La celebre affermazione del critico d’arte Louis Vauxcelles, entrando nell’ottava sala del Salon d’Automne di Parigi, dove esponevano Henri Matisse insieme ai suoi compagni, risuona ancora oggi nell’immaginario collettivo e nelle menti di chi sa apprezzare lo sforzo dei Fauvistes, di irrompere con la loro rivoluzione, in una modernità di cui ancora oggi siamo debitori.
La celebre affermazione del critico d’arte Louis Vauxcelles, entrando nell’ottava sala del Salon d’Automne di Parigi, dove esponevano Henri Matisse insieme ai suoi compagni, risuona ancora oggi nell’immaginario collettivo e nelle menti di chi sa apprezzare lo sforzo dei Fauvistes, di irrompere con la loro rivoluzione, in una modernità di cui ancora oggi siamo debitori. Fauves, bestie. Mai un termine così dispregiativo come questo riuscì a fare la fortuna di un gruppo o di un movimento artistico. Non si può effettivamente nonché oggettivamente dar torto all’espressione di Vauxscelles. Al centro di quell’ottava sala una statua donatelliana, espressione di pura eleganza alto rinascimentale, veniva letteralmente violentata dall’affermazione cieca dei colori aggressivi, piatti e intensi dei dipinti matissiani. Un’espressione e non più un’impressione. Un passo gargantuesco che segnerà un vero e proprio diaframma tra la pittura oggettiva ed estetizzante e una pittura molto più intimista, implicita, potente e soggettiva; in una parola: astratta.
Con la rassegna, presente fino al 15 maggio a Palazzo Chiablese di Torino, sito in Piazza S. Giovanni, 2, curata da Cécile Debray, conservatore del Centre Pompidou, intitolata Matisse e il suo tempo, organizzata da 24 ORE Cultura, Arthemia Group e Centre Pompidou di Parigi, è possibile approcciarsi alla figura del grande maestro francese con estrema chiarezza ed eclatante sorpresa. Scorrere lo sguardo tra le varie opere del maestro e dei suoi più importanti compagni di lavoro, permette infatti al visitatore di acquisire un ritratto totalizzante e completo del pittore fauvista, mettendo in risalto non solo le sue doti pittoriche, ma anche scultoree e soprattutto grafiche. I dipinti, le sculture bronzee e i vari disegni preparatori accompagnano il visitatore in un viaggio spettacolare. Un viaggio che prima di tutti fu percorso dallo stesso Matisse, alla ricerca della sua più grande ambizione: la coesione primordiale e pura della linea, della figura e del colore dai riflessi profondamente intimi. Il tutto stagliato in un ambiente così totale da assorbire completamente, in modo quasi anestetizzante, le composizioni e le emozione disegnate e scolpite.
Altro importante obbiettivo della rassegna è quello di inquadrare le opere dell’iniziatore del Fauvismo attraverso il contesto delle sue amicizie e degli scambi artistici con i suoi compagni di viaggio: i suoi amici pittori. A Palazzo Chiablese, così, l’esperienza artistica di Matisse, testimoniata da ben cinquanta opere, viene accompagnata da altri quarantasette capolavori di artisti a lui contemporanei, con cui intrattenne proficui scambi di idee e di ispirazioni: Picasso, Braque, Marquet, Derain, Modigliani, Mirò e Léger tra i più importanti. Il tutto dà vita nelle sale che si susseguono ininterrotte, ad un intenso e continuo dialogo tra alcuni dei più grandi maestri figurativi della prima metà del XX secolo.
La suddivisione della mostra, in dieci sezioni, illustra con cura e secondo un ordine cronologico, il percorso artistico del maestro: dai suoi esordi con l’amico pittore Gustave Moreau fino alla sua morte negli anni Sessanta e alle sue carte dipinte e colorate (découpage), passando per le sperimentazioni con i condiscepoli dell’atelier di Gustave Moreau all’École des Beaux Arts e la sua consacrazione con la nascita del Fauvisme dopo il soggiorno nel Midi, a Coilloure, nell’estate del 1905.
Altro tema ricorrente nell’arte matissiana e presente il mostra è quello della figura femminile, vissuto come banco di prova per le sue ambizioni grafiche e le sue sperimentazioni analitiche sulla linea e le sue miriadi implicazioni. Ecco allora la serie delle odalische, come quella in pantaloni rossi del 1921, il celebre nudo bronzeo La Serpentina del Kunst Museum di Copenaghen e la Bagnante del MoMA di New York. Opere che costituiscono l’apice della sperimentazione fauvista, nelle loro fluttuanti posizioni dei corpi capaci di trasmettere l’eclatante potenza espressiva di un’arte incandescente nonché fusa nei canali sensoriali di un visitatore sempre più costretto a fare della sua più profonda soggettività, la sua migliore audio guida.
Alessandro Donzel
[Fonte delle immagini: mostramatisse.it – Henri Matisse Autoritratto 1900; Pont Saint-Michel 1900 ca.; Lorette con tazza di caffè 1917]
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