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Le favole dell’abbandono: La mia bicicletta

Le favole dell’abbandono: La mia bicicletta

La mia bicicletta è una bicicletta speciale: la mia bicicletta ha un cuore. È di una generosità talmente sfacciata, la mia bicicletta, che a volte penso che avrebbe meritato di essere qualcos’altro, qualcosa di più vivo e forse di più vero. L’altro giorno, per dirne una, ha visto un bimbo seduto su un gradino e

La mia bicicletta è una bicicletta speciale: la mia bicicletta ha un cuore. È di una generosità talmente sfacciata, la mia bicicletta, che a volte penso che avrebbe meritato di essere qualcos’altro, qualcosa di più vivo e forse di più vero.
L’altro giorno, per dirne una, ha visto un bimbo seduto su un gradino e si è commossa a tal punto da regalargli la sella.
– Vedi come sta seduto? – mi ha detto. – Povero bimbo: si farà male!
– E tu, e io, come faremo senza sella? – le ho chiesto.
– Pedalerai in piedi – mi ha risposto e, tolta la sella, si è rimessa in movimento.
La catena l’ha regalata a un meccanico che doveva fare un non so che cosa. Era a tal punto disperato che la mia bicicletta s’è commossa.
– Ed ora, come le faremo girare queste ruote senza la catena? – le ho chiesto.
– Intanto usa i piedi – mi ha risposto – e poi, vedrai, ne troveremo un’altra.
Non l’abbiamo trovata. Abbiamo trovato invece un’anziana signora che era andata a sbattere contro un palo. Piangeva, quando le siamo passati accanto, ma non per un dolore fisico: era lo spirito che le faceva male.
– Alle cose brutte c’è sempre rimedio – le ha detto la mia bicicletta e la signora l’ha guardata e questo è bastato per farla smettere di piangere.
– Vede? Che le è successo?
– Mi s’è rotto il freno – ha risposto la donna. La mia bicicletta non ci ha pensato due volte: si è tirata via il freno e gliel’ha dato.
– Grazie… – ha risposto quella, con un sorriso – ma la mia bicicletta è inservibile comunque. Vedi? Ha la ruota storta! Non sono riuscita ad evitare il palo. Ed ora come la racconto questa storia a mio marito?
La mia bicicletta le ha regalato anche una ruota, quella davanti, e siamo andati via, con gran fatica.
– E noi, adesso, come faremo? – le ho chiesto. La sua risposta è stata:
– Come hai fatto fin’ora! Con una ruota e due gambe che spingono si può ancora andare da tante parti. E poi, visto che non abbiamo i freni, saremo più sicuri di non farci male.
Sorrideva e aveva ragione, forse, ma non siamo andati lontano. Ha lasciato l’altra ruota a un artista di strada perché le ha spiegato che doveva farci un non so quale opera d’arte.
– L’arte va aiutata: è l’espressione più autentica della bellezza dell’umanità e la custode della libertà – mi ha detto, per consolarmi, e s’è fermata.
La portavo a casa a spalle, cercando di figurarmi come l’avrei aggiustata, quando ha sentito i lamenti dei cuscini di un divano, lasciati vicino all’immondizia. Ha voluto a forza che ci fermassimo.
– Senti come sono soli! – mi ha detto. – Lasciami qui: gli farò compagnia. Non voglio che siano così tristi!
– Ed io? – le ho chiesto. – Io come farò senza di te? Come farò con la mia tristezza?
– Non valgo poi tanto, ormai, non sentirai la mia mancanza e poi… Guarda: i cuscini sono soli ma non sanno scrivere. Tu, invece, sì. Ho una soluzione per la tua tristezza: vai a casa e racconta in una favola quello che ci siamo detti. La tristezza ti passerà, ne sono certa.
Ho annuito, ho quasi sorriso, e l’ho adagiata lì, su quel poco di divano morbido che qualcuno aveva lasciato sul marciapiede. Si sono messi subito a parlare.
Una volta a casa ho seguito il suo consiglio e la favola l’avete appena letta. La mia bicicletta aveva ragione? Non lo so ma una cosa posso dirvi con certezza: la mia bicicletta è una bicicletta speciale. Oh sì: la mia bicicletta ha un cuore.

@GianniMicheli

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