Lungamente attesa, La Gioconda di Amilcare Ponchielli, assente dal Teatro Municipale di Piacenza da 57 anni è tornata sul palco venerdì 16 marzo e domenica 18 marzo 2018, proprio nell’anno del centenario della scomparsa del librettista Arrigo Boito. Cristina Ferrari, direttrice artistica della Fondazione Teatri di Piacenza, ha portato il debutto nell’opera di due cantanti di rilievo, Saioa Hernandez e
Lungamente attesa, La Gioconda di Amilcare Ponchielli, assente dal Teatro Municipale di Piacenza da 57 anni è tornata sul palco venerdì 16 marzo e domenica 18 marzo 2018, proprio nell’anno del centenario della scomparsa del librettista Arrigo Boito. Cristina Ferrari, direttrice artistica della Fondazione Teatri di Piacenza, ha portato il debutto nell’opera di due cantanti di rilievo, Saioa Hernandez e Francesco Meli e con essi artisti di buon livello al fianco dei protagonisti, senza dimenticare una messa in scena completamente nuova. Nelle scenografie domina l’elemento acqua, naturale e singolare, trattandosi di opera di soggetto veneziano. La regia di Federico Bertolani ha concentrato la sua attenzione in modo particolare soprattutto sulle dinamiche, i costumi di Valeria Donata Bettella sono curati e ben disegnati, le luci di Fiammetta Baldiserri e le scene di Andrea Belli piuttosto interessanti. Vocalmente la Gioconda è molto impegnativa e richiede ai cantanti qualità vocali e musicali non indifferenti. Tutti hanno superato brillantemente la prova: dalle parte leggere del piacentino Simone Tansini e Lorenzo Izzo per passare a Nicolò Donini e Graziano Dallavalle. Sicura e convincente Agostina Smimmero nella parte della Cieca, ha fatto emergere una voce scura un po’ artificiosa nel registro medio-grave, apprezzabile al pari della timbrica. Discreta capacità scenica ed interpretativa da parte del basso Giacomo Prestia, unita a una notevole padronanza scenica. Il baritono romeno Sebastian Catana ha interpretato la figura di Barnaba con efficacia e sicura intonazione e si è distinto per una buona voce e un timbro puramente baritonale, anche se non sempre nitido.. I tre mattatori della serata sono state la soprano Saioa Hernandez (Gioconda), l’altra soprano Anna Maria Chiuri (questa volta nel ruolo di mezzosoprano) ed il tenore Francesco Meli. Saioa Hernandez, dopo un inizio bloccato e poco coinvolgente, ha intensificato la sua interpretazione dal secondo atto in un progressivo crescendo sempre più convincente per culminare nel quarto atto con il suicidio e l’intenso finale che ha messo in risalto la sua tenuta e la sua grande preparazione tecnica. La sua voce bella e vigorosa, che non s’increspa pur nelle difficili espansioni, viene posta con grazia e sicurezza e raggiunge l’apice nel drammatico. Francesco Meli, con la sua vocalità elegante e densa di partecipazione, ha dimostrato la sua forza nelle parti liriche. La facilità degli acuti, la chiarezza della voce, squillante ed armonica, dove ogni parola viene scandita ed una ragguardevole maturità artistica lo fanno meritatamente una star mondiale con riconosciuto merito. Applausi interminabili al termine ed un’autentica ovazione lo hanno salutato al termine della celebre romanza “Cielo e mare”. Anna Maria Chiuri ha gestito con musicalità e tecnica notevoli un registro acuto piuttosto impegnato. Buone le interpretazioni di Graziano Dellavalle, Nicolò Donnini, Lorenzo Izzo e Simone Tansini nella parti di regatanti, cantori, servitori. Il Maestro Daniele Callegari ha diretto con polso fermo una partitura complessa, che alterna momenti di eclatante sonorità ad altri intimi e più dimessi. L’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna ha suonato correttamente, apprezzabili anche il Coro del Teatro Municipale Piacenza diretto da Corrado Casati e le voci bianche del Coro Farnesiano diretto da Mario Pigazzini e la Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei che ha curato anche le coreografie. Un’opera di successo, da aggiungere alla ricca collana della Fondazione Teatri di Piacenza che ha realizzato l’evento in collaborazione con le Fondazioni dei teatri di Modena e di Reggio Emilia. Altissimo il livello dell’esecuzione, coinvolgente la musica ideata e scritta da un compositore professore con grandi doti di orchestratore, preziosa e raffinata la timbrica, valorizzata dall’indiscussa professionalità del maestro Daniele Callegari, probabilmente il miglior interprete di Ponchielli in ambito mondiale, che ha diretto con notevole acume musicale l’orchestra regionale dell’Emilia Romagna, suscitando effetti di straordinaria bellezza. La musica dell’autore cremonese evidenzia un lirismo con marcata vena romantica e influssi crepuscolari. La sua opera è impregnata di un pessimismo che non rattrista, ma coinvolge e trascina in spazi poetici molto attraenti. Ponchielli rimane un autore un po’ misterioso e ancora da scoprire nella sua profondità e nella sua personalità, anche perché del suo repertorio di opere La Gioconda è l’unica che è stata prodotta e rappresentata. Nell’opera viene celebrato l’amore, la cattiveria umana, la passione ed il sacrificio. L’impegno è molto ben distribuito fra coro, orchestra, canto e balletto. Il balletto si esibisce nella “Danza delle ore”, scenograficamente interessante e ben interpretata dalla compagnia Artemis Danza di Monica Casadei.
Odette Alloati
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *