L’Osservatorio e Metodi per la Salute dell’università Milano Bicocca ha condotto e pubblicato nel 2015 lo studio “L’obesità infantile: un problema rilevante e di sanità pubblica” dal quale emerge un quadro non proprio confortante per quanto riguarda il Belpaese, regno della tanto osannata dieta Maditerranea. L’Italia risulta essere uno dei Paesi europei più colpiti dal
L’Osservatorio e Metodi per la Salute dell’università Milano Bicocca ha condotto e pubblicato nel 2015 lo studio “L’obesità infantile: un problema rilevante e di sanità pubblica” dal quale emerge un quadro non proprio confortante per quanto riguarda il Belpaese, regno della tanto osannata dieta Maditerranea. L’Italia risulta essere uno dei Paesi europei più colpiti dal fenomeno dell’obesità infantile tanto che la prevalenza di sovrappeso supera circa del 3% la media Europea, con un tasso di crescita pari a quello degli Stati Uniti.
In Italia le differenze geografiche sono un’importante variabile di analisi: la percentuale di bambini con disturbi alimentari raddoppia in Meridione, passando dall’8,2% del Nord al 15,2% del Sud. La Campania è la regione più colpita da questo fenomeno, dove il 50% dei bambini di dieci anni è in sovrappeso. Seguono Puglia, Molise, Abruzzo e Basilicata, con percentuali superiori al 40%.
I fattori che determinano l’obesità, andando oltre le problematiche di natura genetica, sono legati principalmente al contesto familiare e socio-economico e di conseguenza agli stili di vita.
Purtroppo risulta che 1 bambino su 10 salta la prima colazione mentre 3 su 10 la fanno, ma in maniera del tutto sbilanciata, esagerando con carboidrati o proteine.
2 bambini su 5 consumano quotidianamente bevande zuccherate e il 22% non mangia tutti i giorni frutta e verdura. Non va meglio con i legumi: solo un bambino su 5 li consuma 2 o 3 volta alla settimana mentre oltre il 30% consuma quotidianamente snack.
Anche il versante dell’attività fisica è poco confortante: un bambino su 6 non ha fatto attività fisica nel giorno precedente all’indagine e troppi – 1 su 3 – dichiarano di trascorrere più di 2 ore al giorno davanti al televisore o ai videogames.
Un quadro definitivo veramente poco confortante anche perché, prevenire l’obesità, significa
ridurre i costi sanitari ed economici a carico dell’individuo e soprattutto della società.
La famiglia, i pediatri, la scuola, i mass media, ma anche le società e le imprese produttrici di alimenti sono tra gli attori che dovrebbero maggiormente impegnarsi in questa azione preventiva accompagnando i bambini in una crescita sana ed equilibrata.
Mirko Ghiani
[Immagini da mammeoggi.it, osservatorioemetodiperlasalute.it, artinvest2000 e bimbisaniebelli.it]
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