Domenica 26 marzo al Teatro Santa Giulia di Torino è stata messa in scena la rappresentazione in unico atto di “Lettere di un amore americano“, ottanta minuti di spettacolo coinvolgente, ben recitato e di piacevole ascolto. La regia è stata curata da Sandro Calabrò, con Giorgio Fissore come aiuto regia, Dorella Apa assistente alla regia, Rosita
Domenica 26 marzo al Teatro Santa Giulia di Torino è stata messa in scena la rappresentazione in unico atto di “Lettere di un amore americano“, ottanta minuti di spettacolo coinvolgente, ben recitato e di piacevole ascolto. La regia è stata curata da Sandro Calabrò, con Giorgio Fissore come aiuto regia, Dorella Apa assistente alla regia, Rosita Ginger Mezzela alle scenografie. Un palco essenziale ma completo nelle sue esigenze rappresentative: un divano “trasformista” che cambia colore ad ogni scena, un comodino e degli arredi scarni sul fondo. I costumi dei personaggi sono “accordati” con i colori della scena, un espediente scenico interessante, curioso ed efficace come rinforzo emotivo e visivo. Ogni scena richiama un colore, a raccontare quattro differenti storie americane, di cui un ambientata a fine Ottocento e le altre nella prima metà del Novecento. Protagonisti del racconto sono personaggi, più precisamente donne, vittime di amori impossibili o immaginari, le cui vite sono accomunate da un destino di solitudine, anche se ciascuna, a modo suo, è unica ed irripetibile. Quattro scene, quattro storie diverse. “Una lettera d’amore” di Lord Byron, interpretata da Mariagrazia Graziano, Tiziana Romano, Arianna Zucco e Paolo Agazzi. “La lunga permanenza interrotta” con Piero Ribiscini, Franco Scoppa, Malvyna Lasepo, Alex Bar, Riccardo Battaglia, Gianni Comite, Gianluca Mellia. “Saluti da Bertha” con Maria Elvira Rao, Michela Vitale, Sabrina Morrone, Giorgio Pansa, Serena Attanasio, Pia Molinari, Flavia Moschetto. “Ritratto di Madonna” con Sandra Pecoraro, Paolo Agazzi, Alberto Palma, Antonello Driutti, Paola Di Bernardo, Sandro Calabrò, Guido Traversa, Matteo Paradiso, Cesare Succo. Un divanetto azzurro nella prima scena: un incontro fugace, scandito dalle parole di una lettera, delicato, impercettibile, onirico, un eroe poeta venuto dal mare. Rosso il divano della scena successiva, a rappresentare un amore passionale, soffocato nel disincanto di un bordello. Rosa quella che segue, rappresentata da un colore simbolo del femminile. Rosa, riferito forse ad un affetto caro all’autore, a raccontare che la bellezza dimora in ciò che è fragile e caduco. Infine, gialla l’ultima scena, ad evocare l’estate, con le sue luci ed il suo calore, a ricordare un amore appassionato ed intenso, la cui interprete, ottuagenaria, lascia il pubblico estasiato per la disinvoltura e leggerezza con cui padroneggia la scena ed interpreta il personaggio che rappresenta. Struggenti i finali di ciascuna storia, ad accompagnare le quattro donne a conclusione delle loro esistenze. Uno spettacolo brillante, che coinvolge e fa riflettere, che incuriosisce e che diverte, quattro piacevoli storie, narrate con disinvoltura e leggerezza.
Odette Alloati
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