Sabato 28 marzo, presso il Teatro Giulia di Barolo di Torino, la Compagnia Il gioco delle parti ha proposto L’anatra all’arancia, una commedia brillante in tre atti di William Douglas-Home e Marc-Gilbert Sauvajon. Ambientandola in un paesino del Piemonte, Montalto Scarampi, negli anni Novanta, è stata messa in scena la storia di Gilberto e Lisa Ferrari. I due
Sabato 28 marzo, presso il Teatro Giulia di Barolo di Torino, la Compagnia Il gioco delle parti ha proposto L’anatra all’arancia, una commedia brillante in tre atti di William Douglas-Home e Marc-Gilbert Sauvajon.
Ambientandola in un paesino del Piemonte, Montalto Scarampi, negli anni Novanta, è stata messa in scena la storia di Gilberto e Lisa Ferrari. I due protagonisti sono sposati da quindici anni, ma da qualche tempo lei ha un amante, il conte Serravalle Scrivia, con cui intende partire per Parigi al termine del week-end. Il marito, che casualmente ha scoperto tutto, anziché fare scenate di gelosia, propone, in vista del divorzio, di assumersi lui tutta la colpa dell’adulterio, facendosi sorprendere dalla cameriera Teresina a letto con la sua segretaria, la signorina Patrizia. Invita perciò la ragazza e il conte a trascorrere a casa sua il week end, in cui, tra colpi di scena e trovate esilaranti, si chiuderà il cerchio.
Nel complesso uno spettacolo piacevole, diretto con cura, reso in modo sagace, capace di strappare spesso il sorriso del pubblico, ma che soprattutto nel primo alto ha visto nel ritmo il suo limite più grosso. Lento a causa del procedere incerto di Enrico Repetto (Gilberto Ferrari), più volte esitante e impreciso nella resa del copione. Abbiamo, invece, molto apprezzato la compostezza e la determinazione scenica di Stefania Gilardo, che ha interpretato Lisa Ferrari, il personaggio più complesso della piéce. Il suo dissidio interiore, la sua indecisione, il suo continuo altalenare tra il nuovo, incerto (il conte), e il vecchio, al di là di tutto conosciuto e comunque apprezzato (il marito), sono ben resi dall’attrice torinese, sicuramente di grande esperienza artistica.
Gli altri personaggi sono tutti proposti con verve macchiettistica, aderenti per tutto lo spettacolo a un particolare tipo caratteriale. Francesco Maria Serravalle Scrivia, ben reso da Mauro Russo, è un nobil uomo di ottima cultura, controllato, paranoico, a tratti manipolativo, fermamente centrato sulla stabilità matrimoniale, nonostante i suoi tre fallimenti precedenti. Patrizia, detta Patty Pat, interpretata con leggerezza ed estrema naturalezza da Chiara Gilardo, rappresenta la donna ochetta, schiacciata nel suo ruolo – la segretaria – e vittima della sua veemenza e della sua bellezza esteriore: il modo di accavallare le gambe e di ondeggiare nei movimenti sono resi con leggiadria dalla giovane interprete. Completa il cast Teresina, interpretata con arguzia e spigliatezza comica da Francesca Furci. Il suo accento romano e la sua ironia da “ciocara” conquistano il pubblico, ma agli occhi più attenti arriva, forse ancor di più, la capacità dell’attrice di rendere molto bene il ruolo di trait d’union fra scena e retroscena, e incarnare la voce risolutiva da una parte, e il giudizio di una morale bigotta dall’altra.
Due ore ben investite…
Annunziato Gentiluomo
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