Andrea Spinelli cammina, cammina tanto, e scrive del suo camminare. Non è una cosa inedita, di libri sulla riscoperta del modo piú antico di spostarsi ne sono stati scritti molti in questi ultimi anni. Questo peró non è solo il racconto di cammini, di percorsi, perché Andrea Spinelli si porta “nello zaino” – come dice
Andrea Spinelli cammina, cammina tanto, e scrive del suo camminare.
Non è una cosa inedita, di libri sulla riscoperta del modo piú antico di spostarsi ne sono stati scritti molti in questi ultimi anni. Questo peró non è solo il racconto di cammini, di percorsi, perché Andrea Spinelli si porta “nello zaino” – come dice lui – un fardello diverso. Andrea si “porta a spasso” un tumore. “Adenocarcinoma alla testa del pancreas in stato avanzato, non operabile”.
La diagnosi, un’operazione tentata ma non riuscita, la riabilitazione, la chemioterapia. La consapevolezza di essere arrivato a un passo dalla morte e di doversela trovare di fronte a tempi brevi, molto brevi, ma anche quella di essere “nato una seconda volta”.
La malattia diventa, nell’esperienza raccontata in queste pagine, l’occasione per guardarsi e guardare il mondo con occhi nuovi, in una luce piú limpida, chiara. “Oltre la nebbia” della frenesia della quotidianitá che sembra assorbire e nascondere ogni cosa, Andrea Spinelli ha trovato nel camminare un modo per stare bene, per stare a contatto con se stesso e il proprio corpo, misurandone i limiti e spingendoli avanti, a contatto con la natura, con la bellezza.
“Era necessaria una malattia grave come quella tumorale per farmi riscoprire la bellezza delle cose?” si chiede Andrea. E continua “Non dovrebbe essere cosí. Dovremmo essere sempre contenti, dovremmo stupirci sempre della bellezza della natura, della particolaritá delle persone… Ma la realtá è un’altra. Siamo persone lontane dalle emozioni, con in testa solo obiettivi, non piú sogni […] E poi arriva il cancro e ci rendiamo conto che tutto questo non ha piú senso, che le cose veramente importanti sono altre e non quelle per cui abbiamo vissuto fino a quel momento. Tutta la nostra vita allora cambia e prende la giusta direzione“.
Boschi, colline, campagne, percorsi tra i paesi della provincia di Udine (dove vive) e del Friuli, tratti di ferrovia dismessa, e poi oltre i confini, regionali e nazionali, sulle antiche vie dei pellegrini… Per gli appassionati questo libro è pieno di suggestioni, di suggerimenti per escursioni pronte a svelare bellezze impensate.
Il camminare raccontato da Andrea Spinelli non è, per ovvie ragioni, orientato alla performance, è piú uno slow walking, come dice lui stesso “Nella frenesia quotidiana, una sana dose di lentezza aiuta a dilatare il tempo; per me che sono una malato grave `fondamentale. E camminare mi aiuta a farlo, un passo alla volta. Che siano i trenta chilometri di ieri o i cinque di oggi, l’importante è essere ancora vivo, passo dopo passo“.
La ragione dichiarata per la quale questo libro ha preso forma è il desiderio di parlare e far parlare del cancro. Dice Spinelli: “mi fa specie come ci si stupisca sempre tanto di una persona che recconta di avere un cancro, non dovrebbe essere cosí. È la conferma che se ne parla troppo poco“. I tumori non sono tutti uguali, le terapie non sono tutte uguali, e il vissuto di ogni malato è diverso, è personale. C’è però un dato di fatto, che non a caso è il sottotitolo di questo libro: “se di cancro si muore, pur si vive”. Se è vero che di cancro nella maggior parte dei casi si muore, è vero anche che per un certo lasso di tempo con esso si deve convivere e si può vivere, vivere pienamente, riempiendo di senso i propri giorni pur non sapendo (ma chi di noi veramente lo sa?) quanti saranno ancora, né quanto difficili potranno essere.
Tante volte, nella lettura di queste pagine, ci si imbatte nelle parole “felice” e “felicità“. Può sembrare strano, spiazzante, ma ha allo stesso tempo la forza di una rivelazione. Essere malato non significa essere già morto, al contrario accade che ci sia un “prima” e un “dopo” la diagnosi, che ha spesso il significato di un venire al mondo per la seconda volta. Il mese di novembre, appena concluso, è il mese dedicato proprio alla consapevolezza sul tumore al pancreas che, dicono gli esperti, nel 2020 sarà la neoplasia che mieterà più vittime al mondo. Ciò nonostante, il modo di percepirsi nella situazione di malato e il modo di essere in relazione con il mondo può cambiare molto l’impatto della malattia, così come è possibile uno sguardo più consapevole da parte degli altri.
In appendice al libro ci sono due cose che lo rendono particolare. Uno è l’elenco completo di tutte le località toccate da Andrea nel suo camminare, tutte, da leggere d’un fiato, sono tante, è la dimostrazione del tanto che si può fare nonostante un “compagno di viaggio” così pesante.
L’altra è una classifica – ragionata, spiegata – delle frasi e degli atteggiamenti più fastidiosi da ricevere da parte degli altri. La cosa peggiore, secondo l’autore, è l’indifferenza. Ancora una volta, a conferma dell’importanza di lasciare traccia e testimonianza, di parlarne, di condividere.
Una lettura che scorre, piacevole, nonostante il tema non sia di per sé né allegro né leggero. Un libro che fa emozionare e riflettere, qualunque sia la propria condizione personale o la conoscenza più o meno ravvicinata con il cancro.
Andrea Spinelli, inoltre, ha un blog, (lo trovate qui) che aggiorna regolarmente e dove si possono trovare le date dei tanti eventi ai quali è invitato per parlare della sua esperienza.
Il suo libro è edito da ediciclo editore.
Chiara Trompetto
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