Una domenica intensa ed emozionante al Ponchielli di Cremona. Abbiamo assistito all’ultima recita di una versione di Tosca pregevole da diversi punti di vista. In primis, degne di nota le scene di Dario Gessati: l’enorme cancello divisore in ferro della chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma, con una gigantesca statua della Madonna, le luci soffuse, il gigantesco
Una domenica intensa ed emozionante al Ponchielli di Cremona.
Abbiamo assistito all’ultima recita di una versione di Tosca pregevole da diversi punti di vista.
In primis, degne di nota le scene di Dario Gessati: l’enorme cancello divisore in ferro della chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma, con una gigantesca statua della Madonna, le luci soffuse, il gigantesco lampadario in ferro battuto della stanza del Palazzo Farnese, caratterizzata da una parete definitissima in bordeaux, dove Scarpia cena con la tavola imbandita con precisione; la semplice gradinata di Castel Sant’Angelo in un’atmosfera in chiaro scuro per la presenza della nebbia prima del sorgere del sole del terzo atto. Tutto organizzato con gusto e con grande rispetto del libretto, dove i magnifici i costumi di Lorenzo Cutùli e le azzeccatissime luci di Fiammetta Baldiserri hanno dato un valore aggiunto.
In questa atmosfera quasi cinematografica si è costruita la regia di Andrea Cigni, semplicemente raffinata e curata nel minimo dettaglio. Superba la gestione degli spazi e sublime le interazioni fra gli attori, in particolare tra il Segrestano e Cavaradossi e tra quest’ultimo e Tosca nel primo atto: entrambi hanno strappato al pubblico più che un sorriso. Il climax registico, probabilmente aiutato dalla musica, è rappresentato dal terzo atto, perfetto sotto tutti i punti di vista.
Eccelsa la direzione di Valerio Galli. Da abile nocchiere ha guidato con maestria e attenzione i suoi maestri – l’Orchestra I pomeriggi musicali -, leggendo con passione la partitura pucciniana, sostenendo i cantanti, accarezzando e sottolineando le varie parti, evidenziano i crescendo del compositore toscano, marcando i colpi di scena e le trovate che tengono lo spettatore in costante tensione.
Il Coro OperaLombardia, istruito da Diego Maccagnola, si è dimostrato compatto nel maestoso Te deum molto ben eseguito, e anche il Coro delle Voci Bianche I Piccoli Musici si è mosso con estrema attenzione.
Passando al cast spicca fra tutti un superlativo Luciano Ganci, apprezzato non solo dal sottoscritto ma da tutto il pubblico in sala che a lui ha regalato copiosi applausi e apprezzamenti – “bravo” veramente numerosi e l’inconsueto applauso su “Vittoria! Vittoria!”. Davanti all’insistente richiesta, il tenore ha concesso il bis di E lucean le stelle con cui ha raggiunto il suo personale climax e un gusto espressivo ed emotivo non così scontato a teatro. Una perfetta linea di canto, un impeccabile fraseggio, una vocalità luminosa, una grande agilità e una tecnica forte, misti a una potente verve attoriale naturale, gli hanno permesso di affrontare il personaggio con precisione, rendendo tutte le sue sfumature con grande maestria. Un’interpretazione coinvolgente, intensa, emozionante e commovente. Da registrazione!
È stato affiancato da Virginia Tola (Floria Tosca) che, nonostante un buon terzo atto, è parsa per gran parte dell’opera eccessiva: forzava sia con la voce, perdendo il controllo, sia con gli accenti. È parsa nervosa, agitata, emozionata, tanto che nell’uscita per i saluti finali si è poggiata sulle ginocchia piangendo. Sicuramente un notevole potenziale vocale. una forte espressività, una presenza scenica e una bellezza che certo non passano inosservate. Peccato il fraseggio su cui deve lavorare e forse cesellare ancora la tecnica per perfezionare la sua linea di canto.
Valida e convincente la performance di Angelo Veccia che vestito i panni di uno Scarpia non eccessivo, elegante, distinto ma crudele e cinico al punto giusto. Buono il controllo della voce, vocalità pastosa e bel fraseggio.
Pittoresco il sacrestano interpretato con cura e precisione da Nicolò Ceriani, buona la performance di Luca Gallo (Cesare Angelotti), poco convincente sia vocalmente sia scenicamente Nicola Pamio (Spoletta) e regolare Stefano Cianci (Sciarrone).
Un bell’allestimento dove sono emersi con intensità i chiaroscuri della celeberrima opera di Puccini.
Annunziato Gentiluomo
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