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Le nozze di Figaro al Regio di Torino: proprio un bello spettacolo

Le nozze di Figaro al Regio di Torino: proprio un bello spettacolo

Un’inaugurazione colorata e spagnoleggiante della Stagione d’Opera e di Balletto 2024/2025 del Teatro Regio di Torino, intitolata La meglio gioventù, con Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, che ieri ha chiuso i battenti con grande apprezzamento di pubblico. In un allestimento, classico ed elegante, con le raffinate scene firmate da Daniel Bianco, i magnifici costumi di Renata Schussheim e le precise e calde luci

Un’inaugurazione colorata e spagnoleggiante della Stagione d’Opera e di Balletto 2024/2025 del Teatro Regio di Torino, intitolata La meglio gioventù, con Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, che ieri ha chiuso i battenti con grande apprezzamento di pubblico.

In un allestimento, classico ed elegante, con le raffinate scene firmate da Daniel Bianco, i magnifici costumi di Renata Schussheim e le precise e calde luci di Eduardo Bravo, riprese da Vladi Spigarolo, si è consumata la giornata di follia che caratterizza l’opera mozartiana. Emilio Sagi, cavalcando la pertinenza e la bellezza dell’operato della citate maestranze, ha impostato una regia che ha messo al centro un lavoro enorme sui singoli personaggi, evidenziandone lo spessore psicologico e la capacità di relazione di ognuno, con tocchi spagnoleggianti e vivaci, fra cui spicca la coreografia, ben impostata e ben armonizzata con la messinscena, di flamenco di Nuria Castejón. I personaggi si muovono con grande disinvoltura all’interno di un’ambientazione perfettamente in linea col gusto della seconda metà del Settecento, dove un ruolo importante viene reso dal tulle iniziale che separa, fa intravedere, rappresenta una visuale speciale e nasconde gli artisti in scena.

Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Regio (ben istruito da Ulisse Trabacchin), compagini entrambe che si sono ben distinte per qualità e precisione, il maestro Leonardo Sini, che ha saputo interpretare magistralmente tutte le dinamiche della partitura mozartiana, valorizzando i solisti, consentendo loro di potersi esprimere al meglio, in particolare nell’arie personali. Ha saputo dosare i volumi che forse nella prima parte del dramma giocoso sono apparsi imponenti. Molto valido il contributo di Carlo Caputo al fortepiano, vivace nel ritmo teatrale e comunicativo.

Un cast valido e brillante, belle voci e tutte perfettamente allineate alle proprie partiture.

Inizierei dalle soliste femminili e tra queste spiccano Martina Russomanno, nei panni di Susanna, e Josè Maria Lo Monaco che ha interpretato Cherubino. La prima, dotata di una vocalità cristallina, ha dato prova di un controllo vocale maturo, muovendosi con grazia e sicurezza per tutta la sua esecuzione, dando spessore anche ai centri. Della seconda è subito evidente una grande musicalità: ha tratteggiato superbamente il suo personaggio, pennellandolo con un timbro setoso, una vocalità calda e un fare da eterno adolescente, al contempo giocoso e ambigui, e distinguendosi per un superbo fraseggio e per dei delicati filati. Accanto a queste donne, Monica Conesa che ha ben interpretato il ruolo, tutt’altro che banale della Contessa, caratterizzandosi per eleganza e portamento, tanto scenici quanto vocali. Bisogna però evidenziare qualche leggera imprecisione di intonazione, nel secondo atto, anche se poi si è riscattata, raggiungendo, anche emotivamente, il pubblico.

Riteniamo però che i veri cavalli di razza dell’allestimento siano stati i due baritoni, molto diversi come differenti sono i ruoli con i quali si sono misurati. Energia allo stato puro, verve scenica da vendere, carisma disarmante: Giorgio Caoduro è un Figaro rampante, sempre proattivo, con guizzi di rapidità impressionanti. Riempie la scena, manifestandosi pienamente e imponendo, con grazia, il suo strumento ricco di armonici e facendo sfoggio del proprio talento. La sua vocalità, dalla lama argentea, è al servizio del suo personaggio, e si muove agilmente in tutta la partitura, affrontando serenamente gli affondi nel grave e le vette degli acuti. Notevole il fraseggio e brillanti i suoi recitativi. Ipnotizzano Non più andrai farfallone amoroso e Aprite un po’ quegli occhi, uomini incauti e sciocchi, aria finale eseguita nel proscenio, col tulle alle spalle e con le mezze luci accese in sala, proprio come la quarta parete si fosse infranta e stesse condividendo con ciascuno spettatore di genere maschile le sue riflessioni, dalle derive un tantino misogine. Vito Priante è un Conte elegante e al contempo seduttivo. Dal punto di vista attoriale, dosa intelligentemente l’espressività gestuale, proprio come si confà a un aristocratico, permettendosi così di mettere in risalto la sua piena vocalità, la solidità della sua emissione e la sua grande tecnica. Raggiunge il suo climax performativo e incanta il suo armonioso “Contessa, perdono!”.

In un’opera corale come questa l’apporto del resto del cast è fondamentale per la riuscita della recita. Infatti sempre ben armonizzate le pagine di insieme, soprattutto il sestetto Riconosci in questo amplesso. Inoltre sicuramente convincono Chiara Tirotta che tratteggia ironicamente Marcellina, pennellandola con grande personalità. La sua vocalità luminosa e la tecnica vocale notevole, su cui appoggia un’emissione solida, le rendono il ruolo assolutamente comodo. Strappa copiosi applausi con Il capro e la capretta, del quarto atto, spesso omessa, che esegue con grande precisione. Accanto a lei, non si può non citare la divertente Barbarina di Albina Tonkikh, dal piglio vivace, garbato e brioso, e dalla vocalità dal bello squillo. Segue Andrea Concetti che veste con scaltrezza scenica e con rotonda vocalità i panni di Don Bartolo.

Buona la prova degli altri due artisti del Regio Ensemble: Juan José Medina, che è un Basilio sarcastico che gioca bene le sue carte e i suoi mezzi; Janusz Nosek  che ben rende Antonio. Completano le esecuzioni regolari di Cristiano Olivieri (Don Curzio), Eugenia Braynova (Prima contadina) e Daniela Valdenassi (Seconda contadina).

Quindi una versione de Le nozze di Figaro con tutti i colori al proprio posto e un’inaugurazione a cinque stelle della Stagione d’Opera e di Balletto 2024/2025 del Regio di Torino

Annunziato Gentiluomo

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