La necessità di formare cittadini sempre più preparati a confrontarsi in lingue diverse, pone l’Italia in un contesto a scartamento ridotto. Se già il 50% dei cittadini europei dichiara di utilizzare solo occasionalmente una seconda lingua, in Italia impera un raro monolinguismo nel quadro dell’Unione Europea. Su questo argomento si è espresso anche il Ministro
La necessità di formare cittadini sempre più preparati a confrontarsi in lingue diverse, pone l’Italia in un contesto a scartamento ridotto. Se già il 50% dei cittadini europei dichiara di utilizzare solo occasionalmente una seconda lingua, in Italia impera un raro monolinguismo nel quadro dell’Unione Europea.
Su questo argomento si è espresso anche il Ministro Giannini che, in alcuni interventi mediatici degli ultimi giorni, ha posto l’accento non solo sullo stato dell’arte dell’insegnamento delle lingue, ma anche sui metodi di insegnamento. Durante la conferenza sul multilinguismo a Firenze, infatti, il Ministro ha posto l’attenzione sulla differenza fra ore curricolari di Inglese, presenti già da anni nella scuola primaria, e l’inserimento della metodologia CLIL che prevede l’insegnamento in lingua di discipline non linguistiche, introdotto in fase sperimentale già dalla prima elementare.
Il passo in avanti in termini di progetto sembra essere stato fatto, ma rimane la difficoltà della formazione dei docenti: gli insegnanti con preparazione specifica sono in numero non adeguato quindi, per l’anno scolastico in corso, è stato considerato sufficiente un livello di preparazione inferiore, nell’attesa del completamento dei corsi abilitanti.
Insomma, un progetto opportuno, carico di buone intenzioni, che si scontra con mezzi non ancora adeguati e che parte in anticipo rispetto alle forze in essere.
Elena Miglietti
[Fonte delle immagini: icsangiovanni.ts.it e onestopenglish.com]
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