I puritani di Fabio Ceresa, alla regia, e di Michele Mariotti, alla direzione musicale, conquistano Torino. In un’atmosfera sepolcrale, su un piano inclinato formato da lastre color argento e costellato di tombe da cui fuoriescono ombre spettrali, nere, che seguono l’infelice Elvira, il giovane regista Fabio Ceresa, coadiuvato dalle scenografie di Tiziano Santi, dai bellissimi costumi di Giuseppe Palella
I puritani di Fabio Ceresa, alla regia, e di Michele Mariotti, alla direzione musicale, conquistano Torino.
In un’atmosfera sepolcrale, su un piano inclinato formato da lastre color argento e costellato di tombe da cui fuoriescono ombre spettrali, nere, che seguono l’infelice Elvira, il giovane regista Fabio Ceresa, coadiuvato dalle scenografie di Tiziano Santi, dai bellissimi costumi di Giuseppe Palella e dalle luci spettrali di Marco Filibech, decide di ambientare la pièce di Bellini, muovendosi con cura, con passo “felpato” e in modo molto rispettoso della partitura musicale. Qui il tempo è relativizzato, ogni personaggio ne ha uno suo. E chi agisce sul palco sente una chiamata ultraterrena ma non può obbedire perché prima deve compiere le proprie cose terrene. Tra cui il perdono, dichiara Ceresa. Colpisce la presenza in profondità di una chiesa gotica, a cui poi viene sottratto il soffitto per nell’ultimo atto scomparire del tutto, proprio a seguire l’evoluzione della storia e a segnare la libertà, da qualsiasi gioco (le mura che blindano) dei due amanti che possono finalmente vivere il loro amore.
Senza nulla togliere agli altri che hanno partecipato alla realizzazione di questo allestimento, i protagonisti assoluti di questa versione de I puritani sono stati Olga Peretyatko (Elvira Valton) e il Maestro Michele Mariotti, a cui va tutto il nostro plauso.
Il soprano russo superbo, in particolare negli ultimi due atti. Vocalmente sempre precisa, è stata in scena una bambola e ha reso con una modalità personalissima, come regressione all’infanzia, la pazzia del personaggio di Elvira. Ha dominato la scena con eleganza, raffinatezza e verve scenica, esprimendo la luminosità del suo timbro in particolare nella celeberrima Qui la voce sua soave.
La direzione di Michele Mariotti è stata precisa, partecipata, raffinata, capace di affrontare magistralmente tutte le sfumature di colore dell’opera. Ha conquistato i presenti e ha dominato con sapienza e cura i suoi maestri che hanno dato prova di grande finezza e professionalità (CV).
Da segnalare comunque la bella vocalità del tenore Dmitry Korchak (Arturo Talbo) nonostante alcune imprecisioni negli acuti non ben appoggiati, e la sua notevole presenza scenica. In fine, buone le performance di Nicola Ulivieri (Sir Giorgio Valton, lo zio di Elvira) e di Samantha Korbey (Enrichetta di Francia).
Uno spettacolo nel complesso interessante…
Annunziato Gentiluomo
[Immagini: Ramella&Giannese ph.]
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