Venerdì 16 febbraio alle 20.30 è stata messa in scena al Teatro Municipale di Piacenza La Cenerentola di Gioachino Rossini, recita inserita nel programma della Stagione d’Opera 2017-18, opera con la quale si inaugura “Rossini 150”, il cartellone che la Fondazione Teatri di Piacenza dedica alle celebrazioni per il 150° anniversario della scomparsa del compositore
Venerdì 16 febbraio alle 20.30 è stata messa in scena al Teatro Municipale di Piacenza La Cenerentola di Gioachino Rossini, recita inserita nel programma della Stagione d’Opera 2017-18, opera con la quale si inaugura “Rossini 150”, il cartellone che la Fondazione Teatri di Piacenza dedica alle celebrazioni per il 150° anniversario della scomparsa del compositore pesarese. Si tratta dell’ultima delle grandi opere buffe del prestigioso musicista che la compose alla giovane età di 25 anni in occasione del Carnevale di Roma, autentico capolavoro che si ispira alla celebre favola di Perrault, che il librettista Jacopo Ferretti ha trasformato in un ritratto di personaggi di vita vissuta, che agiscono in una società che non distingue più marcatamente i buoni dai cattivi. La fiaba si trasforma per assumere un colore contemporaneo, dove i protagonisti vivono il contrasto fra i loro sogni e l’impossibilità di realizzarli, in un susseguirsi di imprevisti e contrattempi che rispecchiano il declino della società illuministica ed anche dell’opera buffa. L’autore sceglie di far prevalere la bontà che funge da contrappeso alla negatività dell’uomo. Al termine dell’opera di Rossini vivono felici e contenti non soltanto il principe e Angelina, ma anche Don Magnifico e le due sorellastre Rispetto alla fiaba di Perrault La Cenerentola di Rossini presenta un patrigno (Don Magnifico) al posto della matrigna, nessuna traccia della zucca e dei topini, ma in compenso è stato introdotto il saggio filosofo Alidoro, protagonista fondamentale della storia. Anche Dandini, il fedele servitore con cui ilo principe scambia la propria identità e l’abbigliamento per non essere riconosciuto, è un personaggio che non esisteva nell’originale di Perrault. Anche Angelina, il vero nome di Cenerentola, non perde la sua scarpetta ma fa dono all’amato di uno “smeriglio”, un braccialetto luccicante, poco prima di fuggire dal palazzo al termine del ballo. Cenerentola è la favola di un giorno, ma soprattutto un’opera di travestimenti in cui il servo Dandini si traveste da principe, il filosofo Alidoro da mendicante, Cenerentola da sguattera e poi da principessa, il principe Ramiro da servo, Don Magnifico e le due sorellastre da malvagi a finti generosi e gentili: la loro cattiveria contrasta fortemente con l’incontaminata bontà di Cenerentola, unico personaggio che alla fine uscirà dal proprio travestimento diventando la sposa del principe, una vera principessa liberata dal maniglio, simbolo della schiavitù. Lo spettacolo, in coproduzione con il Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Alighieri di Ravenna e Fondazione Teatri di Piacenza e con la collaborazione di Teatro Comunale “A. Rendano” di Cosenza, è un omaggio a Emanuele Luzzati che firma i costumi di scena che risalgono all’edizione 1978 rappresentata al Teatro Margherita di Genova, che testimoniano l’indiscussa qualità stilistica, la fantasia e la creatività di questo straordinario interprete del teatro contemporaneo. I costumi originali di Luzzati vengono messi in scena dopo un accurato restauro realizzato dalla Fondazione Cerratelli, che ha restituito ad ogni singolo capo sartoriale il suo originario splendore, restauro che ha coinvolto anche il Museo Luzzati di Genova diretto da Sergio Noberini. A dirigere l’ Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza (maestro del Coro Corrado Casati), è stata la giovane e talentuosa Erina Yashima, tra gli allievi selezionati nella prima edizione della Riccardo Muti Italian Opera Academy (2015) e attualmente assistente del Maestro alla Chicago Symphony Orchestra, dove ha ricevuto la borsa internazionale di apprendistato Sir Georg Solti in direzione d’orchestra. Nel cast si sono fatti apprezzare giovani affermati interpreti: Il giovane tenore Pietro Adaini, nonostante la tracheite che gli ha impedito una perfetta emissione vocale, ha mostrato ottime qualità e grande nelle vesti di Don Ramiro, affiancato dal complice Dandini, suo cameriere, interpretato dal baritono Paolo Bordogna, chiamato all’ultimo momento a sostituire l’indisposto Pablo Ruiz, e che è stato un’autentica sorpresa, padrone delle note e della scena, voce sicura e squillante, disinvolto e efficace. Convincente Matteo d’Apolito nel ruolo del filosofo Alidoro e meritevoli di nota il basso baritono Marco Filippo Romano con la sua bravura vocale su ogni tonalità, Giulia Perusi e Isabel De Paoli nei panni di Don Magnifico, Clorinda e Tisbe. Per concludere la figliastra Cenerentola, interpretata dal mezzosoprano Teresa Iervolino, incantevole con la sua voce bella, piena, armonica che riesce a mantenere una sicura cromatura su tutta la scala in una musicalità suadente e molto naturale. Aldo Tarabella ha curato la regia dello spettacolo; Enrico Musenich, ha firmato le scenografie originali dello spettacolo, costruite e dipinte dallo scenografo-costruttore Elio Sanzogni, cui dobbiamo lo stile luzzatiano nella realizzazione pittorica; la Sartoria Cerratelli, che ha dato nuova vita teatrale, con un delicatissimo e appassionato restauro, a quei costumi di Luzzati dello storico allestimento genovese; e ancora Mario Audello, che con le sue parrucche partecipò alla storica produzione del 1978. Questo nuovo allestimento de La Cenerentola rossiniana, che coinvolge – insieme a Tarabella – Musenich, Sanzogni, Cerratelli e Audello, vuol essere quindi un omaggio a Luzzati e al suo mondo di immagini, forme e colori, ma senza nostalgia; l’attuale messa in scena è viva e coinvolgente, cornice in uno spazio musicale e teatrale insolito, scintillante di colori, raffinato gioioso. Luzzati ha sempre dedicato grande attenzione alle opere di Rossini e nella Cenerentola batteva il suo cuore di eterno bambino, entusiasta di fronte al trionfo dei buoni sentimenti che ha voluto portare al mondo attraverso la sua raffinata arte. Il costume creato da Luzzati è parte dela scenografia, indissolubilmente legato con essa. L’opera è intrisa di tentativi falliti, di rivalsa sociale, di ricerca di amore povero, di colpevoli che non meritano il perdono. L’opera è permeata anche e soprattutto dei valori della bontà e della profonda umanità, valori che alla fine trionferanno sulla cattiveria e la malvagità. Musica e drammaturgia sono in continua tensione e si contendono il palco, in un’alternanza fra dramma e commedia, tra leggerezza e comicità.
Odette Alloati
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