per niente caldo, ma Piazza Carignano era gremita. Tra la folla amici, tanti, quelli conosciuti nei miei
Cos’era, cos’erano, le cento piazze di #svegliatitalia?
Provo a raccontarvelo in due parole, perché tanto di più non si può dire. Due parole e una manciata di foto. Provate a immaginare… Io ero a Torino, e non faceva per niente caldo, ma Piazza Carignano era gremita. Tra la folla amici, tanti, quelli conosciuti nei miei anni di militanza nell’associazionismo LGBT, e altri di loro sul palco – come Alessandro Battaglia e Marco Giusta. C’erano amici del Partito Democratico piemontese, quelli che hanno sempre sostenuto il Ddl Cirinnà e anche di più, a testa alta oltre le polemiche e oltre l’assurdità delle voci dissonanti interne al Partito che, per l’immaturità personale e politica di alcuni, sta facendo così fatica a portare a termine l’approvazione di questa legge. Le istituzioni, le associazioni tutte. La testimonianza bellissima di Silvia Starnini di Famiglie Arcobaleno, le parole più emozionanti di ieri per me. Famiglie, affetti, persone: un mondo che c’è già, da tempo, ma che aspetta di uscire dall’invisibilità. Una richiesta di diritti ma anche di doveri, soprattutto di doveri, che inquadrino la loro esistenza nel rapporto con le istituzioni, che rendano la vita di chi lo desidera un percorso più semplice e non un continuo ricorso a formalità burocratiche. La differenza sostanziale tra le piazze del 23 gennaio e quella dei detrattori del Ddl, convocatasi per sabato prossimo, è una e l’ha ricordata con lo stile concreto e preciso che la caratterizza la Dott.ssa Chiara Saraceno: difendere i propri diritti negandoli a qualcun altro è masochista e stupido, ma soprattutto ingiusto. Chi oggi può sposarsi e essere definito famiglia non può pensare di difendere quel suo diritto impedendo a qualcun altro di fare altrettanto. Non si tratta, aggiungo io, di divieto versus obbligo, ma di divieto versus possibilità. Il matrimonio non è obbligatorio per nessuno, ma non è possibile per tutti. Questa è la cifra, e questo rimane l’obiettivo finale delle cento piazze. Se il Ddl verrà approvato così come esso è, si continuerà a chiedere il matrimonio egualitario: tale è la promessa solenne che ci si è fatti, forti del fatto di essere in tanti e orientati nella stessa direzione, forti di ciò che sappiamo essere, come comunità LGBT e come cittadini. Non di più, non di meno degli altri. Uguali nei diritti, unici nelle nostre diversità che non ci devono rendere – certamente non per legge – migliori o peggiori di altri. Unici nelle diversità che non ci devono togliere o aggiungere nulla, non di fronte allo Stato, non di fronte alla Legge. Unici, come tutti, ma proprio tutti, nel diritto di poter cercare la felicità nell’espressione totale della nostra vita affettiva, nella condivisione delle scelte importanti con i nostri compagni e compagne, con i nostri figli, con le nostre famiglie.
Chiara Trompetto
[Fonti delle immagini: pagine facebook di Coordinamento Torino Pride e Diritti Democratici, arcigay.it]
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