Non riescono a stare con le mani in mano e, soprattutto, non riescono a tenere silenziosi i propri strumenti musicali e le proprie voci. Sono i musicisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo che, insieme a Officine della Cultura, hanno deciso di esibirsi in una speciale canzone “da casa” dedicata a tutti coloro che da casa, ma soprattutto
Non riescono a stare con le mani in mano e, soprattutto, non riescono a tenere silenziosi i propri strumenti musicali e le proprie voci. Sono i musicisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo che, insieme a Officine della Cultura, hanno deciso di esibirsi in una speciale canzone “da casa” dedicata a tutti coloro che da casa, ma soprattutto dai propri luoghi di lavoro, con le preoccupazioni connesse a questo stato globale di crisi sanitaria ed economica, sono impegnati nel raggiungimento di un molteplice e condiviso obiettivo: riacquistare la serenità, tornare ad incontrarsi, a tenersi per mano, a raccontarsi gli uni con gli altri, ad immaginare un futuro.
La scelta non poteva dunque che cadere su una tra le canzoni popolari italiane più conosciute e cantate nel mondo, “Bella ciao”, il riconosciuto inno della Resistenza italiana contro il nazi-fascismo. Un inno che per i componenti del gruppo aretino, privati in questo particolare momento storico non solo dei concerti in programma, necessari per la sopravvivenza del gruppo stesso, ma della componente vitale della propria essenza sociale, l’incontro e il racconto, assume la forma duplice di una canzone di “resistenza” e allo stesso tempo di “resilienza” collettiva, nell’invito a farsi forti di uno spirito comune chiamato a superare non solo le barriere ideologiche, geografiche e culturali, i pregiudizi e le paure nei confronti dell’altro e del diverso – oggi perfino del vicino di casa – ma anche quelle norme igieniche (anti)sociali obbligate dall’attuale necessità di restare nelle proprie abitazioni; ben altre paure che hanno ancora più bisogno di culture al plurale per trovare una strada plurale di speranza.
La canzone “Bella ciao”, parte costitutiva dell’ultimo progetto discografico dell’OMA, “Culture contro la paura”, prodotto da Officine della Cultura nel 2019 e distribuito da Materiali Sonori, s’intreccia nell’originale arrangiamento per l’Orchestra curato da Enrico Fink con una canzone satirica in Yiddish, “Dos Zekele mit Koilen” che parla del difficile acquisto di un sacco di carbone, scritta nel 1919 in America da Abe Schwartz e resa popolare all’epoca anche in versione strumentale dal fisarmonicista Rom Misha Tziganoff. Convivenza che non deve stupire dato che fin dalla sua fondazione nel 2007 il percorso artistico e dialettico dell’Orchestra Multietnica di Arezzo si è strutturato proprio sull’incontro e il confronto umano, culturale e musicale, prima di qualsiasi altro aspetto. Vero è che a causa della somiglianza dell’incipit “Dos Zekele mit Koilen” venga spesso citata come “antenata” di “Bella ciao”, ma la cosa è più che dubbia, anzi, decisamente improbabile e proprio su questo gioco si esibiranno i musicisti dell’OMA. L’ascolto visione di “Bella ciao” nella versione #iorestoacasa sarà possibile da domenica 5 aprile alle ore 11 sullo Spazio Teatro Social di Officine della Cultura (Facebook e Youtube)
Hanno collaborato a questa particolare elaborazione artistica: Luca Baldini (basso, voce), Massimo Ferri (bouzouki), Enrico Fink (voce), Mariel Tahiraj (violino – Albania), Camillo Biagioli (violino – Colombia), Leidy Natalia Orozco (viola – Colombia), Mariaclara Verdelli (violoncello), Gianni Micheli (clarone), Thomas Geay (sax – Francia), Salomé Perera (clarinetto – Francia), Natalia Marcalain (clarinetto – Argentina), Lea Mencaroni (oboe), Emad Shuman (voce – Libano), Paola Scoppa (voce – Argentina), Danny De Ritis (sax – Svizzera), Lavinia Massai (flauto), Massimiliano Dragoni (voce), Madoka Funatsu (fisarmonica – Giappone), Maria Rossi (tromba), Giovanni Zito (tamburello), Stefano Ferri (voce), Leonardo Morella (voce), Stefano Albiani (Cajon), Marzio Tacconi (batteria), Ezekiel Odoruyi (voce – Nigeria), Rana Goulam (tabla – Bangladesh).
Gianni Micheli
[fonte immagini: Orchestra Multietnica di Arezzo]
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