Ieri sera un sms accorato, pieno di vita, trasbordante di passione. Accolgo quegli stimoli e invito Marco Regoli, nostro collaboratore, a raccontare quanto aveva vissuto. Ed ecco Un Natale insolito e ricco di emozioni. La natalità è famiglia, unione, ricreazione. Oggi ho scelto il digiuno alla continuità di tradizioni personali. Esco di casa per raggiungere
Ieri sera un sms accorato, pieno di vita, trasbordante di passione. Accolgo quegli stimoli e invito Marco Regoli, nostro collaboratore, a raccontare quanto aveva vissuto. Ed ecco Un Natale insolito e ricco di emozioni.
La natalità è famiglia, unione, ricreazione.
Oggi ho scelto il digiuno alla continuità di tradizioni personali.
Esco di casa per raggiungere spontaneamente le solitudini nelle strade centrali di una bella Torino. Mi accorgo che la mia di solitudine cerca nutrimento aldilà delle convenzioni e invoca incontri con persone “curve” nelle loro storie.
Indugio venti minuti con un posteggiatore meditando di fronte al sole porgendogli una mia cara abbondanza della vigilia: dei marron glacés.
Per caso e incanto mi trovo al bancone di accoglienza del Sermig, nel cuore di Porta Palazzo. Le persone? Due donne che mi guardano, ed io osservo il loro linguaggio del corpo. Dopo pochi minuti, ci si apre in quella reciprocità di visioni e respiri che risulta sincrona al pulsare delle imprescindibili pratiche di accoglienza e trasformazione che il Sermig riserva e porta al mondo.
Mi attrae squisitamente il manifesto del cenone di fine anno
Cenone del digiuno… Marce della pace – Di giorno alle due e mezza coi bimbi e dalle undici tutti insieme.
Sento di essere parte del Natale che sognavo stamattina.
Di lì a poco la tombola: la condivisione della pulizia del salone in cui il banchetto natalizio ha rigenerato decine e decine di famiglie. Le difficoltà e i sorrisi. La pace desiderata e sudata.
Qui sotto i piedi e le setole della scopa si cucinavano metalli pesanti per farne munizioni.
Simone mi racconta la storia dell’Arsenale, ora luogo di incontro e trasformazione, simbolo nel mondo di un processo che l’esser umano realizza per l’essere umano.
Simone vive in comunità e torna da San Paolo dopo dieci anni di duro lavoro con le emergenze che la strada impone ai fragili sapiens.
Ora starà qui dove Ernesto Olivero e i suoi amici, poco più di trentanni fa, varcavano per la prima volta il portone dell’ex arsenale militare di piazza Borgo Dora, muovendo i primi passi per dare vita a questo movimento di conversione del ferro in luminose possibilità.
Simone vivrà qui e tra un anno i suoi studi filosofici e teologici lo muoveranno in altre grandi responsabilità: essere un padre cattolico.
Per me voleva essere una giornata di comunione tra la mia scorta di frutta e l’altro e invece mi trovo a scrivere queste righe di racconto di testimonianza e custodia del mistero che chiamiamo vita.
Sono felice e grato a Simone, al Sermig e a tutte le persone incontrate in questo splendido luogo, e benedico questo momento in cui chiudo alle spalle il vetro che mi separa da quella realtà e spalanco la sacralità donatami verso il dedalo di strade che mi avvicinano alla sagoma aulica della Mole.
Buona feste. Celebrate i cerchi famigliari e il vostro cuore!
Una testimonianza attenta, sincera e piena dei valori della festività appena trascorsa… Diamoci la possibilità di vivere aprendoci alle esperienze, seguendo l’intuizione e “mollando”, almeno ogni tanto, il tridente del tempo e del controllo…
Annunziato Gentiluomo
[Fonti delle immagini: gyproclive.it, faccionotizia.gelocal.it, bookhaven.stanford.edu, sermig.org, museotorino.it, it.wikipedia.org]
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