Habitat Pubblico prosegue con due compatte e dense performance ispirate a testi di Ovidio e Juan de la Cruz, interpretate dalla grazia e dalla potenza di Valentina Barbarini e Sandra Soncini, al Lenz Teatro di Parma (in via Pasubio 3/e), da oggi al 28 marzo alle ore 21. Un’inquietante e bellissima Valentina Barbarini, creatura silvana o marziana o
Habitat Pubblico prosegue con due compatte e dense performance ispirate a testi di Ovidio e Juan de la Cruz, interpretate dalla grazia e dalla potenza di Valentina Barbarini e Sandra Soncini, al Lenz Teatro di Parma (in via Pasubio 3/e), da oggi al 28 marzo alle ore 21.
Un’inquietante e bellissima Valentina Barbarini, creatura silvana o marziana o tutte e due… la parola riverbera come un borbottio di vulcano, mitica e lontana… ricorda la fragilità della natura e la sua forza arcana. L’autorevole critico teatrale Rossella Battisti, sulle pagine de L’Unità, tratteggia così Daphne_You must be my tree, performance che, in dittico con Fábrica Negra, chiude la sezione Corpo poetico del progetto annuale di Lenz Fondazione Habitat Pubblico.
Daphne_You must be my tree costituisce uno dei dodici paragrafi di Radical Change, scrittura performativa da Le Metamorfosi di Ovidio. La storia mitologica della ninfa Dafne, dedita al piacere del la caccia ma turbata dal desiderio amoroso di Apollo, viene riletta attraverso un segmento performativo che mette al centro della drammaturgia il rapporto esclusivo con la materia legno, simbolo della metamorfosi della ninfa in albero. Se la vicenda mitologica narra infatti che la graziosa ninfa fuggì da Apollo e fu trasformata in un albero d’alloro dopo la sua preghiera al fiume Peneo (suo padre), la performance presenta la ninfa come una giovane bionda iconica, memoria delle giovani donne dei film di Jean-Luc Godard. Se la drammaturgia si fonda sul rapporto esclusivo ed unico con la materia-legno, i gesti e le microazioni sacrificali sono strutturate in un ambiente scenico estremamente semplificato: la giovane ninfa bionda entra in scena con una valigetta maschile che conserva al suo interno, come un documento segreto, la preghiera che rivolgerà al padre Peneo per sfuggire al desiderio amoroso di Apollo. Le sue mani, già pronte alla preghiera, costruiscono tramite i pezzetti di legno un altare corporeo per annunciare l’imminente atto metamorfico che le sarà presto concesso, suggerisce Maria Federica Maestri, che di questa opera, presentata in numerosi festival internazionali, ha curato installazione e regia.
Fábrica Negra, da testi poetici di Juan de la Cruz, vede in scena Sandra Soncini. Un corpo femminile penetra lo spazio della Grande Sala pregna dei segni della creazione artistica. Nella sua assoluta nudità il corpo umano in-cella la densità del verso poetico di Juan de la Cruz, la aggioga, la colpisce con il muscolo potente dell’umano in essere. Nella geometria rigorosa del movimento, la tensione ascetica della parola si dispone sul campo spaziale come una meccanica algebrica dell’inconoscibile: matematica di Dio, spiega il regista Francesco Pititto.
Le due performance concludono il primo nucleo di Habitat Pubblico 2015, progetto annuale che proseguirà, tra l’altro, con una colossale lavoro sull’Orlando Furioso.
Redazione di ArtInMovimento Magazine
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