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“Ma sono mille papaveri rossi…” e l’ultimo secolo della nostra storia

“Ma sono mille papaveri rossi…” e l’ultimo secolo della nostra storia

Quello che si è consumato ieri sera al Teatro Carignano di Torino è stato veramente un bello spettacolo. Non dovevamo esserci, ma una serie di casi fortuiti vi ci hanno condotto, come se si trattasse di un appuntamento a cui non potevamo mancare. Per la strada, in un bar, l’incontro con Eugenio del gruppo Eugenio

carignano piazzaQuello che si è consumato ieri sera al Teatro Carignano di Torino è stato veramente un bello spettacolo. Non dovevamo esserci, ma una serie di casi fortuiti vi ci hanno condotto, come se si trattasse di un appuntamento a cui non potevamo mancare.
Per la strada, in un bar, l’incontro con Eugenio del gruppo Eugenio in via di gioia che avevamo già conosciuto allo scorso TGLFF. Ci si riconosce intuitivamente e poi immediatamente si ricostruisce il tutto. Sorprendente! Ci ha voluto far ascoltare Emilia, un testo di denuncia sul potere dei media interpretato con grande personalità in piazza Carignano.

E poi entriamo nel bellissimo teatro salotto del capoluogo piemontese. Le luci si spengono e la scena viene mille_papaveri_rossi_nella_foto_bruno_maria_ferraro_e_massimo_germinioccupata da tre soggetti. Bruno Maria Ferraro, canto, voce recitante; Massimo Germini, chitarra; e Patrizia Pozzi, attrice bambina. Ed ha inizio, con uno sfondo video sempre cambiante, Ma sono mille papaveri rossi. La canzone d’autore racconta…, uno spettacolo lirico e a tratti commovente ideato e diretto da Ivana Ferri.

Si tratta di un recital di un’ora, in cui il racconto, che rilegge la storia degli ultimi cento anni ferraro1del nostro paese, fa da collante tra le canzoni di Fabrizio De André, Ivano FossatiFrancesco De GregoriRoberto VecchioniGiorgio GaberDaniele SilvestriLucio Dalla.

Apre le danze La guerra di Piero di De Andrè col tema della guerra, del primo conflitto mondiale che tanti danni recò all’Italia non pronta per un’impresa così onerosa. Con lo sfondo del dispiegarsi dell’episodio bellico, la nascita della nonna Susanna, punto di riferimento fondamentale per il cantastorie. Dalle sue parole stillano stima e amore verso questa donna che tanto gli ha insegnato e che è ancora presente fortemente nella sua vita.

E dalla prima si passa alla Seconda Guerra Mondiale col nonno Giovanni partigiano, con due gemelle come figlie, una di queste Maria, prima punita, all’età di tredici anni, dalla SS per una risposta dissacrante, e poi uccisa, un paio di anni dopo, durante i primi momenti della Liberazione dai tedeschi mentre andava felice in bicicletta. Una tragedia in mezzo alle tante di quel duro periodo.
Poi gli anni Cinquanta e Sessanta, il telefono, la televisione, la ripresa, i moti del Sessantotto, l’emancipazione femminile. E quindi gli anni Settanta in cui ancora gli ideali politici erano determinati e la partecipazione era alta. Tutto era chiaro e si agiva per il bene comune…

E seguono gli anni Ottanta e Novanta e il mutamento sociale, e le donne del nostro cantastorie, tre le più importanti fra cui Francesca che oggi è sua moglie. In un momento delicato, quando la stava perdendo, ricorda la definizione che sua nonna gli aveva dato del nemico, ovvero colui che perde perché non sa cercare, e finalmente ne capisce il senso. Il nemico è quella parte di noi che ha paura, che non osa, che si nasconde. Riesce a riconquistarla per costruire quell’amore che ancora oggi lo nutre.

E mentre si affacciano i cellulari e i nuovi media, dal servizio di un ritrovamento di un corpo dei primi del Novecento, fa breccia il ricordo di un amore che è durato un secolo e che ha legato Nonna Susanna all’amico d’infanzia Piero Rametti, detto Pierino, disperso per le montagne. E dopo la morte dell’amata nonna, la scoperta di centinaia di lettere che lei gli scrisse e attraverso le quali nutriva la loro relazione e il suo ricordo.

Nostalgia, partecipazione politica, il sogno dell’ideale comunista, gli amori e la nostra storia…

mentre si consumano Il bacio sulla bocca e Sempre per sempre di Fossati e per poi concludere con Bene di De Gregori.

E siamo tornati a casa sognando un sogno, con melodie intense e ben interpretate, con la voglia di fare e di vivere pienamente il nostro oggi.
Annunziato Gentiluomo e Gianna Cannì

[Fonti delle immagini: saporidelpiemonte.net (copertina), farm8.staticflickr.com]

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