Abbiamo fortuitamente conosciuto Samuele Zarantonello, cantante degli ThE UnsEnsE, un equipe che lavora assieme da due anni e ha appena registrato il secondo album auto-prodotto, dove pare che il rock cruento si sia un po’ mitigato. Siamo rimasti affascinati dalla voce del giovane lombardo, dalla sua estensione, dal controllo del suo strumento e dalla sua eleganza, dote quest’ultima
Abbiamo fortuitamente conosciuto Samuele Zarantonello, cantante degli ThE UnsEnsE, un equipe che lavora assieme da due anni e ha appena registrato il secondo album auto-prodotto, dove pare che il rock cruento si sia un po’ mitigato. Siamo rimasti affascinati dalla voce del giovane lombardo, dalla sua estensione, dal controllo del suo strumento e dalla sua eleganza, dote quest’ultima sempre più rara. Siamo riusciti a intervistarlo… ecco cosa ci ha raccontato
Il tuo rapporto col canto quando e come è iniziato?
Prima di tutto tengo a ringraziarti per le belle parole, mi sento lusingato e allo stesso imbarazzato, non sono abituato a questo genere di complimenti.
Il mio rapporto con il canto è nato fin da bambino, cantavo sempre, cantavo male e stonato ma cantavo sempre. Mio nonno mi aveva insegnato alcune canzoni di una volta, canzoni dei tempi di guerra o altro, e da li è nato il mio amore. Dopo è diventata una droga, una parte di me, come le mie mani o le mie gambe.
Vivevo con le cuffie incollate alle orecchie e cantavo pensando che nessuno mi sentisse, in realtà da fuori ero visto come un pazzo che sbraitava in mezzo alla strada.
Dalle cuffie per strada al professionismo… Non male! Attualmente la tua vita si divide tra una collaborazione come educatore professionale/psicologo, la musica e un tuo pezzo di terra… qual è il fil rouge tra questi tre ambiti e quale sarebbe quello che ti rappresenta in toto, se c’è?
Credo che nulla mi rappresenti “in toto”, ognuno di noi coltiva dentro di se diverse personalità e diversi modi di essere… più ci allontaniamo dall’idea di noi, da ciò che crediamo ci rappresenti, e più avremo forse la fortuna di conoscerci. Credo che sia la musica sia il mio lavoro come educatore abbiano uno scopo sociale, anzi credo che ogni artista che si rispetti debba avere un messaggio, fare o dire qualcosa che serva e non soltanto inneggiare alla propria personalità. La terra è ciò che racchiude tutto, è mia madre, non potrei essere io senza di lei. L’arte in sè deve avvicinarsi alla sincronia con la natura e con l’universo, e per questo divenire universalmente ispirativa.
Sappiamo che canti con diversi “ensemble” da diversi anni, ma da due anni sembra abbia raggiunto un certa solidità il gruppo ThE UnsEnsE… Puoi raccontarci com’è nata questa nuova “struttura” musicale e da chi è composta?
Tengo a precisare che ThE UnsEnsE sono il mio gruppo da dieci anni, e da sempre lo considero il mio vero e unico gruppo, anche se la formazione è stata rivisitata più volte e solo due anni fa abbiamo trovato tutte le persone che ci servivano. Le altre band in cui canto o in cui ho cantato le ho sempre viste come collaborazioni.
Siamo in sei. Tre chitarristi che si danno il cambio con sintetizzatori e pianoforte, basso, batteria e voce.
Parliamo del vostro primo album… un rock aggressivo, quasi arrabbiato…
Quello di cui stai parlando è “BETELGEUSE“, in realtà abbiamo un album precedente, ma in effetti è questo che considero il primo vero album degli ThE UnsEnsE.
Era un periodo nero, un periodo in cui era necessario sedersi sulle ceneri di tutto ciò che credevamo di essere per ripartire da lì.
Non credo faremo altri album così neri, ma è stata una vera goduria liberare i mostri in quel disco e liberare il mostro nelle nostre esibizioni live.
Fra gli altri, abbiamo visto con interesse il video di Anemone scarlatta, molto ben realizzato… Abbiamo apprezzato la tua capacità di stare davanti alla telecamera con grande naturalezza. Ce ne puoi parlare?
Più che della mia capacità di stare davanti alla telecamera, che trovo fortuita, mi focalizzerei su chi ha realizzato questo video, Andrea De Taddeo che è anche il batterista del nostro gruppo.
L’abbiamo conosciuto bene proprio affidandogli la regia di “Anemone scarlatta” e da li è nato un certo magnetismo che l’ha portato a diventare il nostro nuovo batterista.
Il video ha girato diversi festival del cinema in tutto il mondo e speriamo vivamente continui a girare.
Per quanto riguarda la mia capacità attoriale non saprei, mi sono solo gettato in ciò che realmente sentivo, e forse per questo motivo me la sono cavata discretamente.
Gettato o meno, sei stato convincente davanti alla telecamera. E poi diciamolo, sicuramente un giovane talentuoso e di bell’aspetto come te fa la differenza. So che avete da poco registrato a Varese il secondo album. Qualche anticipazione?
L’abbiamo già registrato ed ora siamo in fase di mixaggio a La sauna recording studio, ambiente che amiamo e a cui siamo legati artisticamente ed emotivamente.
Abbiamo voluto un disco più sereno rispetto a “Betelgeuse” e sicuramente alcuni fan del nostro lato nero ne rimarranno delusi.
D’altronde se non sei pronto a deludere chi ti segue, non puoi definirti artista, ma rimarrai sempre e solo una copia di te stesso.
Mi piace questa frase: “Io di oggi non sono quello di ieri, come potrebbe esserlo la mia musica?”
Rispetto alla distribuzione?
Non ne abbiamo ancora idea, siamo in contatto con alcune etichette, ma è tutto ancora molto magmatico.
Sperando che qualche casa discografica risponda al più presto, stimolata, perché no, da questo confronto con noi, quali sono i tuoi prossimi progetti? e quelli del tuo gruppo?
Fare un gran bell’album. Questo è l’unico progetto reale che abbiamo in mente.
Per concludere, cosa ti sentiresti di dire a chi sta iniziando a muovere i passi nel mondo della musica?
Fai musica per l’amore della musica.
Preparati ad un mondo in cui la meritocrazia è stata dimenticata.
Impara a fottertene di ciò che gli altri pensano di te e tira fuori la tua anima.
Se non hai un’urgenza, non fare musica, in quanto la tua musica non servirà a nessuno e tu probabilmente finirai per mentire a te stesso.
Annunziato Gentiluomo
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