Non si arresta la carica dei Messicani. Dopo l’Oscar ad Alfonso Cuaron, miglior regista nel 2014 per “Gravity”, è la volta di Alejandro Gonzales Iñárritu, premiato per “Birdman”, la storia di un attore sul viale del tramonto, magistralmente interpretato da Michael Keaton, rimasto a bocca asciutta, ma a favore di un immenso Eddie Redmayne per
Non si arresta la carica dei Messicani. Dopo l’Oscar ad Alfonso Cuaron, miglior regista nel 2014 per “Gravity”, è la volta di Alejandro Gonzales Iñárritu, premiato per “Birdman”, la storia di un attore sul viale del tramonto, magistralmente interpretato da Michael Keaton, rimasto a bocca asciutta, ma a favore di un immenso Eddie Redmayne per «La Teoria del Tutto», che ha interpretato la parte dell’astrofisico Stephen Hawking. Trionfo personale, quindi per Iñárritu il cui film, oltre all’Oscar per il miglior film e regia, si aggiudica la statuetta per miglior sceneggiatura originale e fotografia (Emmanuel Lubezky che lo scorso anno vinse anche per Gravity); nel suo discorso di ringraziamento qualche battuta “indosso come portafortuna le mutande di Michael Keaton” e una menzione speciale a “tutti coloro che, abbandonando il proprio paese d’origine, hanno contribuito alla nascita degli Stati Uniti, meraviglioso paese creato da emigranti”.
Non è l’unico Iñárritu a pendere sul politico nello spazio dedicato ai ringraziamenti, meglio di lui fa Patricia Arquette, meravigliosa, premiata con l’Oscar come miglior attrice non protagonista per “Boyhood”, pellicola che avrebbe meritato più riconoscimenti. La Arquette fa scattare la ola e saltare sulla sedia, per l’entusiasmo, Meryl Streep, quando afferma:”Pari diritti. E’ difficile avere un’eguaglianza di stipendi per le donne negli Stati Uniti ed è ora che ne parliamo”.
Tenero e commuovente, forse il più toccante, il discorso di Graham Moore, Oscar per la migliore sceneggiatura non originale per “The Imitation Game”, film sulla vita del matematico, eroe della Seconda Guerra Mondiale per aver risolto il codice Enigma, poi processato e condannato per omosessualità alla fine del conflitto. Alan Turing si suicidò nel 1954 all’età di 41 anni. Moore fa riferimento alla sua vita personale, a quando a 16 anni tentò il suicidio:”Vorrei che questo momento fosse per quel ragazzo là fuori che si sente strano, o diverso. Puoi farcela. Prometti a te stesso di farcela. Fallo. Rimani strano. Rimani diverso”.
E diversa è stata questa edizione degli Oscar 2015, condotta in maniera fresca e divertente da Neil Patrick Harris che inizia cantando, accompagnato da un meraviglioso Jack Black che farebbe piacere vedere condurre a sua volta, prima o poi.
Tra un premio e l’altro la notte si fa fonda e se spiace per chi rimane fuori dai premi, come Edward Norton, bravissimo in “Birdman” e fra i protagonisti di “Grand Budapest Hotel”, gaudio per J.K. Simmons, miglior attore non protagonista per “Whiplash” e per Julianne Moore, emozionata per il meritato riconoscimento (finalmente) per “Still Alice”, la storia di una donna malata di Alzheimer.
Il momento caro a noi Italiani arriva con la statuetta a Milena Canonero, che dopo “Barry Lindon”, “Arancia Meccanica” e “Marie Antoinette”, conquista l’Oscar per i migliori costumi di “Grand Budapest Hotel”, pellicola divertente e originale, che chiude con un bel bottino.
John Legend vince l’Oscar per la migliore canzone originale con la sua “Glory”, tema di Selma, commuove tutti e riaccende la luce sulla marcia per i diritti promossa da Martin Luther King, mentre dopo otto nomination Alexandre Desplat, madre greca e padre francese vince a sorpresa l’Oscar per la colonna sonora per “Grand Budapest Hotel”.
L’Academy stringe il cuore in mondo visione con il momento In Memoriam, ma anno dopo anno continuano le gaffe: l’anno scorso rimasero fuori dall’omaggio Alain Resnais, citato quest’anno e il nostro Carlo Mazzacurati. Quest’anno le lacrime scendono per i tanti volti cari, da Lauren Bacall a Eli Wallach, passando per Gabriel Garcia-Marquez, Murakami, Bob Hoskins, Mickey Rooney fino a Robin Williams e Mike Nichols e se ci si commuove per la nostra Virna Lisi, dimenticare Francesco Rosi sembra una dimenticanza imperdonabile.
Il cinema tuttavia, non vive di soli attori e registi, l’anno passato hanno lasciato questa vita H.R. Giger, mago degli effetti speciali di Alien, il documentarista William Graves e Dick Smith, truccatore in noti film dell’orrore.
Meno sfarzo e più impegno sembra dire Hollywood da qualche anno, quel che è certo è che la macchina dei sogni continua a incollare allo schermo milioni di persone, bravo il conduttore, belle ed eleganti, chi più chi meno, le attrici, all’altezza gli ospiti…. anche Lady Gaga.
Di seguito tutti i premiati.
MIGLIOR FILM: Birdman
MIGLIOR REGIA: Alejandro González Iñárritu
MIGLIOR ATTORE: Eddie Redmayne
MIGLIOR ATTRICE: Julianne Moore
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: J.K. Simmons
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: Patricia Arquette
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Birdman
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: The Imitation Game
MIGLIOR FILM STRANIERO: Ida (Polonia)
MIGLIOR FILM ANIMAZIONE: Big Hero 6
MIGLIOR FOTOGRAFIA: Birdman
MIGLIOR SCENOGRAFIA: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR MONTAGGIO: Whiplash
MIGLIOR COLONNA SONORA: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR CANZONE: “Glory” da “Selma”
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: Interstellar
MIGLIOR SONORO: American Sniper
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO: Whiplash
MIGLIOR COSTUMI: Milena Canonero (Grand Budapest Hotel)
MIGLIOR TRUCCO: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR DOCUMENTARIO: CitizenFour
MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO: Crisis Hotline: Veterans Press 1
MIGLIOR CORTO: The Phone Call
MIGLIOR CORTO D’ANIMAZIONE: FEAST
Elena Miglietti
[Fonte Foto: corriere.it, eonline.com, vanityfair.it]
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