Ieri, sabato 18 giugno, abbiamo assistito a un momento di alto valore culturale. Un’occasione di sensibilizzazione alla musica e all’opera di significativo rilievo, realizzata con pochi mezzi, ma ben curata e con un’idea scenica assolutamente chiara. Questa è stata, in estrema sintesi, Violetta, La traviata di Giuseppe Verdi raccontata dal Dottor Grenvil, suo ultimo amico, prodotta dall’Orchestra Fiati Giovanni XXIII,
Ieri, sabato 18 giugno, abbiamo assistito a un momento di alto valore culturale. Un’occasione di sensibilizzazione alla musica e all’opera di significativo rilievo, realizzata con pochi mezzi, ma ben curata e con un’idea scenica assolutamente chiara.
Questa è stata, in estrema sintesi, Violetta, La traviata di Giuseppe Verdi raccontata dal Dottor Grenvil, suo ultimo amico, prodotta dall’Orchestra Fiati Giovanni XXIII, in collaborazione con l’Associazione Sm@rtOpera, e messa in scena in una location meravigliosa, il giardino di Villa Lydia a Pianezza, un luogo magico, che ha accolto i presenti e li ha fatti sentire a casa. A pensarci bene, è come se tutti partecipassimo a quanto stava accadendo innanzi a noi, come se fossimo invitati, da cari amici, a casa della protagonista e assistessimo alle sue gioie e ai suoi dolori con un occhio non valutativo o giudicante, come spesso accade nelle versione voyeuristiche de La traviata, ma sostenitivo, incoraggiante, desideroso di incitarla a reagire, sollevarla quando la tisi non le accorda che poche ore. In tale processo di partecipazione attoriale un peso importante lo hanno avuti i testi declamati con intensità dal’attore Fabrizio Marras nei panni del Dottor Granvil, testi liberamente tratti e rielaborati con maestria da Stefania Casarin da La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio, da cui è appunto basato il libretto originale dell’opera di verdi. Testi che perfettamente si incastrano con la scelta delle parti musicali e gli arrangiamento di Lorenzo Pusceddu e Antonio Zizzamia, con cui creano un’amalgama di particolare intensità emotiva e che valorizzano le sonorità e i timbri dell’Orchestra Fiati Giovanni XXIII, ben calzanti e, nel complesso, ben eseguiti.
Il M. Zizzamia ha fatto miracoli ieri sera. Ha tenuto in piedi al meglio l’Orchestra che dava le spalle ai cantanti, cercando di dirigere questi ultimi, non potendo contare su quella necessaria e immediata comunicazione tra buca e scena per geometrie spaziali e non per mancanza di volontà o di attenzione.
Passando al cast, buona la prova di Ilaria Lucille De Santis che colora tutte le sfumatura del complesso personaggio di Violetta e ben si confronta con la sua impervia partitura. È affiancata da un valido Massimiliano Fichera che interpreta con dignità il ruolo Giorgio Germont e da un troppo acerbo Imanol Laura non aiutato, nel proporsi come Alfredo Germont, dalle difficoltà dovute dalla gestione degli spazi.
Si è ritornati a casa con l’amico Giorgio Vantaggio, soddisfatti. Un modo per riprendere le attività dopo il lungo stop dovuto alla pandemia e, come si diceva all’inizio, un’opportunità di fare musica e soprattutto di educare al melodramma, vero e grande patrimonio italiano.
Annunziato Gentiluomo
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