“Pasta Ciclabile” è un nome che dice già molto di questo progetto. Ci parla di bici e ci parla di cibo, o meglio di cibo in viaggio. Il viaggio in questione è un percorso a ritroso, nell’Europa dell’Est fino alla Turchia, lungo le strade che portano alle origini dell’addomesticamento e dell’utilizzo del grano, a ogni
“Pasta Ciclabile” è un nome che dice già molto di questo progetto. Ci parla di bici e ci parla di cibo, o meglio di cibo in viaggio.
Il viaggio in questione è un percorso a ritroso, nell’Europa dell’Est fino alla Turchia, lungo le strade che portano alle origini dell’addomesticamento e dell’utilizzo del grano, a ogni tappa una ricetta, incontri, preparazione comunitaria, condivisione.
Il protagonista di questa avventura è Marco, un giovane di Padova che ha messo insieme la passione per il cibo e per il viaggio per progettare questo itinerario molto particolare. La sua meta finale e simbolica sono le alture del Karandag in Turchia dove per la prima volta il grano è stato addomesticato e coltivato e da cui si è diffuso per mare e per terra. Queste montagne daranno, insieme al corso del Danubio, la direzione generale alla nostra strada che dall’Italia attraverserà la penisola balcanica seguendo uno dei possibili assi di migrazione del grano.
Marco ha organizzato il loro tour prendendo contatti con associazioni e organizzazioni dei Paesi in cui prevedeva di transitare, con l’intento di incontrare sia realtà per così dire istituzionali sia privati, famiglie e singoli. Gli incontri culinari che organizza sono quindi dei veri e propri scambi, in cui lui presenta ricette italiane di pane, prodotti da forno e pasta, mentre le persone del luogo presentano le loro ricette tipiche, sempre a base di grano e derivati.
Il viaggio di “Pasta Ciclabile” ha per ora toccato la Slovenia, la Croazia, la Bosnia (dove ha incontrato Irvin Mujcic e i ragazzi della “Casa della Natura” di Srebrenica), la Serbia, la Macedonia, l’Albania, la Bulgaria, e ora è appena arrivato Romania. Fino a gennaio Marco è stato accompagnato da due compagni di avventura, Filippo e Romain, poi ha continuato la strada da solo..
Presentando il progetto, dice: “In un momento in cui si ha la tendenza a limitare lo spostamento di persone e cose e a volere fissare l’identità anche attorno alla gastronomia vorrei invece ribadire e riscoprire il carattere dinamico dell’alimentazione e della cultura in generale. Cosa sarebbe infatti la cultura culinaria italiana senza il pomodoro (d’origine americana), il caffè (addomesticato in Etiopia) o appunto il grano?
La cucina è espressione più spontanea e quotidiana di una cultura: non si mangia solo per mangiare ma anche per il godimento, per stare insieme e lo si fa confrontandosi con un contesto sociale e geografico specifico. Cucinando mostrerò poco a poco chi sono e da dove vengo e imparò a conoscere la strada che percorro“.
E ancora: “Viaggerò leggero, con pochi utensili (macchina per la pasta, matterello…) ma portando con me una serie di ricette da mostrare, scambiare e incorporare con ingredienti, gusti e idee locali. Il sapere e il gusto culinario italiano incontra man mano quello dei paesi e delle persone visitate, arricchendosi di nuovi sapori, forme e colori“.
Questo viaggio, il modo in cui è stato ideato e programmato, compresa la scelta di un mezzo ecologico come la bicicletta, intende veicolare un messaggio preciso e chiaro, cioè “la necessità di rivalorizzare una cultura culinaria locale che sia in equilibrio con gli ecosistemi, socialmente equa e rispettosa di valori, gusti e tradizioni. Allo stesso tempo accessibile economicamente e arricchita dal dialogo, oggi possibile, con altre realtà e popoli“.
Il valore simbolico del progetto ci sembra importante. In un momento storico in cui il senso di sicurezza e di fiducia verso il futuro sembra vacillare, in cui la convivenza pacifica tra i popoli appare così fragile, la condivisione e la comunicazione di simili esperienze può aiutare a difenderla e preservarla, lanciando un messaggio positivo e di speranza.
Per seguire le tappe e gli incontri di Pasta Ciclabile potete visitare la pagina facebook.
Chiara Trompetto
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