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Intensità e raffinatezza per Madama Butterfly ad Armonie d’Arte Festival

Intensità e raffinatezza per Madama Butterfly ad Armonie d’Arte Festival

Un significativo omaggio al grande Puccini durante il centenario dalla morte del grande genio ad Armonie d’Arte Festival in una magnifica e storica location, qual è Parco Scolacium di Borgia (CZ) per la direzione artistica di Chiara Giordano che ha co-firmato la regia con Alessio Rizzitello. L’allestimento di Madama Butterfly di ieri, 10 agosto, ha brillato per originalità,

Un significativo omaggio al grande Puccini durante il centenario dalla morte del grande genio ad Armonie d’Arte Festival in una magnifica e storica location, qual è Parco Scolacium di Borgia (CZ) per la direzione artistica di Chiara Giordano che ha co-firmato la regia con Alessio Rizzitello.

L’allestimento di Madama Butterfly di ieri, 10 agosto, ha brillato per originalità, multimedialità e per aver osato in sperimentazione. Ci si è mossi su tre livelli che espandevano il tema dell’abbandono (e non quello del femminicidio in quanto il sacrificio di Cio Cio-San è un segno volontario, di matrice tradizionale): il primo atto è stato ambientato nel lontano Giappone di Puccini, meta dei tanti esterofili del tempo, attratti dal gusto esotico; il secondo in un luogo senza tempo, definito dal ricorso al bianco che per qualche cultura indica la purezza, l’asetticità, e per altre, come la Cina, è legato alla morte, quasi a presagire l’epilogo della narrazione; e il terzo con abiti contemporanei per indurre una certa immedesimazione dei presenti.

Dal secondo quadro, molto spazio è stato dato a performer e danzatori di Create Danza, istruiti con intelligenza da Filippo Stabile, impegnato anche come light designer e aiuto-regista. Le coreografie di mimi e danza si sono ben amalgamate con quanto avveniva in scena, dando a volte la sensazione di trovarsi di fronte a un coro greco che usava il corpo invece della voce, in altre pareva seguire la scena con un fare delicatamente voyeuristico e a tratti solidaristico. Il dinamico ensemble diventava, con le luci e le creazioni luminose, parte integrante della scena arricchendo un palcoscenico volutamente ridoto all’osso, essenziale. Abbiamo trovato il passo a due, sulle note dell’overture del terzo atto, tecnicamente valido e ben interpretato da Francesco Rodilosso e Carola Puglisi: avremmo voluto si osasse tematicamente di più, ricorrendo a una verve più teatrale e immediata, e rappresentando non solo l’abbandono, ma addirittura il suicidio o comunque la disperazione della donna abbandonata che deve scegliere come proseguire la propria esistenza, avendo sentore che le proprie speranze, ad una ad una, stiano venendo meno o almeno vacillando.

Forse avremmo voluto un maggiore movimento scenico dei cantanti, qualche variazione sul tema, ma comprendiamo la necessità di essere supportati dai panoramici e la difficoltà di confrontarsi con un palcoscenico non di grandi dimensioni.

Nel complesso buoni i costumi firmati da Nicola Galea

Uno dei veri protagonisti della serata è stato il M. Leonardo Quadrini, che ha magistralmente diretto l’Orchestra internazionale della Campania come un nocchiero validissimo, capace di affrontare ogni peripezia e tempesta. Ha letto con cura ogni pagina della partitura pucciniana, restituendole i colori dovuti e accarezzandola con decisione. Ha valorizzato i suoi orchestrali, con un equilibrio di suono impeccabile, e ha saputo perfettamente collegare la buca ai solisti, sostenendo questi ultimi in modo pregevole. Buona anche la prova del Coro lirico Cileaistruito dal M. Claudio Bagnato, di cui abbiamo apprezzato anche il delicatissimo bocca-chiusa del secondo atto.

Rimarcando che il senso dell’opera all’aperto è più sociale che artistico in senso stretto, a causa delle difficoltà acustiche evidenti e il ricorso all’amplificazione, ci sentiamo di dover fare un sincero plauso a tutti i solisti sul palco in quanto non c’è stato nessuno che ha turbato negativamente il nostro ascolto.

Chiaramente i due protagonisti dell’opera sono stati capaci di farci sognare, rappresentando delle magnifiche stelle brillanti nella magica notte di San Lorenzo. Di fatti, il soprano Maria Teresa Leva ha interpretato con padronanza e ricchezza espressiva il personaggio di Cio Cio-San confermandosi una delle migliori Butterfly italiane attuali. Conosciamo i suoi filati, l’ampiezza della sua voce, il suo valido fraseggio, la raffinatezza del suo cantare, figlio di un talento naturale e della più pura scuola di canto italiana. Ha portato tutto questo nella sua esecuzione di ieri che ha toccato dei climax di grande intensità emotiva e tra questi l’aria celeberrima Un bel dì, vedremo del secondo atto.

È d’uopo affermare che è stata affiancata da un vero cavallo di razza dalla voce ampia e luminosa e dalla personalità scenica imponente (forse più idonea a personaggi più veristi) che ha saputo ben vestire i panni dell’ufficiale di Marina degli Stati Uniti Franklin Benjamin Pinkerton. Mi riferisco chiaramente al tenore italo-belga Mickael Spadaccini che ha duettato con eleganza con la Leva e ha tratteggiato con squillo potente, buon fraseggio e precisione ogni suo intervento, eseguendo molto ben Dovunque al mondo del I atto e facendoci sognare nel finale, quando disperato e pentito, chiama il nome di Butterfly ormai esanime.

Molto valida l’interpretazione di Michela Rago che ha ben reso la complessità del ruolo di Suzuki, servente di Cio Cio-San, sua confidente, donna di fiducia che ha coscienza, più della sua padrone, di quanto si stava dipanando. Dotata di una voce dai magnifici armonici, di solida tecnica, e convincente scenicamente ha dato un grande contributo alla riuscita della serata.

Anche il baritono Carmelo Corrado Caruso ha reso in modo garbato e pulito Sharpless, console degli Stati Uniti a Nagasaki): la sua voce profonda, piena e rotonda e la sua naturale espressività gli permettono di risolvere con fluidità il suo ruolo. Buona anche l’esecuzione del tenore Silvano Paolillo (Goro, nakodo), anche se forse abbiamo trovato la sua presenza di ieri sera a tratti altalenante.

Regolari e ben amalgamati gli interventi degli altri comprimari che qui desideriamo ricordare: Giordano Farina (Lo zio Bonzo), Nardicchio Angelo (Il Principe Yamadori), Maura Minicozzi (Kate Pinkerton), Enzo Crucitti (Lo zio Yakusidé), Giuseppe Montanaro (Il commissario imperiale), Vincenzo Crucitti (L’ufficiale del registro), Milena Calarco (La zia), Eleonora Minutoli (La cugina), Sara Palana (La madre) e Giuseppe Procopio (Dolore – bambino).

Sicuramente dunque una bella serata, molto apprezzata dal pubblico presente. Una serata dove la magia dell’opera ha fatto capolino, imponendosi come solo lei sa fare e in cui la presenza di Maria Teresa Leva e di Mickael Spadaccini si sono tramuti in fari che ci hanno fatto vivere emozioni veramente speciali. Un plauso infine a Chiara Giordano perché con forza continua a proporre l’opera nel suo festival.

Desidero concludere ricordando la bellezza dell’opera e quanto sia necessario valorizzare questo patrimonio nostrano e dell’Umanità: che assistervi sia per molti, come per noi, occasione di condivisione con le persone a noi più care…

Annunziato Gentiluomo

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