Ira Regia di Mauro Russo Rouge con Silvia Cuccu, Samuele Maritan e Matteo Valier Italia, 2018 Distribuzione: Mescalito Film dal 5 novembre 2019 Sound design: Paolo Armao Fotografia: Mauro Russo Rouge Musiche: Aram Jean Shahbazians Costumi: Serena Debianchi Produttore esecutivo: Annunziato Gentiluomo Produzione: ACSD ArtInMovimento e AC SystemOut Nel terzo lungometraggio di Mauro Russo Rouge, la macchina da presa,
Ira
Regia di Mauro Russo Rouge
con Silvia Cuccu, Samuele Maritan e Matteo Valier
Italia, 2018
Distribuzione: Mescalito Film
dal 5 novembre 2019
Sound design: Paolo Armao
Fotografia: Mauro Russo Rouge
Musiche: Aram Jean Shahbazians
Costumi: Serena Debianchi
Produttore esecutivo: Annunziato Gentiluomo
Produzione: ACSD ArtInMovimento e AC SystemOut
Nel terzo lungometraggio di Mauro Russo Rouge, la macchina da presa, sempre in movimento, segue l’erranza dei suoi personaggi in territori desolati e marginali di una Torino cupa e brumosa. Filmati per piccoli dettagli, parzialmente o ai lati dell’inquadratura, dietro griglie, sbarre, cancelli, o ancora in cunicoli, corridoi, sotterranei o luoghi poco illuminati, i protagonisti, spesso silhouettes nascoste dietro a cappelli, sciarpe, cappucci, etc, sembrano urlare la loro impossibilità di esistere pienamente. I rari e scarni dialoghi lasciano spazio al linguaggio visivo, dove nelle luci sfuocate della notte sagome indefinite cercano il loro divenire. I travelling resi dal movimento dell’auto lasciano percepire un mondo vuoto ostile, desolato e desolante, dove ognuno è condannato a lottare per se stesso. Le immagini eteree e ipnotiche, ben riflettono gli stati d’animo dei protagonisti.
L’incontro tra due emarginazioni, un lavoratore del mercato (Samuele Maritan) e una prostituta (Silvia Cuccu), sembra concedere un po’ di umanità che sfocia poi nella sequenza più luminosa del film, un giorno sulla riva del fiume. Si intravede una possibile via d’uscita nell’unione tra esseri umani, ma la scena è presto interrotta.
La narrazione frammentata, accompagnata da una punteggiatura a volte fatta di inquadrature nere, qualche ellissi ma anche la messa in scena di tempi deboli del quotidiano, e pochi dialoghi guida gli spettatori in un viaggio a indovinare i sentimenti più intimi dei due protagonisti, che sembrano obbligati a esorcizzare la loro impotenza con la vendetta, con la violenza. Anche se poco esplicitato dal racconto filmico, si intuiscono le responsabilità della società contemporanea, nella quali alcuni giovani oggi faticano a trovare il proprio posto.
Daniela Ricci
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