Un diesel che nell’ultimo atto ha espresso bene tutto il pathos di una delle opere più amate del Grande repertorio. Questa è stata in sintesi Carmen di Bizet, andata in scena al Taormina Opera Festival il 15 luglio e l’1, il 7, il 10 e il 13 agosto. Immaginiamo un tripudio di ventagli e mantiglie, gonne fluttuanti in
Un diesel che nell’ultimo atto ha espresso bene tutto il pathos di una delle opere più amate del Grande repertorio. Questa è stata in sintesi Carmen di Bizet, andata in scena al Taormina Opera Festival il 15 luglio e l’1, il 7, il 10 e il 13 agosto.
Immaginiamo un tripudio di ventagli e mantiglie, gonne fluttuanti in una sensuale habanera, corride eccitanti, amori fatali, serenate notturne e seduzioni a tutte le ore. Siamo a Siviglia, città passionale ed esotica. Così Enrico Castiglione evoca la città andalusa, scenario di questo allestimento. Per questa nuova produzione di Carmen ha realizzato una impascenografia di migliaia di mattoni che, come le passioni e i sentimenti, mutano posizione di scena in scena: un gioco geometrico che rispecchia la mutevolezza dell’animo umano, rappresentato in primis da Carmen che s’innamora di Don José senza amarlo davvero, in una situazione conflittuale che la condurrà presto ad innamorarsi di un altro uomo e restare vittima della gelosia. Tale scenografia veniva esaltata dalla meravigliosa location che ne amplificava l’effetto evocativo. Pareva un teatro nel teatro.
Quella di Castiglione è stata una regia attenta, tradizionale e fedele al testo del compositore francese. A volte la scena pareva forse troppo piena, correndo il rischio di distrarre lo spettatore, anche se mai ci è parsa improvvisata.
Abbiamo apprezzato i costumi d’epoca firmati da Sonia Cammarata. Sono veri, intrisi di quella verità propria dei gitani, dei popolani, dei cavalieri e delle sigaraie, tali da rendere appieno quel dramma che sfocerà in tragedia.
Semplici ma funzionali e di effetto le coreografie curate da Sarah Lanza che riempiono con grazia la scena. Di notevole impatto emotivo il passo a due del secondo atto.
Buona la perfomance dell’Orchestra Sinfonica Taormina Opera Festival, ma poco viva e partecipata la direzione firmata da Maestro Myron Michailidis. Mancava quel brio e quell’energia che avrebbe stimolato un ensemble così ricco e preparato, composto da numerose prime parti dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina e dell’Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo, capace in potenza di conquistarci, rendendo al meglio la meravigliosa partitura di Bizet.
Discreto il Coro di voci bianche Progetto Suono, istruito da Agnese Carrubba mentre superba l’esecuzione del Coro Lirico Siciliano, guidato da Francesco Costa. Fin dall’ingresso ha espresso una determinazione e una forza che ci hanno notevolmente impressionato, e tale verve è proseguita fino alla fine. Nel primo atto il coro femminile pareva incedere con l’energia di un “treno”, puntuale in ogni attacco, riempitivo e perfettamente in linea con il testo musicale del compositore francese. Senza dubbio alcuno il Coro Lirico Siciliano è stato il protagonista indiscusso della serata, l’espressione più elegante, bella e interessante della recita di giovedì 13 agosto.
Per quanto riguarda il cast, nonostante abbiamo apprezzato tutti dal punto di vista scenico, bisogna dire che le voci non arrivavano bene. Il mezzosoprano Elena Maximova ha reso Carmen in modo composto e dignitoso, anche se non sempre in modo seducente e sensuale. Nell’ultimo atto ha espresso la sua interessante timbrica che invece non appare negli altri tre. Infatti la celeberrima L’amour est un oiseau rebelle non ci convince come avremmo sperato. Il suo francese è senza dubbio da curare.
Il tenore Giancarlo Monsalve ha ben interpretato i moti emotivi di Don José, anche se a volte è sembrato poco preciso nell’emissione vocale. Buona la vocalità di Michael Bachtadze anche se avremmo voluto un Escamillo più tonico, più toreador. Buona l’interpretazione di Daniella Carvalho che ha ben reso la giovane e inesperta Micaela, esprimendo le caratteristiche fondamentali del personaggio: gentilezza, genuinità, onestà e timidezza. Si difendono bene il mezzosoprano Irene Molinari (Mercedes), il soprano Madina Kabeli (Frasquita), i tenori Federico Cavarzan (Dancairo) e Giuseppe Distefano (Remendabo). In particolare la Molinari e la Kabeli si caratterizzano per belle vocalità, e Cavarzan e Distefano per una notevole musicalità. Di grande effetto, infatti, il quadretto a cinque con la Maximova, ben orchestrato e ben eseguito.
Ed è questa la nostra visione della prima delle opere che formano il progetto La trilogia di Siviglia curato dal famoso regista Enrico Castiglione, direttore artistico del Taormina Opera Festival. Insieme a Il barbiere di Siviglia di Rossini e al Don Giovanni di Mozart è riuscito a offrire una programmazione intrecciata, capace di consentire a residenti e turisti di prenotare pacchetti articolati e completi, e godere di tre delle più importanti e belle opere del Grande repertorio lirico. Formula ben riuscita dato il considerevole successo di pubblico.
Annunziato Gentiluomo
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