Si è concluso qualche giorno fa, lo scorso 25 ottobre a Rovigo, l’ambizioso convegno dal titolo “Dall’esame di Stato all’esame Europeo” . Organizzato da Mathesis (Società Italiana di Scienze Matematiche e Fisiche) e Accademia dei Concordi, ospite di quest’ultima presso la Sala degli Arazzi, il convegno internazionale si è rivolto al personale direttivo, ispettivo e
Si è concluso qualche giorno fa, lo scorso 25 ottobre a Rovigo, l’ambizioso convegno dal titolo “Dall’esame di Stato all’esame Europeo” . Organizzato da Mathesis (Società Italiana di Scienze Matematiche e Fisiche) e Accademia dei Concordi, ospite di quest’ultima presso la Sala degli Arazzi, il convegno internazionale si è rivolto al personale direttivo, ispettivo e docente. Una due giorni di incontri tra le Scuole di tutta Europa, tutte unite nel desiderio di dar concretamente vita all’idea di conferire una dimensione trans-nazionale agli esami conclusivi degli indirizzi di studi pre-universitari. La voglia, insomma, di valorizzare l’esame (che in Italia è prescritto dalla Carta Costituzionale) come tappa importante nella vita dei giovani, oltre che come atto di certificazione delle conoscenze e delle competenze maturate dall’alunno, e dunque di accertamento di quanto si stabilisce che i giovani debbano apprendere a scuola, o che la scuola gli debba insegnare.
Ed è qui che nasce il convegno. È qui che viene il difficile. Come stabilire, infatti, e chi deve stabilire cosa la scuola dovrebbe insegnare, gli studenti apprendere e l’esame certificare? Molti sistemi scolastici se lo stanno chiedendo, e la grande partecipazione ne è la testimonianza. Lo è il programma stesso degli incontri.
Apertosi con il saluto del Direttore Generale U.S.R. Veneto, Daniela Beltrame, il primo giorno (24 ottobre) ha visto la presentazione dell’esperienza spagnola nelle parole di Luis E. Íñigo Fernández, Ispettore dell’Istruzione spagnola (Madrid); nonché dato voce ai vicini francesi, rappresentati da Sylvie Plane per la Sorbonne parigina.
In Italia come altrove dunque, la perdita di certezza su che cosa insegnare si aggiunge alla già diffusa perdita di valore dello studio come veicolo di affermazione sociale, ingresso nel mondo del lavoro, finanche accesso all’Università. I convegni, ora più che mai, servono a dare vita alle idee. Ed “è un’idea la nostra – spiega il presidente di Mathesis, Emilio Ambrisi – “ che si sostanzia nell’invito a una grande impresa intellettuale: trovare un accordo su ciò che è significativo insegnare e superare le organizzazioni standard dei diversi saperi disciplinari. Cosa si dovrebbe insegnare a scuola e cosa si dovrebbe apprendere per essere buoni cittadini è un problema che riguarda tutte le Nazioni, affrontarlo unitariamente significherebbe assegnare alla scuola, agli studi, agli esami l’importanza che meritano”.
È questo che si vuole fare. Costruire nuove basi che suppliscano al disorientamento dei giovani. Rifondare un edificio del sapere scolastico che sia finalmente abitabile. Porre fine a inconsapevolezza e ostruzionismo. E’ una questione che riguarda la scienza e la sua gestibilità, la società e il suo patrimonio culturale.
Un convengo per dimostrare che la mortalità scolastica è morta. Per dimostrare che, nonostante tutto, nonostante tutti, la scuola siamo noi: che la scuola è viva.
Scuola di cultura. Scuola di amore per il sapere. Scuola di filosofia. Scuola di Musica. Ma soprattutto, scuola di vita.
Giuseppe Parasporo
[Fonti delle immagini: mathesisnazionale.it, corriereuniv.it]
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *