Finalmente anche ieri sono riuscito a tornare al Tempio di Anima Universale di Leinì e a farmi nutrire dai Divini Insegnamenti di Swami Roberto che, non vorrei peccare di presunzione, riconosco come i fondamenti che cerco di applicare, con la mia imperfezione, nel mio vivere su questo piano. Sono per me un’importante conferma del mio
Finalmente anche ieri sono riuscito a tornare al Tempio di Anima Universale di Leinì e a farmi nutrire dai Divini Insegnamenti di Swami Roberto che, non vorrei peccare di presunzione, riconosco come i fondamenti che cerco di applicare, con la mia imperfezione, nel mio vivere su questo piano. Sono per me un’importante conferma del mio agire: fungono da bussola per ri-orientarmi o per rammentarmi dove sono e dove sto andando e per incoraggiarmi ad andare avanti.
Quello di ieri è stato un altro significativo incontro col Maestro, rivelatore mi permetterei di definirlo, tanto per l’interazione con Swami quanto per i suoi contenuti.
Dopo un incipit in cui si è invocato il Signore affinché ci accogliesse nel Suo cuore, ci liberasse dal male, ci desse il pane quotidiano e ci concedesse la divina Shekinah, ovvero la presenza di Dio nel Tempio, che rimanda alla pienezza della partecipazione della divinità alla vita dell’uomo, la potenza unificante che guida e muove i suoi passi, ha avuto inizio il Darshan intenso e trasformatore come sempre.
Dentro di me ho pregato che venisse a salutarmi. L’ho chiamato silenziosamente. L’ho invitato ad avvicinarsi perché sarebbe trascorso da lì un lungo periodo prima che ci rivedessimo di nuovo. Ebbene sì, il lavoro, infatti, mi terrà lontano dalla famiglia di Anima Universale fino a gennaio 2020 probabilmente. Con questi pensieri ed energeticamente fuso a lui, si è avvicinato, mi ha guardato salutandomi con lo sguardo, ma è andato oltre. Successivamente è tornato e in quel momento per tantissimi secondi i nostri sguardi sono entrati l’uno dell’altro. Che profondità! Quanti significati! Quanti messaggi trasmessi telepaticamente, messaggi che sono andati oltre il lavoro di pulizia sì importante che mi ha fatto partendo dalla clavicola e passando poi alla fronte. In quello sguardo mi ha ricordato che Lui è con me, che sono nel Suo cuore, che mi sostiene e che non mi lascia solo. Ha letto la nostalgia di Assoluto che vi è nella mia anima e mi ha sussurrato che la comprendeva bene. Sapeva che non ci saremmo visti fisicamente per molto tempo, solo fisicamente però.
Potete immaginare con quale partecipazione ho vissuto la lectio che ho trovato assolutamente stimolante e che mi ha fatto comprendere perché non posso interrompere il mio moto perpetuo che mi spinge a fare e che a volte mi porta a dire agli amici: Non riesco a starmi dietro!
L’umanità vive una profonda decadenza. Ha bisogno delle energie di persone coraggiose, capaci di divenire strumenti di Dio, necessita di uomini e donne che creino movimento, che ossigenino le situazioni che vivono, che portino cambiamento, che trasformino, partendo da se stesse, l’ambiente in cui abitano. Non c’è più tempo. Dio ci chiede di fare, di agire, di ripristinare l’equilibrio con l’ecosistema che stiamo distruggendo. Non possiamo quindi nasconderci e tanto meno pensarci inutili. Se siamo in Dio e con Dio possiamo pienamente manifestare la nostra potenza e collaborare con Lui perché il Suo sogno si realizzi. Ma qual è il Suo sogno? Vedere un mondo in cui l’odio sia sostituito con l’amore, la diffidenza con la comprensione e l’indifferenza con la bontà. Solo in quel momento le guerre, i soprusi, le paure, le violenze non avranno più ragion d’essere poiché la potenza della volontà degli strumenti di Dio avrà la meglio e l’alba del Nuovo Mondo si potrà manifestare. In quelle parole – amore, comprensione e bontà – si riassumono le fondamenta delle Sacre Scritture di tutte le religioni, precisa il Maestro.
