Incontro Matteo Anselmi a latere di un reading in cui si parla di malattia. Lui è reduce da un importante cimento come regista del Nabucco a Livorno e con divertita leggerezza concede questa intervista che provo a condurre in forma didascalica, come merita questo giovane signore del teatro. Matteo, come mai hai deciso di fare
Incontro Matteo Anselmi a latere di un reading in cui si parla di malattia. Lui è reduce da un importante cimento come regista del Nabucco a Livorno e con divertita leggerezza concede questa intervista che provo a condurre in forma didascalica, come merita questo giovane signore del teatro.
Matteo, come mai hai deciso di fare il mestiere dell’attore?
Non lo so, credo di aver deciso con una buona dose di incoscienza ed emotività. Purtroppo a causa della febbre, saltai il primo saggio alle scuole elementari. Feci di tutto per andare, con mia madre che cercava di spiegarmi che ci sarebbero state altre occasioni. Forse mi sono ricordato di quel momento, colgo le occasioni.
Quale è stato il tuo percorso di formazione?
Ho studiato molto perché, quando ho iniziato al Liceo Teatro Nuovo di Torino, avevo in testa tutto tranne che andare bene a scuola. Poi ho capito quale sarebbe stato il mio percorso e sono diventato un grande ammiratore di coloro che curano i particolari nelle loro professioni. Ho pensato che se volevo fare strada l’unica via era continuare a studiare. Così ho deciso, dopo il liceo e qualche esperienza lavorativa nel settore, di fare l’audizione per l’Accademia del Teatro Stabile.
A chi ti ispiri?
Mi ispiro a quelli bravi chiaramente: Di Caprio è quello che riesce sempre a convincermi più degli altri. Tuttavia mi ispiro anche a non attori: sono innamorato delle capacità gestionali e comunicative di José Mourinho.
Quali personaggi ami interpretare?
Mi piacciono i personaggi che riservano sempre più risvolti, quelli con più sfumature perché si avvicinano maggiormente a qualcosa di molto simile alla realtà.
Quale obiettivo ti prefiggi per il tuo futuro?
Vorrei realizzare il film di Independiente Sporting tratto dal libro di Mauro Berruto e so che prima o poi lo faremo. Quindi vorrei dirigere un teatro con Birnbaum, la mia compagnia.
Scegli, cinema o teatro?
Non scelgo.
La preparazione di un personaggio richiede silenzio o rumore, magari musica? Se sì quale?
Silenzio prima dello spettacolo, Musica, durante le prove. Musica di tutti i generi, sicuramente quella che possa ispirare qualcosa di utile. Ultimamente ascolto molto i Moderat.
Il tempo della chiacchierata con Matteo scorre con aneddoti legati al suo lavoro e qualche bella storia sui suoi ultimi successi, tra cui Macbeth #homoinstabilis, uno spettacolo tra prosa, lirica e arti visive, di cui ha curato la regia con l’amico e collega Giuseppe Raimondo. Un’esperienza originale che speriamo di trovare nel circuito teatrale italiano quanto prima. Per vedere Matteo all’opera, se a dicembre vi trovate a passare da Torino, non lesinate una serata al Teatro Gioiello con il divertente e godibilissimo Forbici Follia.
Ah, Matteo è un appassionato interista, ma di questo, forse, parleremo un giorno nelle nostre pagine sportive.
Elena Miglietti
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