Per approfondire un allestimento che abbiamo molto apprezzato da tutti i punti di vista mercoledì scorso a Cremona, riportiamo le riflessioni del direttore d’Orchestra Giampaolo Bisanti che rendono la sua idea di La bohème per la regia di Leo Muscato, ricordandovi che le terza e ultima recita sarà domenica 11 ottobre alle ore 15.30 sempre al Teatro Ponchielli.
Per approfondire un allestimento che abbiamo molto apprezzato da tutti i punti di vista mercoledì scorso a Cremona, riportiamo le riflessioni del direttore d’Orchestra Giampaolo Bisanti che rendono la sua idea di La bohème per la regia di Leo Muscato, ricordandovi che le terza e ultima recita sarà domenica 11 ottobre alle ore 15.30 sempre al Teatro Ponchielli.
Nella Bohème i motivi musicali sono collegati a un significato simbolico e descrittivo, fanno riferimento a un personaggio, una situazione, un oggetto, e a un sentimento. Sono presenti molte ripetizioni e sviluppi tematici che danno un senso di continuità a tutta l’opera e sono più o meno spesso invariati e quindi facili da riconoscere.
Il primo “Leitmotiv” con cui si apre l’opera è quello della vita di “bohème” in generale, tratto dal Capriccio sinfonico e caratterizzato dal suono grave di fagotti, celli e contrabbassi (si basa sulla ripetizione di poche cellule motiviche).
Il tema di arrivo del filosofo Colline non si stacca molto dal tessuto musicale della scena, invece l’ingresso di Schaunard con le provviste è segnato da un motivo vivace, che cambia l’inquadratura della scena. Mentre Schaunard racconta la sua avventura con il pappagallo, il suo ritmo danzante si sovrappone al piano musicale del gruppo di amici che non lo ascoltano.
Con l’entrata di Mimì, la scena si modifica con elementi musicali che anticipano i “Leitmotiv” della protagonista, in un’atmosfera ambigua dal punto di vista tonale. Questo tema è “introdotto dal clarinetto e passato nell’ottava superiore degli archi in lento “crescendo” che alterna enigmaticamente intervalli diatonici e cromatici”.
Il dialogo fra Rodolfo e Mimì inizia su un quieto stile, ma quando Mimì si accorge di aver perso la chiave la scena si rianima con l’idea musicale “Oh! Sventata!” su cui è costruito il duetto della ricerca della chiave, che esprime il nascere di una passione.
Quasi all’improvviso nasce la celebre aria di Rodolfo “Che gelida manina” e l’arpa riprende il tema intonato dal tenore. Nelle battute in stile recitativo (“In povertà mia lieta scialo da gran signore”), dall’orchestra ricompare variato il tema principale (“Nei cieli bigi”). Un nuovo tema ricorrente è lanciato con le parole “Talor dal mio forziere”, che diventerà il motivo d’amore tra i due amanti. L’aria di Mimì è introdotta dal suo “Leitmotiv” che riflette la sua debolezza fisica: è caratterizzato da una armonizzazione inusuale, con varie specie di settime seguite da una consonanza su un accordo di “la maggiore”. Poi si sviluppa una serie di frasi musicali che torneranno nel corso dell’opera: la melodia “Germoglia in un vaso una rosa” che risponde all’analoga “Mi piaccion quelle cose”. Il richiamo degli amici dalla strada è introdotto dal tema della “bohème”. Nel duetto finale guidato dal tenore, c’è una ripresa rinforzata dell’aria di Rodolfo “Talor dal mio forziere” (motivo d’amore).
Il secondo quadro inizia con il tema del Quartiere Latino, già sentito nel primo quadro, e continua con un’animazione corale che mescola insieme questo tema e motivetti cantati dai protagonisti.
In questa atmosfera irrompe l’ultima delle figure disegnate da Puccini, Musetta, con un motivo tanto orecchiabile quanto “leggero” e smaliziato, proprio adatto a tratteggiare il carattere volubile e civettuolo della ragazza in questo atto.
