Rodolfo Saracci è un epidemiologo e membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Dalle pagine di Salute Internazionale ci introduce a un interessante discorso sulla medicina. Si tratta del rapporto tra medicina e potere. La medicina di 50/60 anni fa – spiega Saracci – era di tipo “paternalistico”, mentre quella di oggi è di tipo “contrattualistico”.
Rodolfo Saracci è un epidemiologo e membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Dalle pagine di Salute Internazionale ci introduce a un interessante discorso sulla medicina. Si tratta del rapporto tra medicina e potere. La medicina di 50/60 anni fa – spiega Saracci – era di tipo “paternalistico”, mentre quella di oggi è di tipo “contrattualistico”. Il primo caso si caratterizza per il ruolo sociale (anche protettivo) del medico, e per il suo potere nei confronti dei pazienti che è quasi indiscusso. Il secondo presenta tre sviluppi possibili, che Saracci analizza.
– Primariamente, abbiamo la grande espansione delle conoscenze, che rende la formazione di base sempre più articolata e in un certo senso più precaria. Ad essa si aggiungono poi le moltissime possibili specializzazioni, che risultano necessarie per sentirsi adeguatamente formati e preparati. Queste specializzazioni, però, a livello didattico sono pressoché indipendenti. Manca un’adeguata comunicazione tra i settori disciplinari, e questa mancanza si avverte soprattutto nell’ambito sociale della medicina.
– Secondariamente possiamo rilevare che, nella pratica, i vari specialisti devono poi riuscire a comunicare tra loro e agire di concerto. Laddove questo avviene con successo, i risultati sono positivi sia per i pazienti sia per i medici stessi.
– L’ultimo di questi tre sviluppi interessa sia la differenziazione che la concertazione, ed è il cosiddetto processo di “normalizzazione”. Questa si configura come strumento per il controllo economico dei servizi e come fondamento di un rapporto contrattuale tra medico e paziente. Tale condizione dovrebbe favorire un rapporto più paritario, e anche più partecipato ed empatico.
Infine vi sono due fattori che possono ostacolare questo rapporto. Il primo è il tempo, sempre poco e sempre ottimizzato per svolgere più compiti, tra i quali però non c’è e non si prevede il dialogo con il paziente o la discussione e l’approfondimento dei casi. Il secondo fattore è la burocratizzazione della medicina, non diversamente da tutti gli altri settori dell’attività umana, così come giustamente preconizzato da Max Weber.
Parlando della necessità di capovolgere la medicina, certamente il punto di partenza è questo attuale modello contrattualistico, con tutte le condizioni e le eventuali potenzialità che lo accompagnano.
Chiara Trompetto
[fonti delle immagini: ostuninotizie.it, winesurf.it, nicola.provenza.it]
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