Da almeno dieci giorni, mi trovo a scalpitare (proprio come i cavalli indomiti) cercando di velocizzare i tempi per ritornare in contatto con i miei alunni, una magnifica classe composta da 22 gioiellini, una terza della Scuola Primaria. Come in tutti i gruppi sociali accade, sono necessarie certe tempistiche per poi intraprendere, il più democraticamente
Da almeno dieci giorni, mi trovo a scalpitare (proprio come i cavalli indomiti) cercando di velocizzare i tempi per ritornare in contatto con i miei alunni, una magnifica classe composta da 22 gioiellini, una terza della Scuola Primaria. Come in tutti i gruppi sociali accade, sono necessarie certe tempistiche per poi intraprendere, il più democraticamente possibile, un percorso comune. Finalmente ce l’abbiamo fatta e sono orgoglioso che la mia scuola, l’Altiero Spinelli di Torino si sia messa in gioco. Inizieremo domani, lunedì 16 marzo, con la piattaforma Edmodo e useremo Zoom per i contatti sincroni.
I file inviati via e-mail, che, comunque, sono stati utili perché hanno dimostrato che noi insegnanti c’eravamo e che cercavamo di offrire una certa continuità e una risposta tempestiva a una situazione che fin dal suo “nascere” si prevedeva assai complessa, non sarebbero stati più sufficienti.
In questo momento di crisi profonda, che disegna uno scenario totalmente nuovo rispetto almeno agli ultimi sessanta anni nel nostro bel paese, mi sento chiamato a fare, a esserci, a rispondere alla chiamata dei miei bambini con cui ho creato una relazione tale da non poter venire meno al patto che ho siglato con loro: accompagnarli fino alla quinta classe e traghettarli “preparatissimi” e super “tranquilli” alla Scuola Secondaria di Primo Grado.
Fino a tre giorni or sono sentivo, mio malgrado, di star venendo meno a quel patto. Stavo latitando e ciò iniziava a pesarmi moltissimo.
In questi dodici giorni, ho iniziato a “smanettare” con piattaforme diverse, sincrone o meno (WeSchool, GoBrunch, Zoom, Edmodo, Padlet), cercando di impratichirmi al meglio per realizzare qualcosa con e per loro. Non sogno di poter replicare quanto avviene in classe, giacché la relazione “mediata” da un pc ha dei limiti enormi e non permette di far passare tutto quello che desidererei. Per fortuna ancora la presenza non è sostituibile: la capacità di ridere insieme, di condividere uno spazio, percepire gli odori e di muoversi in ogni senso mancheranno sempre, ma desidero esserci anche parzialmente, anche dietro un monitor, anche sbagliando e riprovando, sicuro che i miei pargoletti apprezzeranno ogni mio gesto maldestro perché guidato dal grande amore che nutro per loro.
La sospensione didattica mi ha solo precluso l’andare a scuola perché il mio pensiero è rimasto sempre connesso ai miei alunni, ed ho iniziato ad avvertire la loro mancanza e ad avvertire il risveglio del mio essere docente ed educatore. Credo che mai prima d’ora lo abbia sentito tanto fortemente. Forse perché è nell’aria il richiamo alla responsabilità che non può manifestarsi solo nel rimanere a casa e avere meno contatti sociali possibili, ma che presuppone un fare, un agire.
Quindi ho registrato un video messaggio suonando le campane tibetane e invitando i miei alunni a casa mia; ho raccolto materiale; fatto ricerche; preparato power point, audio-lezioni, pillole didattiche su YouTube; registrato una canzone; organizzato l’ambiente virtuale; fatto test su Zoom e GoBrunch; e allestito ben tre wall che ho arricchito con leggerezza in questi giorni, anche con dei dettati e con le poesie che avevano composto per un lavoro in peer-education con le classi prime. Non vedo l’ora di condividerli con i miei bambini.