Nell’atmosfera silenziosa e delicata del terzo quadro (“motivo staccato a quinte vuote di flauti e arpa su un pedale basso dei violoncelli”), dall’interno dell’Osteria si sente il motivo d’apertura cantato dal coro e la voce di Musetta che intona il suo motivo del Quartiere Latino. L’entrata di Mimì è annunciata dal suo tema che ricorda il suo ingresso in soffitta.
Marcello compare in scena con il tema della “bohème”, la stessa musica iniziale del primo quadro.
Nel duetto seguente Mimì, nel descrivere la gelosia di Rodolfo, intona un frammento tematico del valzer di Musetta. Quando Marcello apre la porta e osserva Rodolfo nell’interno dell’Osteria, l’orchestra risuona il motivo di Rodolfo (la stessa musica di “Aguzza l’ingegno”). Mentre Mimì aspetta, l’orchestra ripropone dei frammenti dell’aria “Nei cieli bigi”, in particolare “Talor dal mio forziere” e poi “In povertà mia lieta / scialo da gran signore”. La comparsa di Rodolfo è accompagnata anche per lui dal tema della “bohème”, e poi dal suo tema principale (“Nei cieli bigi”). Quando Rodolfo confida di voler lasciare Mimì si presenta un nuovo motivo su “Già un’altra volta”.
Nel quarto quadro, i temi musicali sono basati su una variazione o una trasformazione dei temi principali dei quadri precedenti. Il quadro si apre con il tema della “bohème”, con la stessa strumentazione del primo quadro ma abbreviato. Mentre Rodolfo e Marcello parlano di Musetta e Mimì, l’orchestra risuona le melodie delle due donne e riprende il tema della “bohème”. Quando si rimettono a lavorare risuona la stessa melodia della stessa scena di quando Rodolfo si era rimesso a scrivere per la rivista (prima di dire “Non sono in vena” nel primo quadro).
Abbandonano il lavoro e subito l’orchestra risuona il motivo d’amore “Fremon già nell’anima” eseguito “con due accordi minori al posto degli accordi maggiori di tonica e di dominante”: su questo tono minore si lasciano andare al rimpianto del passato in un duetto tenore-baritono (“O Mimì, tu più non torni”) preparato dal motivo d’amore con gli accordi alterati. Al termine del duetto, entra Schaunard accompagnato da Colline, con il suo motivo (“di mia presenza bella” del primo quadro), mentre dopo la scena dell’aringa si sente il motivo di Colline. Nel momento in cui Mimì entra nella soffitta, il tema di Mimì ritorna in un’altra forma, è riarmonizzato: risponde alla funzione drammaturgica di mostrare il decadimento fisico della protagonista.
Quando Mimì è adagiata sul letto risuona il motivo che accompagnava le parole “Mi piaccion quelle cose” del primo quadro. Il tema di Musetta appare quando Mimì garantisce a Marcello che Musetta è “assai buona”, e ritorna quando Musetta decide di aiutare Mimì andando a compragli un manicotto. Quando Mimì si rialza dal letto risuona il tema del duetto d’amore e Rodolfo l’abbraccia, ma l’armonia si chiude in direzione della tonica ed esprime così la brevità del loro amore.
Successivamente al “Sono andati? Fingevo di dormire” (in una melodia discendente nel tono di “do minore”), Mimì ripete la musica e le parole “Mi chiamano Mimì”, e Rodolfo partecipa al ricordo del loro incontro con un altro pezzo dell’aria di Mimì con la frase: “Tornò al nido la rondine e cinguetta”. Quando Rodolfo estrae la cuffietta rosa, Mimì canta i motivi della scena della chiave per ricordare l’inizio del loro incontro d’amore, poi, prima di sfinire intona “Che gelida manina” per ricordare le parole di Rodolfo.
Il clima di morte viene rafforzato con il richiamo musicale della vecchia zimarra di Colline, per simboleggiare il distacco. Dopo la morte di Mimì ritorna la melodia “Sono andati” ripresa dall’orchestra e suonata a tutta forza, come compianto funebre. L’orchestra chiude con le note finali dell’aria di Colline (“addio! Addio!”).
Un finale da brivido che coinvolge, emoziona e immerge nell’ineluttabilità della morte.
Redazione di ArtInMovimento Magazine
[Foto di Umberto Favretto]
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