Nel 1977 Marina Abramovich e Ulay presentavano Imponderabilia, una performance dove il pubblico era invitato a passare, attraverso i corpi nudi degli artisti, all’ingresso della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. Trentotto anni dopo, nel 2015, il corpo nell’arte, dal vivo e al naturale sembra essere ancora un tabù. Per lo meno così è stato
Nel 1977 Marina Abramovich e Ulay presentavano Imponderabilia, una performance dove il pubblico era invitato a passare, attraverso i corpi nudi degli artisti, all’ingresso della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. Trentotto anni dopo, nel 2015, il corpo nell’arte, dal vivo e al naturale sembra essere ancora un tabù. Per lo meno così è stato all’AccaAtelier, evento a Torino “dedicato agli artisti e ai loro atelier”, “mostra collettiva, convegno, studi aperti da visitare in tutto il centro della città e, come ospiti, artisti internazionali da conoscere”. In quell’occasione la performance di Rui Mourão, artista portoghese, è stata censurata perché conteneva il proprio nudo integrale.
L’artista, che è conosciuto nel proprio Paese, e non solo, per il suo interessante lavoro in video, installazione e performance, ci divano da Paul Delvaux nel suracconta che ciò che presentava a Torino era una sorta di dialogo fra la performance del suo video Ex-novios e la propria performance in loco. Durante tale “esibizione” era nudo nella stessa posizione del video, identica a quella in cui veniva adagiato un ragazzo senza abiti su un o Le Canape Vert (1944). L’opera voleva essere una mise-en-abîme del corpo nudo dal vivo, del corpo nudo nel video, dell’evocazione del corpo nudo del ragazzo del quadro di Paul Delvaux e, più profondamente, del corpo como asse centrale di una pratica artistica, come autentico medium artistico. Si proponeva così una riflessione intorno ai limiti tra il pubblico e il privato nell’arte, esponendo la mia intimità affettiva e facendo una decostruzione dell’identità di genere nella rappresentazione classica del corpo nudo nell’arte, dove in modo maggioritario la donna è stato il soggetto rappresentato e l’uomo il soggetto-artista che lo rappresentava. In tale opera, come artista assumevo una duplicità di ruoli, ero simultaneamente soggetto e oggetto, spiega Rui Mourão. Questa è stata la proposta artistica che non si è potuta presentare nell’ambito di AccaAtelier.
Inizialmente la proposta era stata accettata dall’artista che mi aveva accolto nel proprio “atelier” come artista ospite, ma poi tanti sono state le obiezioni poste e gli ostacoli emersi che hanno reso impossibile tale performance. Il tema della libertà di espressione nell’arte sembrava dover essere limitato dalla presentazione di un nudo che poteva scandalizzare, ad esempio, i bambini, prosegue l’artista. Da qui la connotazione morale data alla naturalezza del corpo che diventa qualcosa di plastico inserito all’interno di un contesto artistico e che quindi non dovrebbe trasformarsi in oggetto turbativo. Riconoscendo diverse sensibilità pensai che tutto si poteva risolvere collocando all’ingresso dell’atelier l’informativa sulla presenza di una performance di nudo, per permettere ai visitatori, e di riflesso ai bambini che accompagnavano, di sceglier se entrare o meno. Accettai anche di far collocare un telone per coprire le finestre per “difendere” i vicini e il proprietario dello spazio dalla vista del nudo, nonostante fosse anti-estetico e totalmente in contrasto con la naturalezza rivelatrice del lavoro che stavo presentando, racconta il performer.
Fra tutti gli argomenti portati avanti per censurare la performance di Mourão, quello che ci fa maggiormente riflettere e che risulta tinteggiato di intolleranza, è stato che un artista straniero invitato deve osservare e rispettare le convenzioni socio-culturali del paese ospite. In caso contrario è meglio che torni nel proprio paese.
Ci troviamo di fronte a una situazione limite. Ci sarà forse una legge in Italia che proibisce il nudo in uno spazio artistico? Ma il nudo artistico è ben altro rispetto all’ostentazione fine a se stessa di corpi all’aperto.
Quello che ci sembra emergere da tale triste storia è che non c’è stata una sincera volontà di permettere all’artista internazionale invitato di potersi esprimere, di poter portare il proprio messaggio, di essere strumento di riflessione per Torino. Una soluzione si sarebbe potuta trovare in nome del rispetto della della libertà di espressione artistica e della dignità di un giovane che investe delle risorse per portare avanti ciò in cui crede e che invece si trova davanti un susseguirsi di porte chiuse.
A volte bisogna andare controcorrente per innovare e per essere fautori del mutamento sociale. L’ambito artistico deve imprescindibilmente garantire lo spazio per la creatività, la libertà, la riflessione, l’innovazione e anche la critica capace di problematizzare quanto si sta realizzando. Quindi risulta inaccettabile il modus operandi di AccaAtelier, realtà che ha rifiutato anche un’alternativa provocatoria dell’artista portoghese: sarebbe stato semplicemente seduto in un’area dell’atelier con la stampa dell’e-mail dove gli si negava di presentare la propria performance di nudo. Davanti a tale documentazione, inviata dal presidente di Acca, Carlo Goria, ogni persona avrebbe tirato le proprie conclusioni sul tema in questione.
Raccontiamo questa storia pubblica che fa riflettere, mettendoci di fronte le pressioni sociali, le paure e le ingiustizie che ogni giorno ci si trova a vivere in contesti differenti… Speravamo l’arte ne fosse scevra, ma così non è.
Annunziato Gentiluomo
[Fonte delle immagini: atelierconcorde.org (copertina); blogs.uoregon.edu; wikiart.org – Paul Delvaux Le Canape Vert (1944) nella Fondazione Paul Delvaux; facebook.com]
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