Al Teatro Regio di Torino, a trent’anni dalle stragi di mafia di Capaci e di Via d’Amelio, è andato in scena venerdì e sabato 28 maggio in prima assoluta – il racconto in musica Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti, una coproduzione che vede uniti, nel segno della memoria del giudice Giovanni Falcone e del giudice Paolo Borsellino,
Al Teatro Regio di Torino, a trent’anni dalle stragi di mafia di Capaci e di Via d’Amelio, è andato in scena venerdì e sabato 28 maggio in prima assoluta – il racconto in musica Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti, una coproduzione che vede uniti, nel segno della memoria del giudice Giovanni Falcone e del giudice Paolo Borsellino, il Teatro Regio di Torino, il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, la Fondazione per la Cultura Torino – MITO Settembre Musica e il Teatro Massimo di Palermo.
Circa 80 minuti di musica intensa e non sempre di facile ascolto composta da Marco Tutino, partitura che ha richiesto al maestro Alessandro Cadario un lavoro estenuante che ha portato a termine con precisione e attenzione, dirigendo l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio, istruito dal maestro Andrea Secchi, con cura e maestria.
Dal punto di vista drammaturgico e registico, quello di Emanuela Giordano (diviso in Le Stragi, La Reazione e Il Presente) risulta essere uno spettacolo carente, costellato da luoghi comuni e da una retorica politica obsoleta, dove il ritornello I giovani devono sapere perdeva di efficacia e diveniva pleonastico. Forse la parte più interessante sono stati i video originali (a cura di Pierfrancesco Li Donni e Matteo Gherardini) carenti però di un reale e ben realizzato montaggio.
Non sempre efficaci gli attori del Piccolo Teatro di Milano – Jonathan Lazzini, Anna Manella, Marco Mavaracchio, Francesca Osso e Simone Tudda – da cui ci si aspettava una performance più avvincente: monotono il loro incedere e scontate le variazioni di modularità vocale.
L’unico vero raggio di luce della serata è stata il soprano Maria Teresa Leva, dotata di una voce importante, piena ed estesa, un timbro di rara bellezza, una tecnica ineccepibile e dei filati da lasciare a bocca aperta. Nelle due arie che ha eseguito – Libera me con testo di Vincenzo Consolo e Non mi lassari sulu con testo di Ignazio Buttitta, la Leva resettava l’energia del teatro, portandolo ad armoniche divine. Nella prima gli slanci vocali del soprano sono ricchi dell’ardente passione della preghiera più sentita mentre nella seconda l’invocazione accorata e intima in dialetto, scandita con delicatezza dalla cantante, cela un imponente richiamo alla fraternità. Non si poteva scegliere interprete migliore per un tal canto elegiaco e denso di sfumature.
Buona la prova del Coro del Teatro Regio che sostiene la solista e che esegue coerentemente e in modo compatto e preciso Cosa resta di noi, il cui testo è firmato da Emanuela Giordano, dove si canta l’eredità dei giusti.
Reputo sia fondamentale fare divulgazione della nostra storia ed educare alla legalità, evidenziando l’attuale potere delle Mafie; necessario ricordare Paolo Borsellino che, dopo la morte di Giovanni Falcone, denuncia l’isolamento in cui era stato lasciato l’amico; importante non dimenticare l’orrore, la paura, il senso di sconfitta, lo sgomento di un intero paese, la morte della speranza, l’Italia in lutto: questo emerge con forte intensità. Ma è il come a fare la differenza.
Nel caso di Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti, l’alto valore sociale ed educativo di tale spettacolo è stato oscurato dalla retorica: che peccato!
Per chi fosse comunque interessato, si segnala che lo spettacolo sarà replicato al Teatro Strehler di Milano il 28 giugno e al Teatro Massimo di Palermo il 19 luglio.
Annunziato Gentiluomo
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