Lunedì 27 aprile, alle 17.00, presso l’Auditorium della Scuola Internazionale Europea Statale Altiero Spinelli di Torino, sita in via Figlie dei Militari 25, andrà in scena Di che famiglia sei?, di e con Silvia Elena Montagnini. La scena è vuota, con uno stendibiancheria chiuso. Un terrazzo. Una donna entra per stendere i panni. Potrebbe essere una
Lunedì 27 aprile, alle 17.00, presso l’Auditorium della Scuola Internazionale Europea Statale Altiero Spinelli di Torino, sita in via Figlie dei Militari 25, andrà in scena Di che famiglia sei?, di e con Silvia Elena Montagnini.
La scena è vuota, con uno stendibiancheria chiuso. Un terrazzo. Una donna entra per stendere i panni. Potrebbe essere una situazione che si ripete giornalmente e banalmente come molte altre in tutto il mondo. E infatti è così. Ma la città è strana. La città è come fosse messa un po’ fuori dal mondo. La donna inizia a raccontare di un muro. Un muro che aveva diviso la città. O meglio aveva diviso la città dividendo le famiglie di quella città. Da una parte quelle formate da un uomo e una donna sposati con figli e dall’altra tutte le altre. Per fortuna adesso ci sono le porte nel muro. E si può passare. Per fortuna quando inizia il racconto la situazione è stata già risolta. Questo ci rassicura. Ma cos’è successo una manciata di anni fa? Quando il muro è stato innalzato e ci hanno divisi? Chi ha risolto la situazione e come? Martina è figlia di due donne e sta da una parte del muro. Piero è figlio unico di una coppia eterosessuale e sta dall’altra parte del muro. Due bambini, eroi inconsapevoli, con la loro curiosità, la loro voglia di conoscersi, superano il muro e mettono in atto una piccola rivoluzione (Di Che Famiglia Sei).
I muri sono elementi divisori, qualsiasi divisione genera il qualcos’altro, il diverso da te, e presuppone in questo caso un main stream rispetto a una realtà minoritaria che è costretta a “sgomitare” socialmente per essere identificata, ascoltata e per avere riconosciuti i propri diritti.
Ogni eroe in ogni storia supera un muro. Le fiabe classiche sono piene di muri reali che costringono l’eroe o l’eroina in torri e castelli, o muri mentali (…). Tutto ciò serve per andare verso la libertà e l’età adulta.
Ma non solo: i cartoni animati hanno iniziato, negli ultimi anni, ad affrontare il tema della diversità delle famiglie, basti pensare alla strana famiglia dell’'”Era Glaciale“, che non si sceglie ma che è costretta alla convivenza, eppure poi si sceglierà dopo avere condiviso la strada, nonostante le profonde differenze.
In questa storia sono i bambini a trovare una soluzione e un punto di incontro, ma non lo fanno con un senso dell’epica, lo fanno semplicemente perché si scoprono e si affezionano (…) perché per i ragazzi i muri sono costruiti dagli adulti.
Il pregiudizio non è innato. Ha origine nelle influenze familiari, ambientali, sociali, e si struttura già dalla prima infanzia. La paura del diverso, di qualcosa o qualcuno che minacci la propria identità si manifesta attraverso l’esclusione di ciò dalla propria vita. Si mette dietro ad un muro. Così non si vede, non si sente e non ci riguarda. Il pregiudizio è un muro, afferma la regista.
Con un linguaggio semplice e immediato, comprensibile anche ai bambini della scuola primaria, sotto forma di un monologo teatrale che si intreccia con delle musiche che seguono perfettamente il dipanarsi degli eventi, Di che famiglia sei?, prodotto da Officine Papage, in collaborazione con Associazione Famiglie Arcobaleno, sottolinea come sia la conoscenza la leva per far superare i muri, i pregiudizi, le barriere, e ci ricorda quanto sia oggi indispensabile educare all’accoglienza e alla valorizzazione della diversità, perché il diverso mette timore. Nella nostra storia la conoscenza e la curiosità avvicinano i bambini, che senza problemi superano il muro perché per loro in realtà non ha significato. La necessità di conoscere che supera la paura avvicina i due nuclei famigliari, poi tutta la città. La conoscenza ci porta vicini alla diversità e quindi, secondo Audre Lorde, verso il cambiamento e la crescita, sottolinea Montagnini.
Il tutto sotto una magnifica luna che osserva dall’alto. Una luna in una cornice. Una luna che tutti guardano e che tutti guarda. Una luna che è un sogno, una luna che tutti vorrebbero. Una luna che si fa anche prendere, se ci si prova. Se si ha il coraggio di andare fin lassù, conclude la regista.
Un’ulteriore testimonianza dell’apertura della Scuola Spinelli di Torino che educa ai valori dell’europeismo e che si dimostra sensibile alle nuove famiglie e alle istanze che da queste arrivano… Azioni come questa sono motori del cambiamento che tutti noi desideriamo…
Annunziato Gentiluomo
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