Platone costruisce il dialogo del Simposio mettendo in bocca a sette personaggi altrettanti discorsi su Eros, quello del retore Fedro protagonista dell’omonimo dialogo anch’esso a tematica erotica (178a – 180 b), del sofista Pausania (180c – 185e), del medico Erissimaco (186a – 188e), del commediografo Aristofane (189a – 193d), del drammaturgo Agatone (195a – 197e)
Platone costruisce il dialogo del Simposio mettendo in bocca a sette personaggi altrettanti discorsi su Eros, quello del retore Fedro protagonista dell’omonimo dialogo anch’esso a tematica erotica (178a – 180 b), del sofista Pausania (180c – 185e), del medico Erissimaco (186a – 188e), del commediografo Aristofane (189a – 193d), del drammaturgo Agatone (195a – 197e) e del filosofo Socrate che, a sua volta, riporta l’insegnamento da lui ricevuto dalla sacerdotessa di Mantinea Diotima (202d – 212c). Un ultimo discorso è quello di Alcibiade, il pupillo di Pericle amato da Socrate, che sopraggiunge alla fine e interviene anche lui con un suo discorso. È nel quarto di questi discorsi encomiastici di Eros, quello del commediografo Aristofane, che leggiamo del mito dell’androgino ed è a quel passaggio del testo che si farà qui riferimento.
Gli studiosi moderni si sono affaticati – e continuano a dedicarsi a questo improbus labor – per stabilire e valutare i rapporti interni che intercorrono o intercorrerebbero tra questi discorsi avendo come punto di partenza e di arrivo interpretativo il fatto che è al discorso di Diotima che Platone affida la sua propria posizione filosofica sull’eros. Ciò inevitabilmente relativizza i contenuti degli altri logoi. Eppure a instradarci più proficuamente a una corretta lettura di questo rincorrersi e articolarsi di discorsi rimane quell’outsider della storiografia filosofica che fu Giorgio Colli (1917-1979) il quale, proprio polemizzando con i moderni studiosi di Platone e con i manuali scolastici, concepiti, a suo dire, per suscitare gli enormi sbadigli degli studenti, vedeva nell’articolazione del dialogo l’articolarsi di un coro a più voci su una realtà essenziale della società greca del tempo. A noi non interessa analizzare i vari discorsi del Simposio, stabilire una gerarchia, una dialettica concettuale, o altro; ci interessa sapere che è possibile – perché qui è avvenuto – l’incontro di uomini, che si trovino uniti non da una attività comune, ma da una qualità dell’anima: la grandezza forse? Qui il filosofo, il poeta, lo scienziato, il politico si capiscono, non hanno barriere tra loro, poiché la loro società è degli «eccellenti». E le cose che essi dicono non sono discorsi filosofici, perché anche questi sarebbero troppo ristretti per una tale società, né sviluppano con accanimento una ricerca professionale; tutt’al più sono prospettive diverse, secondo l’originalità dei vari individui, aperte su di un unico oggetto, o meglio, su di un’esperienza comune. L’eros è il connettivo, l’atmosfera di questo ambiente; la bellezza è l’oggetto. L’eccellenza, qui, è dunque bellezza” (Platone, Simposio a cura di G. Colli, Milano 1979, 7-8). Siamo coscienti che nessun accademico sarebbe disposto ad accettare di buon grado quelle indicazioni di Colli, eppure rimangono indicazioni per noi davvero instradanti verso la comprensione della realtà che sta dietro questo testo.
Francesco Contento
Testi di approfondimento:
ZOLLA E., Incontro con l’androgino. L’esperienza della completezza sessuale, Como 1995;
REALE G., Eros demone mediatore, Bompiani, Milano 1997;
CALAME C. (ed.), L’amore in Grecia, Roma-Bari 2006;
GALIMBERTI U., Le cose dell’amore, Milano 2004 (in particolare pp. 149-155)
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