Era da molto che non ritornavo ad Anima Universale e magicamente la Domenica delle Palme ero riuscito a liberarmi dai miei tanti lavori. Ero a casa con un amico napoletano, Giancarlo, che aveva frequentato con me il primo livello di Reiki. All’inizio ero un po’ indeciso in quanto avevo saputo, dato il compleanno del martedì
Era da molto che non ritornavo ad Anima Universale e magicamente la Domenica delle Palme ero riuscito a liberarmi dai miei tanti lavori. Ero a casa con un amico napoletano, Giancarlo, che aveva frequentato con me il primo livello di Reiki. All’inizio ero un po’ indeciso in quanto avevo saputo, dato il compleanno del martedì precedente (il 9 aprile appunto), che Swami Roberto sarebbe stato assente, ma fidandomi di Gianna, la moglie di Ennio, ho scelto di andarci lo stesso. Mai scelta è stata più azzeccata anche perché, oltre ad essere un ricercatore spirituale, rimango pur sempre anche un giornalista-sociologo e come tale molto curioso di capire come funzionano i gruppi e le comunità, e come si modificano e reagiscono ai cambiamenti.
Per mio stupore, al tempio, tantissimi erano i discepoli presenti nonostante l’assenza fisica di Swami a celebrare il giorno delle palme. Il Darshan c’è stato ed è stato intenso perché Swami era lì e ci ha accolti nel suo enorme cuore. La sua assenza era solo fisica. La sua essenza era con noi e l’abbiamo percepita tutti grazie a Ramia Roberto II che si è fatto tramite del Maestro. Si è vissuto e si è riflettuto poi sul doppio significato della festa delle palme. Ramia Riccardo ha evidenziato il concetto di contraddizione insito in questa ricorrenza: infatti Gerusalemme riconosce Gesù come il messia ma qualche giorno dopo quella stessa folla, a più grande voce degli Osanna, chiede la liberazione di Barabba, salvando così un assassino. Tutti sapevano che condannare un innocente non era giusto, ma per una convenienza calcolata hanno perpetuato la loro scelta. Questo giorno ci induce dunque a riflettere su come quotidianamente contraddiciamo noi stessi, le nostre scelte, i nostri valori e i divini insegnamenti. Ogni giorno cadiamo in contraddizione. Ma cos’è precisamente? La contraddizione è un virus dilagante e come tale va estirpato per permetterci di marciare verso la luce. È una bugia, uno delle più grandi bugie che raccontiamo a noi stessi, che attiva in noi un auto-sabotaggio importante che condiziona e, a volte, paralizza la nostra evoluzione. È un’energia terribile che impregna l’aura e che possiamo percepire quando sentiamo a pelle una distanza strana con un soggetto. Il più delle volte sono persone poco coerenti con cui è doloroso stare. Tra i segni della contraddizione vi è la colpa che si può definire come un’azione che contraddice ciò che sappiamo e che crediamo essere giusto. Chi commette una colpa sa di essere in contraddizione con i propri principi. La colpa è diverso dall’errore perché sbagliare si fa spesso in buona fede, anche se bisogna considerare che gli errori però vanno compensati karmicamente. Ogni volta che si compie un’azione contro coscienza, contro la bontà, si nega Dio e si falsifica la propria carta di identità spirituale. L’unica contraddizione santa è quella contro il male precisa Ramia Riccardo.
Alla fine di questo approfondimento, si è invitata la platea all’ascolto sincero, all’osservazione neutrale di ciò che si è, a una significativa introspezione per cui occorre tempo, per cui è necessaria una certa onestà intellettuale e spirituale.
In sintesi nuovi stimoli e un senso di accoglienza e di festa che riempie il cuore… Alla fine tutti i Ramia hanno cantato sull’altare sventolando il ramo di ulivo proprio come a Gerusalemme con quella gioia che ha colui che sa, colui che ha avuto la fortuna di incontrare la Verità, colui che incarna un ideale per cui darebbe la vita…
Annunziato Gentiluomo
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