Difficile pensare che i Subsonica possano bissare uno spettacolo come quello di ieri sera al Pala Alpitour di Torino, due ore e venti per uno spettacolo ambizioso e divertente che registra il sol out in uno dei palazzetti più grandi d’Italia. Atmosfera densa fin dalle prime battute, quando si illumina il super tecnologico palco a
Difficile pensare che i Subsonica possano bissare uno spettacolo come quello di ieri sera al Pala Alpitour di Torino, due ore e venti per uno spettacolo ambizioso e divertente che registra il sol out in uno dei palazzetti più grandi d’Italia.
Atmosfera densa fin dalle prime battute, quando si illumina il super tecnologico palco a livelli, una sorpresa inaspettata per un concerto non all’aperto: pannelli led mobili, luci che valorizzano ogni performance e visual di cui si riconosce l’attenta regia.
Dall’altra parte il pubblico scatenato di Torino, città natale del gruppo, che non perde occasione di tributare onori alla band che offre uno spettacolo ginnico, senza tempi morti, il cui ritmo incalzante rassicura anche i fan più datati. Infatti, se da un lato lo show comincia con quattro pezzi secchi dal nuovo album “Una nave in una foresta”, disco d’oro dalla scorsa settimana, già entrati endemicamente nella testa di chi canta, dall’altra si attinge copiosamente (otto pezzi) da “Microchip emozionale”, secondo album e pietra miliare della carriera della band.
Si balla, si canta, si salta, al comando dell’istrionico Samuel, a tratti preda di frenesie, che corre da un lato all’altro del palco, balla e si diverte anche lui, mentre gli altri pestano sugli strumenti in un crescendo che non ha mai fine. Tutti i pezzi della scaletta si amalgamano in armonia, in un fil rouge lungo vent’anni che dice molto della band, dall’inno generazionale di “Aurora sogna” alla nuovissima “Di Domenica”, che il gruppo esegue con giacche a led. Il ritmo cala un po’ con “Terzo Paradiso”, brano dedicato all’artista Michelangelo Pistoletto e alla sua opera, ma il finale che aspetta dietro l’angolo è il regalo più bello: Samuel spiazza tutti non sbagliando neppure una parola in “L’Odore” e la versione acustica di “Tutti i miei sbagli”, brano che di solito chiude i concerti, conquista e convince a luci accese, un mare di braccia e di umanità festante. E mentre i meno fedeli prendono la via di casa, l’ultima sorpresa con “Albe Meccaniche”: l’impianto trema e anche qualcosa dentro di noi.
Elena Miglietti
[Fonti foto: Mariachiara Tarantello, Elena Miglietti]
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