Abbiamo goduto di una versione de La bohème tradizionale, profondamente aderente al testo pucciniano e molto curata, in particolare nell’ambientazione. Pareva vedere le strade parigine, percepire gli odori della capitale francese e la sua vivacità culturale. Il regista Ettore Scola (Nota di regia di Ettore Scola) ha molto ben interpretato gli occhi attenti di Puccini restituendo
Abbiamo goduto di una versione de La bohème tradizionale, profondamente aderente al testo pucciniano e molto curata, in particolare nell’ambientazione. Pareva vedere le strade parigine, percepire gli odori della capitale francese e la sua vivacità culturale. Il regista Ettore Scola (Nota di regia di Ettore Scola) ha molto ben interpretato gli occhi attenti di Puccini restituendo al pubblico un’istantanea della realtà parigina bohèmiene veramente attendibile, aiutata dai meravigliosi costumi firmati da Cristina Da Rold. Le piacevoli scenografie ideate dall’architetto Luciano Ricceri (storico collaboratore di Scola) sono collocate su una struttura rotante circolare dove si alternano le diverse location, sfondo di quadri della piéce.
Molto curata la gestione degli spazi in particolare nel terzo atto quando, all’apertura, Marcello e Rodolfo condividono le loro pene d’amore su due livelli, riprendendo circolarmente l’incipit dell’opera stessa, e offrendo un elemento di continuità scenica importante. Succede a questa condivisione riflessiva, molto ben realizzata, la brillante scena alla presenza di Schaunard e Colline molto burlesca, vivace, fresca e dinamica, con una lotta di cuscini, antecedente al dramma che da lì a poco si sarebbe consumato. La bellezza del finale, però, non ha goduto del sostegno di una direzione sì attenta, ma che è apparsa contenuta e poco partecipata. Nonostante la convincente messa in scena e la buona interpretazione dei cantanti alla fine di ogni atto pareva che mancasse qualcosa. Solo alla fine è stato chiaro. In questa produzione abbiamo percepito uno scollamento tra la direzione musicale e il pathos attoriale, che ha un po’ penalizzato quella che poteva essere un grande versione de La bohéme.
Buone le performance del Coro del Teatro Carlo Felice, istruito da Giuseppe Acquaviva, e del Coro di Voci bianche, guidato da Gino Tanasini, che hanno saputo ben sostenere i solisti e riempire con leggiadria gli spazi scenici.
Notevole il cast nel complesso. Fiorenza Cedolins, dalla voce scura, estesa ed espressiva, è stata una Mimì intensa, tecnicamente ineccepibile. Ha espresso un grandissimo pathos fin dall’inizio, forse troppo per il primo quadro nel quale avremmo desiderato una maggiore compostezza privandoci dell’evoluzione del ruolo. Indubbiamente quella carica emotiva è stata perfetta e pertinente negli ultimi atti dove il soprano ha reso magnificamente il complesso personaggio pucciniano. L’interpretazione di Desirée Rancatore, che ha debuttato in questa produzione nel ruolo di Musetta, è stata vivace e attenta. La sua grande precisione e i suoi magnifici virtuosismi le hanno permesso di affrontare le diverse facce del secondo personaggio femminile in modo ineccepibile. Leonardo Caimi, vocalità rotonda e piena, ha interpretato il ruolo di Rodolfo in modo appassionato e attento, convincendo e raggiungendo emotivamente tutti i presenti. Una buona vocalità e una bella verve scenica hanno caratterizzato Fabio Maria Capitanucci nei panni di Marcello. Molto interessante Artur Kaipkulov nei panni di Colline che ha strappato un copioso applauso nella celeberrima aria Vecchia zimarra, senti dove si è offerto con estrema generosità. Buona la performance vocale e scenica di Federico Longhi (Schaunard) e soddisfacente l’interpretazione di Matteo Peirone nei ruoli di Benoit e Alcindoro.
Sicuramente uno spettacolo da vedere! E la possibilità vi è ancora. Infatti La bohème del Teatro Carlo Felice prevede ancora tre recite: la prima stasera, 29 dicembre, alle ore 2030, e le altre due il 2 e il 3 gennaio alle 15.30.
Annunziato Gentiluomo
[Foto di Marcello Orselli]
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *