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Jane Birkin: è polemica con Hermès per la Birkin Crocodile

Jane Birkin: è polemica con Hermès per la Birkin Crocodile

Pochi accessori di moda possono veramente permettersi, con il solo nome, di evocare uno status symbol. Uno fra questi è indubbiamente la Birkin di Hermès, la borsa che insieme alla più strutturata Kelly – ispirata a Grace di Monaco – è diventata nella cultura popolare simbolo di lusso e potere. Come tutte le icone, la

img-jane-birkin_124002949396Pochi accessori di moda possono veramente permettersi, con il solo nome, di evocare uno status symbol. Uno fra questi è indubbiamente la Birkin di Hermès, la borsa che insieme alla più strutturata Kelly – ispirata a Grace di Monaco – è diventata nella cultura popolare simbolo di lusso e potere.
Come tutte le icone, la nascita della Birkin si perde un po’ nella leggenda. L’unica certezza, fino ad oggi, è stata quella del nome di battesimo. Fino ad oggi, appunto, perché Jane Birkin, attrice e cantante britannica naturalizzata francese, ha chiesto ad Hermès di togliere il suo nome dalla Birkin Crocodile, in quanto venuta a conoscenza delle pratiche crudeli inflitte ai coccodrilli durante la loro uccisone per la produzione della borsa.
Una questione piuttosto delicata, per il giro d’affari che ruota intorno a uno degli accessori più Birkin-main_2981359acari al mondo, per l’immagine della maison Hermès – comunque sempre sotto torchio dalle associazioni animaliste – e soprattutto per il video e le fotografie riportate dalla PETA sul caso: immagini infinitamente cruente, un pugno allo stomaco.
Il paradosso chiaramente c’è, ed è quello di percepire in maniera differente la morte di un animale a seconda della razza o di come questo viene ucciso. Si innalzano simboli, le case di moda sposano la causa – indubbiamente pregevole – del fur-free, ma alle sfilate senza pelliccia si calzano scarpe di pelletteria. Creare la Birkin Crocodile è più crudele del creare la Birkin Togo? Vi è realmente differenza tra la vita di un coccodrillo, di un vitello o di uno struzzo? E quanto siamo ancora lontani da una moda realmente cruelty-free?

Mirko Ghiani
[Immagini da myluxury.it, fashion.telegraph.co.uk e vogue.it]

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