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La Rondine al Teatro Carlo Felice di Genova tra verismo e introspezione

La Rondine al Teatro Carlo Felice di Genova tra verismo e introspezione

Suggestiva la rappresentazione di La Rondine al Carlo Felice, messa in scena dal 21 al 25 marzo, una delle opere meno note di Giacomo Puccini, in cui l’autore toscano rivela una ricerca di stile personale e verista. Tratta da un testo commissionato da impresari viennesi nel 1913, l’opera andò in scena a Montecarlo nel marzo 1917, in

rondine2Suggestiva la rappresentazione di La Rondine al Carlo Felice, messa in scena dal 21 al 25 marzo, una delle opere meno note di Giacomo Puccini, in cui l’autore toscano rivela una ricerca di stile personale e verista. Tratta da un testo commissionato da impresari viennesi nel 1913, l’opera andò in scena a Montecarlo nel marzo 1917, in seguito a Bologna in giugno, poi a Vienna nel 1920 con alterne vicende. Il testo, il cui finale fu cambiato più volte, riflette i problemi e le inquietudini dell’autore nella maturità, tra cui un grave incidente ed il suicidio di una giovane domestica, causato dalla gelosia della moglie. Magda è la malinconica amante del banchiere Rambaldo: vive in un mondo scintillante e spensierato immerso nell’apparenza e nella spregiudicatezza, che si nascondono dietro comportamenti garbati ed eleganti. Il suo disagio è reso tangibile dalla regia, mentre si muove sulla scena, in abbigliamento poco appariscente e distinto dalla variopinta atmosfera circostante. Magda sogna l’amore ma è prigioniera di un mondo scintillante al quale non sa rinunciare: vittima di se stessa, sembra affidare il suo destino ad un improvvisato chiromante, che le predice un “volo” oltre il mare, in un paese di sogno, ma dall’esito incerto. rondine1Sopraggiunge un amore inaspettato per un uomo altrettanto stanco del suo presente e desideroso di cambiare vita. Magda lo raggiunge e vive con lui un sogno, una felicità breve ed effimera. Quando il sogno pare diventare realtà, con l’assenso al matrimonio che lui, da bravo figlio, ha chiesto alla madre, l’incanto si spezza dopo che lui legge all’amata la lettera consenziente della madre. Lei, la “rondine” che ha cercato il sole per uscire dall’inverno: ora sembra comprendere che quel mondo pulito di vita semplice e di onesti sentimenti che le si prospetta e cui tanta agognava non può essere il suo: si sente “contaminata”, intrappolata dal peso di un passato incancellabile e equivoco che ha reso la sua anima incapace di volare. Il pathos di questo momento narrativo è rinforzato dalla simbologia scenica, là dove, dietro alla siepe di fiori, gli amici nei loro abiti luccicanti, l’aspettano, mentre nel giardino un albero tenta di sbocciare, ma invano, perchè è nato morto. Proprio la simbologia costituisce in quest’opera e nel suo allestimento un elemento di primaria importanza. I protagonisti si muovono in un contesto affollato in mezzo a personaggi dai costumi coloratissimi, alcuni sessualmente ambigui, Intenso il momento in cui Magda e Ruggero si dichiarano reciprocamente e le comparse lentamente abbandonano gli indumenti di scena luccicanti e vistosi a testimoniare il passaggio ad una vita spenta e silente. Una trama essenziale, con un finale prevedibile. A una donna che moralmente ha rondine4sbagliato sono concesse due possibilità: la morte del corpo o la morte dell’anima. Attraverso quest’opera viene delineata e rappresentata una società in trasformazione. Tutti i personaggi indossano una maschera, parlano in un modo e pensano in un altro, il linguaggio non verbale è dominante, mentre quello verbale è innovativo, una recita cantata, dove la metrica dei versi viene spezzata nel dialogo quotidiano e ordinario. L’orchestra che accompagna il recitativo è leggera e raffinata, non invasiva, quasi da camera. Il valzer dominante richiama la tradizione viennese da operetta. Uno spettacolo piacevole, scorrevole, imprevedibile, a volte da interpretare nella sua complessità per tutto ciò che di allusivo continuamente evoca.. La regia di Giorgio Gallione utilizza parte delle stesse scene disegnate da Guido Fiorato per Traviata, che firma anche i nuovi costumi. Le luci sono curate da Luciano Novelli e le coreografie da Giovanni Di Cicco. Nel cast emerge come protagonista indiscussa Maria Teresa Leva, che si alterna nelle recite ad Elena Rossi, debuttante nel ruolo. La Leva colpisce per la naturalezza con cui domina il palco e rondine3sostiene la narrazione che, accompagnata dai movimenti di scena e dall’alternanza di appariscenti scenografie e costumi, contrasta e risalta nella sua semplicità, e che diventa a tratti quasi un monologo, sostenuto da un recitativo sicuro e ben scandito e una vocalità intensa e matura. Lisette è interpretata da Giuliana Gianfaldoni – Francesca Tassinari, Arturo Chacón-Cruz e Roberto Iuliano vestono i panni dell’amato Ruggero, Prunier è interpretato da Marius Brenciu – Alessandro Fantoni, Rambaldo Stefano Antonucci – Sergio Bologna, Périchaud Giuseppe De Luca, Gobin Didier Pieri, Crébillon Davide Mura, Yvette/Georgette Francesca Benitez, Bianca/Gabriella Marta Leung, Suzy/Lolette Marina Ogii, Un maggiordomo Roberto Conti – Loris Purpura, Un cantore Francesca Benitez, Mimi e danzatori Deos.

Odette Alloati

 

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