Mindfulness è un vocabolo inglese che si può tradurre come consapevolezza. Ma non è solo questo. Una migliore descrizione è quella che ne fa Jon kabat-Zinn, biologo molecolare e ideatore del programma MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction). Egli afferma che «Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: a) con intenzione, b) al momento
Mindfulness è un vocabolo inglese che si può tradurre come consapevolezza. Ma non è solo questo. Una migliore descrizione è quella che ne fa Jon kabat-Zinn, biologo molecolare e ideatore del programma MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction). Egli afferma che «Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: a) con intenzione, b) al momento presente, c)in modo non giudicante». Non è quindi una semplice tecnica di rilassamento.Si tratta di una pratica, che deriva ed è basata sulla meditazione del buddhismo classico. Uno degli scopi di questo approccio è imparare a non respingere ciò che riteniamo negativo per la nostra vita. Stare con quello che c’è, in modo accogliente ma non passivo. L’esercizio della consapevolezza è un grande strumento al servizio del benessere, tant’è che Kabat Zinn, professore della University of Massachusetts, ha riscontrato grandi favori sia in ambito medico che psicoterapeutico. L’utilizzo del protocollo MBSR si sta diffondendo molto e i suoi benefici sono ormai riconosciuti. Si comincia a considerarne le potenzialità anche nel campo educativo e organizzativo. Potremmo affermare che la pratica della mindfulness non risponde al “cosa” ma al “come”. Come si affrontano la vita nel suo insieme, momento per momento, pienamente presenti e in un atteggiamento di apertura e accoglienza. Avremo modo di approfondire ancora questo tema, che ha molti risvolti pratici ed è al centro di interessanti esperienze in ambito medico. Vi lascio infine con una poesia scritta proprio da Jon Kabat-Zinn:
Hai mai fatto l’esperienza di fermarti del tutto,
di essere così totalmente nel tuo corpo,
di essere così totalmente nella tua vita
che quel che già sapevi e quello che non sai,
e quel ch’è stato e quel che ancora dev’essere,
e le cose come stanno proprio ora
non ti danno neanche un filo d’ansia o disaccordo?
Sarebbe un momento di presenza totale,
al di là della lotta, al di là della mera accettazione,
al di là della voglia di scappare o sistemar le cose o tuffarcisi dentro a testa bassa:
un momento di puro essere, fuori dal tempo,
un momento di pura vista, pura percezione,
un momento nel quale la vita si limita a essere,
e quell’”essere” ti prende, ti afferra con tutti i sensi,
tutti i ricordi, fin dentro i geni,
in ciò che più ami,
e ti dice: benvenuto a casa.
(immagine ldatd.on.ca)
Chiara Trompetto
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