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Simone Biles, la ginnasta perfetta

Ha le linee brevi delle ginnaste, corpi di marmo in pochissimo spazio, centoquarantacinque centimetri di pura forza e determinazione, condite in salsa talento. È Simone Biles, la ginnasta americana a stelle e strisce, doppio oro a Rio (per ora), capace di mietere medaglie in ogni dove, su ogni attrezzo che la ginnastica artistica metta a disposizione.

https://si.wsj.net/public/resources/images/BN-PJ194_BILES0_P_20160811170913.jpg

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Ha le linee brevi delle ginnaste, corpi di marmo in pochissimo spazio, centoquarantacinque centimetri di pura forza e determinazione, condite in salsa talento. È Simone Biles, la ginnasta americana a stelle e strisce, doppio oro a Rio (per ora), capace di mietere medaglie in ogni dove, su ogni attrezzo che la ginnastica artistica metta a disposizione. Immediato il confronto con il mito Nadia Comaneci che quarant’anni fa a Montreal, a soli 14 anni vinceva tre ori compiendo il primo passo nella Storia, che col tempo l’avrebbe consacrata regina della disciplina. Ma Simone è altra cosa. Se la Rumena che ha fatto sognare, dopo le vittorie, complice anche un paese oppressivo che le tolse anima e fiato, veniva triturata in situazioni più grandi di lei, lesive, che ne hanno segnato il futuro, l’Americana il conto con la vita lo ha pagato subito, fin da bambina. La ginnastica, lo sport, sono stati il suo riscatto. Moneta dura da guadagnare, ma pulita e temprante.
Figlia di una madre alcolista e drogata, Simone a 3 anni è affidata al nonno che, oltre a farle frequentare la chiesa, la porta in palestra. Lei comincia, poi, crescendo, decide che allenarsi non basta, bisogna vincere, possibilmente diventando la migliore del mondo, la migliore di sempre. Puro sacrificio, stakanovismo spinto, fino a 32 ore settimanali di impegno in palestra. Non una palestra qualsiasi, ma una tutta sua che fonda insieme alla famiglia e ad Aimée Borman, ancora oggi sua allenatrice, che ne ha plasmato energia e determinazione, indirizzandola verso le vittorie.
Alcuni si lasciano influenzare e nel giudicare il suo operato la definiscono priva di grazia, troppo tecnica, spaventati forse dalla capacità straordinaria di controllare ogni movimento del corpo, indirizzandolo verso balzi spaziali e torsioni non umane. In fondo Simone è un’altra cosa, è un alieno con gli occhi glietterati capace di mosse che lasciano a bocca aperta, capace sostanzialmente di movimenti impensabili per i comuni mortali.
Storie da Generazione Y, ennesima prerogativa da Millenials di cui lei, ad ogni buon conto, è, secondo il Times, fra i dieci più influenti.

Elena Miglietti

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