Dal 25 febbraio è in scena al Teatro Regio di Torino Aida di Giuseppe Verdi, con un allestimento prestigioso, del regista Premio Oscar William Friedkin, la cui regia è ripresa da Riccardo Fracchia, con le scene e i costumi firmati da Carlo Diappi. Desideriamo ricordare che Aida fu commissionata a Giuseppe Verdi da Ismail Pascià,
Dal 25 febbraio è in scena al Teatro Regio di Torino Aida di Giuseppe Verdi, con un allestimento prestigioso, del regista Premio Oscar William Friedkin, la cui regia è ripresa da Riccardo Fracchia, con le scene e i costumi firmati da Carlo Diappi.
Desideriamo ricordare che Aida fu commissionata a Giuseppe Verdi da Ismail Pascià, viceré d’Egitto, per celebrare l’apertura del canale di Suez. Il soggetto originale venne scritto dal grande egittologo francese e primo direttore del Museo Egizio del Cairo, Auguste Mariette. Il nuovo melodramma, ambientato ai tempi dei faraoni, andò in scena nel 1871, in occasione dell’inaugurazione del Teatro dell’Opera del Cairo. Così nacque Aida, un lavoro in cui templi grandiosi e parate militari fanno da sfondo a una storia appassionante di patriottismo, amore e morte. Aida è una principessa etiope fatta prigioniera dagli Egizi e trasformata in schiava; il suo cuore è diviso, perché desidera tornare nella terra natia ma ama, ricambiata, un nemico, il capitano delle guardie Radamès. I rovesci della fortuna costringono gli innamorati a scegliere tra la patria e l’amore; il finale, tragico e romanticissimo, li congiungerà per l’eternità. Col suo esotismo, che può assumere tinte delicatissime o sgargianti, e le sue melodie straordinarie, Aida è tuttora uno dei titoli più amati. È infatti impossibile rimanere indifferenti di fronte alla bellezza di pezzi come la Marcia trionfale e Celeste Aida.
Un’idea regista chiara, una volontà di essere fedele alla tradizione: William Friedkin porta in scena tutto il simbolismo egizio ed esalta, indirettamente, la città di Torino, sede di uno dei più importanti Musei Egizi del mondo. Tutto è curato nei minimi dettagli, tutto segue i libretto alla lettera, anche se non manca certo il lavoro sui personaggi e la scelta di lavorare molto su livelli differenti: delicato il ricorso alle sagome animate di Michael Curry delle divinità, che accrescono lo spaccato religioso della vicenda. Eccellente la cura delle movimentazione delle massa: non è certo facile organizzare 150 artisti, fra solisti, coristi, danzatori, mimi e figuranti in scena fino al secondo atto.
Scene monumentali, valorizzate dalle le luci di Andrea Anfossi che giocano un ruolo fondamentale nella resa dello spettacolo, immergono immediatamente il pubblico dentro i saloni del Faraone, nelle sale private di Amneris, nei rituali religiosi e nei tribunali dell’Antico Egitto, lo riportano magicamente ai quei tempi, gli permettono di fare un salto temporale immediato. Anche le coreografie di Anna Maria Bruzzese aiutano questo processo di immersione, anche se non tutte sono state ben orchestrate e hanno convinto il nostro sguardo.
La direzione di Michele Gamba non è sempre stata coerente: abbiamo trovato una certa irregolarità nel suo modo di procedere, fatto di ampi momenti di entusiasmo e trasporto, seguiti da periodo di linearità direttiva quasi monotona. Buono la gestione del rapporto buca e cantanti, ma poca passione trascinante che, invece, ci aspetteremmo caratterizzare Aida.
Buona l’opera del Coro del Teatro Regio, istruito dal maestro Andrea Secchi, ben composto in scena, ben strutturato e compatto: un’ottima spalle per i solisti.
Andando al cast, Angela Meade, dalla grande musicalità, ha vestito i panni di Aida con dignità ed espressività. Le sono mancati i filati e una maggiore fluidità di movimento nella partitura. Sicuramente la sua indisposizione (che le ha fatto rinunciare alla prima ha giocato un ruolo importante). Silvia Beltrami, dotata di voce ampia e scura, ricca di armonici, è stata un più che convincente Amneris: in particolare dal terzo atto è stata capace di focalizzare su di sé l’attenzione del pubblico, muovendosi con agilità e grinta su tutta la partitura, tutt’altro che semplice del proprio personaggio. Notevole la prova di Stefano La Colla che ha dipinto un Radamès elegante e coerente. Voce squillante e luminosa, la sua, che con grande agilità ha ben reso il personaggio maschile dell’opera verdiana ambito dalle due donne.
Molto buona la prova di Gevorg Hakobyan che ha tratteggiato, con voce pastosa e rotonda, un Amonasro energico, combattivo e volitico. Buona anche la prova di Evgeny Stavinsky nei panni di Ramfis: equilibrata la sua esecuzione e precisa rispetto alla sua partitura. Più che dignitoso sia scenicamente sia vocalmente Marko Mimica (il re d’Egitto). Hanno fatto sicuramente bene anche Thomas Cilluffo (un messaggero) e Irina Bogdanova (una sacerdotessa), entrambi membri del Regio Ensemble, il gruppo interdisciplinare di giovani artisti internazionali che proseguono a Torino la loro formazione e partecipano agli spettacoli della Stagione 2023.
Quindi sicuramente un bell’allesttiento, meritevole di essere visto. Circa quattro ore di musica, di spettacolo e di arte.
Le ultime quattro recite saranno sabato 4 marzo alle ore 20.00, domenica 5 marzo 2023 alle ore 15.00, martedì 7 marzo 2023 alle ore 15.00 e mercoledì 8 marzo 2023 ore 20.00.
Annunziato Gentiluomo
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