Mi sovviene la Preghiera semplice di San Francesco d’Assisi che nei primi versi recita:
Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa ch’io porti amore,
dove è offesa, ch’io porti il perdono,
dove è discordia, ch’io porti la fede,
dove è l’errore, ch’io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch’io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.
Sì, Dio vuole che siamo suoi paladini, che siamo guerrieri di luce capaci di comprendere, di perdonare e di aiutare gli altri nel processo di risveglio. Non possiamo dunque esimerci dal rimboccarci le maniche. Lo scenario che ci troviamo innanzi è terrifico, preoccupante, frutto della cultura egoistica radicata profondamente nella personalità dell’uomo. E mentre penso a questo mi viene in mente una canzone degli anni ottanta che ad un certo punto diceva: In questa barca persa nel blu, noi siamo solo dei marinai, tutti sommersi non solo tu nelle bufere dei nostri guai.
Perché la guerra, la carestia non sono scene viste in TV e non puoi dire lascia che sia perché ne avresti un po’ colpa anche tu.
Si può dare di più perché è dentro di noi, si può osare di più senza essere eroi. Come fare non so, non lo sai neanche tu, ma di certo si può dare di più.
Proprio così… possiamo e dobbiamo dare di più. Voltare le spalle e rinchiuderci nei nostri bisogni o interessarci solo al nostro particulare, come ben diceva Guicciardini, ci rende complici delle brutalità che questo piano di esistenza sta vivendo. Swami ci invita a operare per attivare il risveglio della nostra e dell’altrui coscienza. Possiamo farlo con l’esempio, camminando sulle nostre parole, vivendo pienamente i Divini Insegnamenti. Così diveniamo protagonisti della nostra vita, motori del cambiamento e del risveglio, ambasciatori della cultura dell’Amore. L’egoismo, sottolinea il Maestro, alimenta la cultura dello scarto, dell’odio. È la storia che ce lo rende evidente. È la storia che ci fa notare, da grande maestra qual è, che continuiamo, come umanità, a ripetere gli stessi errori e siamo fermi. Ma Dio non si arrende e, di era in era, continua a proporre il Suo sogno e a mandare un Avatar che molti non riescono a riconoscere. Quell’Avatar però chiama a sé i suoi collaboratori affinché si realizzi quel sogno. Siamo quindi chiamati a rivolgerci a Dio e a chiedere a Lui la forza di poter sostenere il Suo progetto di salvezza. Swami, infine, ricorda che ben tre volte nel Vangelo vi è scritto Vieni e seguimi, ma oggi vi è da aggiungere aiutami. Il Padre nostro ha bisogno di ciascuno di noi. Ognuno, nella sua specialità e specificità, è foriero di un personale contributo utile al Divino Progetto. E, infine, citando il quattordicesimo capitolo del Vangelo di Giovanni, il Maestro Roberto esprime un’incoraggiante rivelazione: Chi crede in me compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi. Dobbiamo solo affidarci a Lui, dobbiamo solo credere nella Sua parola: solo così da esseri umani imperfetti potremo diventare esseri divini capaci veramente di tutte le più grandi magnificenze. Ciascuno di noi può compiere cose grandi. Dobbiamo ripetere quel versetto di Giovanni sempre, dobbiamo ripeterlo alle nostre debolezze, alla nostra inerzia, alle bugie che ci raccontiamo, ai limiti che ci impongono e ci auto-imponiamo, alla parte più fragile, più piccola e più buia di noi. Rispondiamo con un grande sì alla chiamata di Dio, all’invito di Swami Roberto. Facciamolo con la gioia del Cristo Risorto che tutto può e che ha vinto la morte per noi.
Ma i doni della mattinata a Leinì non sono finiti. Durante l’aspersione dell’acqua, mi guarda e batte il suo pugno sul cuore per sottolinearmi ancora una volta: Nunzio, sei nel mio cuore! Avanti!
Quanto grazia! Posso solo ringraziarTi, Anima meravigliosa, Faro di Luce, Portatore della Parola di Dio. So che mi sei vicino e so che posso contare su di Te come Tu su di me… Da cuore a cuore, da fratello a fratello!
Annunziato Gentiluomo
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