Può capitare, ascoltando una canzone, di imbattersi in una voce che ti lasci senza fiato. Una canzone bella, dove però è l’interpretazione a colpire, a stimolare la voglia di approfondire la conoscenza dell’artista in questione. Così scopro l’esistenza di LP, grazie a un passaggio in radio e a shazam attivato prontamente. Perché dalle prima parole
Può capitare, ascoltando una canzone, di imbattersi in una voce che ti lasci senza fiato. Una canzone bella, dove però è l’interpretazione a colpire, a stimolare la voglia di approfondire la conoscenza dell’artista in questione. Così scopro l’esistenza di LP, grazie a un passaggio in radio e a shazam attivato prontamente. Perché dalle prima parole pronunciate da Laura Pergolizzi (questo il vero nome di LP, americana dalle innegabili origini italiche) in “Lost on you” si capisce che siamo lontani, lontanissimi da ogni prodotto o tentativo di canzonetta estiva: “When you get older, plainer, saner
Will you remember all the danger we came from?” recita l’incipit. La distanza con qualsiasi altra cantante pop è evidente, la maturità delle parole e della sua voce è innegabile; quando poi scopro la sua immagine, rimango ancora più affascinato, perché mi ricorda più Bob Dylan che Lady Gaga. E allora penso che, forse, questo le abbia inspiegabilmente impedito di avere successo fino ad oggi, ma che le abbia comuque dato modo di affermarsi, viste le innegabili doti, come autrice per Rihanna, Christina Aguilera e Cher Lloyd (Sia Furler docet).
Gavetta alle spalle, ora che è over 30, omosessuale dichiarata, LP può permettersi di essere diretta ed esplicita grazie alla sua intimità folk che accompagna una pregiata anima pop-rock.
È molto facile perdersi in “Lost on you”, grazie alle sue atmosfere graffianti ma rarefatte, si viene trasportati da una voce calda, a tratti nasale e dal timbro unico. Ora che il suo Ep “Death Valley” è in vendita in tutti i principali store digitali, LP è in giro per il mondo in promozione, con un passaggio in Italia al Coca Cola Summer Festival.
Scommetto che ne sentiremo ancora parlare.
Mirko Ghiani
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