Eccoli:
Scopriamo… tra divertimento e studio (per lo più Italiano)
Ecco le discipline… un po’ di Storia, Scienze e Geografia… qualche curiosità
Arte e creatività tra musica, pittura e poesia:
Risultato? Funzionale e pieno di colore. Mi piace!
Ho provato cercando di divertirmi, prendendomi meno sul serio e pensando che stavo facendo qualcosa di importante. Il tempo vola… e devo ammettere che, in nove anni di docenza, non ho mai lavorato così tanto. Ma ne è valsa la pena. Ne sono orgoglioso. Sono fiero del mio atteggiamento pro-attivo, nonostante sia lontano dalla mia famiglia e sia solo in casa, nonostante siamo sottoposti a messaggi tutt’altro che rassicuranti e che ritengo stiano debilitando il nostro sistema immunitario.
Noi insegnanti, soprattutto nella Scuola Primaria siamo un riferimento per i nostri allievi (personalmente trascorro con i miei pargoli ben ventidue ore settimanali, essendo il docente prevalente) e oggi che mai possiamo essere “il” faro che ricrea un briciolo di quella quotidianità che ai nostri piccoli è stata rubata e negata, generatori di una nuova normalità virtuale.
Esserci per loro adesso è una testimonianza di senso civico e di senso del dovere, quello che cerco di trasmettere in classe accanto alla curiosità per il sapere e all’entusiasmo per lo sperimentare.
Ognuno – ciascun collega e ciascuna famiglia – farà quello che potrà. Si sbaglierà, si aggiusterà il tiro, si ri-sbaglierà, ma intanto ci saremo e per i bambini questo sarà fondamentale. Non voglio che rimanga indelebile nel loro inconscio che davanti a una situazione sì drammatica l’unica risposta possa essere l’isolamento, la paura, il panico, il dolore, la privazione o lo sospensione da e di tutto. Si può sempre far qualcosa ed è per questo che invito tutti i miei colleghi meno informatizzati di me di non preoccuparsi di dover essere all’altezza o dover fare tutto perfettamente. Ora bisogna mettere da parte le paure e soprattutto le ansie generate da una ridefinizione del nostro ruolo. La parola d’ordine è sperimentare, essere ambasciatori di speranza, rispondere al richiamo dei nostri alunni con un Sì! di cuore
“Ce la faremo” e “Andrà tutto bene” sono, accanto a “Io resto a casa”, gli slogan del momento. Diamo energia a questo mood positivo e collaboriamo insieme – docenti e genitori – per le piccole creaturine. Non perdiamo tempo in tediose discussioni in quanto la letteratura è priva di testimonianze di didattica a distanza nella scuola primaria. Siamo dei pionieri e come tali faremo noi la letteratura di domani. Non facciamoci bloccare da pensieri come “Ci saranno tutti?”; “Potranno usufruire tutti di questo servizio?”; “Sarà un lavoro immane per le famiglie già gravemente appesantite da quanto stiamo vivendo?”; “Tutti potranno accedere alle piattaforme?”; “E se fossero dai nonni?” o ancora “Saremo in grado?” o “Sarà inclusivo questo modo di procedere?”
Andiamo avanti e realizziamo insieme anche per un solo bambino. Gli altri saranno raggiunti con formule più tradizionali, non verranno certe messi da parte o accederanno in modo asincrono ai contenuti o solo la sera o nei fine settimana. Andrà bene lo stesso. Noi dobbiamo esserci perché è un servizio necessario davanti a uno scenario apocalittico dove nessuno può essere sicuro di evitare il contagio, e che sicuramente segnerà lunghe pagine della storia futura e ci vedrà tutti profondamente cambiati, diversi.
Cerchiamo di trasformare questo momento di prova e di crisi in qualcosa che ci faccia evolvere e che ci renda manifesta l’importanza dello stare assieme e della collaborazione.
Cerchiamo di portare in tutte quello che faremo la bellezza di cui il mondo oggi è realmente bisognoso…
Ce la possiamo fare, anzi ce la faremo!
Insieme… in un arcobaleno di colori e speranza!
Annunziato Gentiluomo
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