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Nuove istruzioni di Swami dirette al nostro Spirito

Nuove istruzioni di Swami dirette al nostro Spirito

Dopo tanto tempo ritorno al Darshan di Anima Universale e soprattutto riprendo a documentare quanto ho visto, ascoltato e percepito durante la funzione domenicale. Un’assemblea presente, ma non numerosissima come solitamente è. Probabilmente ancora tanti in vacanza. Molti visi nuovi e diversi giovani zelanti, desiderosi di nettare divino. Il tutto è iniziato con un mantra

Dopo tanto tempo ritorno al Darshan di Anima Universale e soprattutto riprendo a documentare quanto ho visto, ascoltato e percepito durante la funzione domenicale.

Un’assemblea presente, ma non numerosissima come solitamente è. Probabilmente ancora tanti in vacanza. Molti visi nuovi e diversi giovani zelanti, desiderosi di nettare divino.

Il tutto è iniziato con un mantra che ha allineato i presenti focalizzandoli su Surya, il deva indiano del Sole che rappresenta la Luce di Dio: Om Suryaya Ridha Yaya Namah, traducibile in O Sole di Dio, ti invoco nel mio cuore). Poi si è passati alla recitazione della preghiera che Gesù ha insegnato, il Padre Nostro, espandendo la versione originale e spiegandone ogni verso. Un testo talmente intenso da volerlo riproporre in questa sede giacché pieno di sapienza: Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno di pace e di gioia per tutti gli esseri viventi, sia fatta la Tua volontà come nel cielo della mia mente e nella terra del mio corpo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, l’acqua pura e la Tua parola che ci salva. Padre, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci da ogni male visibile e invisibile, a noi conosciuto e non sconosciuto. Padre nostro, Tuo è il regno, Tua è la potenza, Tua è la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Settata dunque l’assemblea ad alte armoniche, Swami Roberto ha preso la parola, evidenziando da subito il suo intento: comunicare direttamente con lo Spirito dei presenti e non alla loro mente. A suo avviso, difatti, servono una spinta interiore, una motivazione importante e grande consapevolezza inerente all’Eternità, qualità che condividiamo con Dio. In un’altra lezione aveva, infatti, sottolineato come lo spirito di ciascun uomo è fatto della stessa sostanza di Dio, rivelazione trasformatrice, purificatrice della propria aura e liberatrice da ogni forma di illusione e prigionia della mente, e dal piano di esistenza materiale.

Stamani ha approfondito tale concetto facendo riferimento al crollo della torre di Siloe per cui avevano perso la vita diverse persone. Secondo la cultura del tempo, eventi tragici come questo, come oggi possono esserlo il crollo di un ponte, un grande incendio, un disastro meteorologico, rappresentavano l’intervento punitivo di Dio, era un modo attraverso cui il Padre dirigeva la Sua ira contro i peccatori che veniva castigati addirittura con la morte. Tale episodio e questa interpretazione fece discutere anche gli apostoli del Nazareno e Luca riporta l’episodio nel proprio Vangelo: 1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo [Vangelo di Luca (13, 1-5)].

Con tali parole, Gesù propone una nuova lettera dell’accaduto smentendo la calunnia, frutto della mentalità del tempo, legata all’immagine di un Dio censore che presiede un Tribunale e che come un cecchino mira i propri proiettili verso coloro che non sono allineati al suo pensiero. Gesù inizia a rivelare l’essenza d’amore di Dio che è tutt’altro che un killer assetato di vendetta. Le logiche di Dio sono lontane da quelle dell’uomo: per quest’ultimo spesso ancor oggi vige l’occhio per occhio, dente per dente. Dio è, invece, perdono, è speranza, è salvezza, è la vita, è la Verità. Lo stesso Gesù in più parti del Vangelo ribadisce questi concetti: «16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.» (Giovanni, 3, 16); «48 Io sono il pane della vita. 49 I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50 questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Giovanni, 6, 48-26); e «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno» (Giovanni, 11, 25-26); e ancora  «1 Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3 quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4 E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». (Giovanni, 14, 1-4). Tutto ciò dimostra che, in primis, il Padre è il Dio dei viventi e non dei morti e che soprattutto, tramite il figlio, conduce il nostro spirito immortale verso l’eternità.

Ritornando al passo di Luca, Swami Roberto evidenzia un problema di traduzione dall’ebraico. Gesù era un ebreo che si rivolgeva ad altri ebrei, per molti dei quali era un Rabbī, un maestro, e quindi non poteva esortarli a convertirsi, in quanto professavano la medesima religione. Quindi l’autentica risposta rivelatrice del Cristo è: Se non ritornerete [a coincidere con la verità di Dio], perirete tutti proprio come accadde ai coloro i quali morirono a causa del crollo della torre di Sìloe.

Il Maestro di Leinì quindi ha ricordato i presenti a non credere di essere quello che lo specchio riflette, giacché sono molto di più: lo spirito di ciascuno è eterno. Inoltre li ha esortati a ritornare a coincidere con la Verità di Dio che libera ognuno dai propri limiti umani, dalle proprie colpe e dalla grande illusione che proviene dal male, che fa credere a ciascuno di essere misero, impotente, inerme e soprattutto transeunte. Bisogna opporsi al rischio di cadere nelle grinfie di questa chimera, interiorizzando che lo spirito di ciascun uomo è partorito dalla mente di Dio e da tale è immerso nella Sua Eternità: per questo non potrà conoscere la morte, è eterno. Ritornare quindi a coincidere con la Verità di Dio, riconoscersi divini in quanto figli del Padre, fatti delle sostanza di Dio, diventa un volano che libera dalle catene dei bisogni materiali, dei desideri terreni e dal saṃsāra, il ciclo karmico di nascite e morti. La vera libertà sta in questa consapevolezza che ci alleggerisce dalle zavorre delle nostre paure e delle nostre preocupazioni, dai sensi di colpa, dalle ansie, da tutte le bugie limitanti che ci raccontiamo e che ci raccontano per non farci manifestare la pienezza del nostro essere. Aneliamo alla vera dimensione divina. Volgiamo i nostri occhi verso la Vera dimora. Riconosciamoci eterni e capaci di fare grandi cose.

Concludo con questa preghiera di Faustina Kowalska, in linea con tali discorsi: “O mio Dio, quanta pena mi fanno gli uomini che non credono nella vita eterna! Quanto prego per loro, affinché li investa il raggio della misericordia e Dio li stringa al [suo] seno paterno!”

Facciamoci investire dal raggio della Divina Misericordia, della Divina Madre e manteniamoci orientati verso la Luce di Dio Padre, ricorrendo alla preghiera, alla meditazione e alla contemplazione della bellezza.

Tanta ricchezza anche oggi. Il saluto dolce di Swami che è balsamo per me. Incontri importanti con anime belle, fra cui Marcello (che conosco da anni) e Andrea, appena conosciuto…

Annunziato Gentiluomo

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