L’ultimo plenilunio estivo porta con sé il mistero della Sfinge, il mitico animale dal corpo di leone e dalla testa di vergine, che da sempre simboleggia l’enigma dell’uomo. Con il segno Vergine si chiude infatti il ciclo primaverile-estivo, mentre la forza della Notte cresce sensibilmente e con essa la coscienza sociale, la difficile uscita dallo
L’ultimo plenilunio estivo porta con sé il mistero della Sfinge, il mitico animale dal corpo di leone e dalla testa di vergine, che da sempre simboleggia l’enigma dell’uomo. Con il segno Vergine si chiude infatti il ciclo primaverile-estivo, mentre la forza della Notte cresce sensibilmente e con essa la coscienza sociale, la difficile uscita dallo stretto individualismo del Leone. Secondo il grande astrologo Dane Rudhyar, quello che l’uomo chiede alla Sfinge, dopo avere in Leone trovato la chiave dell’autoespressione emotiva, è una soluzione al problema della drammatizzazione di sé e della disillusione. La risposta è la purezza, la verginità. Quando si parla di purezza è bene far riferimento al significato chimico del termine, piuttosto che a quello etico, enfatizzato esageratamente dalla cultura cristiana. Puro significa privo di elementi estranei che potrebbero confliggere con il disegno specifico del destino individuale. Puro significa anche intatto, ovvero in possesso dell’intero potenziale vitale. Quando si pensa al segno della Vergine lo si associa automaticamente ai tratti maniacali di precisione, analisi, integrità, disciplina e ordine. I nati nel segno della Vergine sono forse gli unici a non abbandonarsi all’infantile orgoglio per l’appartenenza al proprio segno, come se avessero quasi un complesso di inferiorità dovuta alla pignoleria e alla grettezza che per primi essi stessi si attribuiscono. Ovviamente è un modo molto superficiale di guardare a questo segno complesso.
La Vergine è un segno statico e immobile: dopo la raccolta dei frutti, in estate, lo sforzo di garantire la loro conservazione è indispensabile. L’astrologa Lisa Morpurgo scrive che la lotta contro il deterioramento è una lotta contro la morte e dunque anche un rifiuto della vita stessa. La caduta della Luna in Vergine segnala proprio questa difficoltà ad accettare il liquido fluire del tempo, il bisogno di bloccarlo in un rigido presente immobile. L’attenzione al dettaglio tipica della Vergine è una forma di fissazione sulla realtà concreta e sul suo meccanismo fatto di regole. Ma fortunatamente la Notte cresce, e l’attenzione si rivolge progressivamente all’altro da sé, in un processo di ripolarizzazione emotiva che contiene la grande lezione del segno. Il segno della Vergine ci chiede di guardare al di là dell’individualità e di consacrarsi ad una dimensione più ampia e inclusiva. In altre parole la Sfinge ci suggerisce la purezza e la disidentificazione.
Questa importante tappa dello sviluppo umano rappresentato dal segno della Vergine è narrata simbolicamente nel mito di Ercole che conquista il cinto di Ippolita, regina delle Amazzoni. Nella sesta fatica astrologica, così come è riproposta nel testo Le fatiche di Ercole (Le-Fatiche-di-Ercole) di Alice A. Bailey, l’eroe è costretto a compensare un fallimento: uccide Ippolita per impossessarsi della cintura ricevuta da Venere, quando in realtà la regina amazzone voleva fargliene dono. Il brutale assassinio è dunque del tutto gratuito e inutile. Ercole si trova così a dover bilanciare la sua azione di morte con una di salvezza. Salva infatti Esione imprigionata nelle fauci di uno spaventoso mostro marino. Ercole ha ucciso chi lo amava ma anche salvato chi ne aveva bisogno. L’immagine conclusiva del ventre del mostro marino, come quella della caverna in cui viene catturato il leone della precedente fatica, indica la gestazione che è propria di qualunque processo creativo. Nel caso della Vergine, si tratta di proteggere e nutrire la realtà spirituale nascosta nella forma, fino a quando questa non potrà essere pienamente rivelata. In Vergine è presente la simbologia della Madre e del Bambino, fa la sua prima apparizione l’anima, chiamata dal Tibetano il figlio della mente. Non a caso il pianeta reggente del segno è Mercurio, l’energia mentale.
La cultura cristiana ci ha abituati all’idea di redenzione della materia, come nuova forma di sacrificio. I pagani sacrificavano animali sull’altare, i cristiani dovevano sacrificare la materia per redimerla: ecco che Ercole sacrifica Ippolita (una donna, dunque un corpo). Ma sbaglia. Il corpo non deve essere sacrificato in nome dell’anima, l’idea di redenzione deve essere superata. Il corpo è il veicolo di manifestazione dell’anima.
Nei giorni vicini al plenilunio e in tutto il mese della Vergine può essere utile meditare sul mantra del segno: Io sono la madre e il bambino. Sono Dio e sono la materia.
G.C.
[Fonti delle immagini: ilpuntozero.com, it.wikipedia.org, cassandraplanet.com, coscienzaetica.it, blog-it.theplanetarysystem.org]
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *