Quando a distanza di vent’anni una voce è ancora viva nell’immaginario di tutti, quando uno stile resta e con esso il ricordo di interpretazioni intense, talmente tanto da essere ancora riferimento, icona, allora quella persona cui tutto questo fa capo, non è morta. Sia santificato il potere della musica di rendere perpetue alcune sue figure
Quando a distanza di vent’anni una voce è ancora viva nell’immaginario di tutti, quando uno stile resta e con esso il ricordo di interpretazioni intense, talmente tanto da essere ancora riferimento, icona, allora quella persona cui tutto questo fa capo, non è morta.
Sia santificato il potere della musica di rendere perpetue alcune sue figure chiave, come Mia Martini, anima triste del pop italiano, feroce artista che ha graffiato con la sua arte unica e irripetibile gli anni della sua miglior carriera, regalando a noi, orecchie predisposte, armonie balsamiche per la mente e per l’anima.
Non interessa a queste righe continuare a piangere la sua dipartita vent’anni fa, al contrario piace celebrare la sua esistenza, singolare, dura, travagliata, ma capace di punte di una tale poesia, da non lasciare spazio al rimpianto, perché rimpiangere Mia Martini significherebbe negarle il privilegio più grande che ci ha donato, la sua musica.
Panegirico.
Sia!
Resta il patrimonio delle sue canzoni più belle, da quell‘Almeno tu nell’Universo, cantato a pugni alzati a San Remo nel 1989, cui faranno seguito La nevicata del ’56, Gli Uomini non cambiano e quel capolavoro scritto da Enzo Granianiello e cantato con Roberto Murolo: Cu’mme quattro minuti di un’intensità irripetibile.
Anima candida e travagliata, nella vita di Mia Martini esistono un prima e un dopo, esiste una decisione forte di prendere e andare via, quella meraviglia rivoluzionaria che trasuda dalle parole di Minuetto, scritta per lei da Franco Califano, canzone d’amore che qualcuno ha definito “un pezzo pregiato di sartoria artigianale”. È tutto lì, in quelle parole che nella loro verità sono uno schiaffo alla società piccolo borghese, cantate meravigliosamente nella sua assoluta autenticità: “E vieni a casa mia, quando vuoi, nelle notti più che mai / dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi”.
Panegirico.
Sia!
Elena Miglietti
[Fonte Immagini: google immagini, themusik.org]
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